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Il Raddoppiamento Sintattico (O Fonosintattico)
Il Raddoppiamento Sintattico (O Fonosintattico)
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RADDOPPIAMENTO SINTATTICO
Il raddoppiamento (o rafforzamento) sintattico o fonosintattico si verifica quando la consonante iniziale di
una parola, in particolari condizioni, raddoppia nella pronuncia e – nel caso delle univerbazioni – anche
nella grafia.
Nella pronuncia, il raddoppiamento sintattico si può avere:
Quando tra due o più elementi c’è univerbazione, il raddoppiamento sintattico è registrato anche dalla grafia
sopra + tutto soprattutto
così + detto cosiddetto
né + pure neppure
da + prima dapprima
o + dio oddìo.
USI
Il raddoppiamento sintattico è un fenomeno proprio del toscano e dell’italiano centromeridionale.
In particolare, il toscano presenta alcune forme specifiche di raddoppiamento sintattico, ad esempio
dopo dove, come (anche quando è avverbio interrogativo) e da
Dove vvai?
Come vva?
Da ccasa
A eccezione delle forme ormai consolidate nella grafia, nell’italiano settentrionale le consonanti vengono
pronunciate mantenendo per lo più la pronuncia con una sola consonante.
STORIA
C’è una precisa motivazione storica per la quale avviene il raddoppiamento sintattico. Nel passaggio all’ita-
liano, molte parole hanno perso la consonante finale: ad esempio, ad è diventato a, tres è diventato tre, iam è
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ITALIANO “PIÙ”, WS 2017-18, Do. 17h30
diventato già. In realtà, questa perdita è soltanto grafica, perché la consonante finale non è scomparsa ma si
è unita alla prima consonante della parola successiva rafforzandola: a ccasa, tre ggatti, già ffatto
Successivamente, il raddoppiamento sintattico si è esteso anche a parole che etimologicamente non avevano
una consonante finale, come tu e chi, che derivano dal latino tu e qui: tu pparli, chi ssei?
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[ Da: Centro Studi Italiani, http://www.locuta.com/raddoppia.html ]
Raddoppiamento sintattico
In italiano standard, molte parole provocano il raddoppiamento del suono consonantico iniziale della parola
seguente. Questo fenomeno è chiamato raddoppiamento sintattico.
Provocano tale raddoppiamento: - tutti i monosillabi accentati che contengono una sola vocale - tutti i
polisillabi accentati sulla vocale finale - molti bisillabi
I dizionari italiani (ad es., lo Zingarelli edito dalla Zanichelli) riportano la trascrizione fonetica di tali parole
seguita da un asterisco (*). Per esempio, la trascrizione fonetica della preposizione "a" è /a*/. Ciò significa
che "a presto" si pronuncia esattamente come "appresto" [apprestare].
Viceversa, "re Carlo" e "recarlo" [recare] sono pronunciati diversamente, perché la parola "re" (/re*/) provoca
il raddoppiamento sintattico. "Re Carlo" si pronuncia /rek'karlo/.
I monosillabi deboli, come gli articoli (il, lo, la), i pronomi personali non accentati, le particelle ci, ne,
ecc., non provocano il raddoppiamento sintattico.
In italiano, il raddoppiamento sintattico non è indicato nella lingua scritta, ad eccezione delle parole che com-
binandosi ne hanno formata una nuova: E + COME = ECCOME, FRA + TANTO = FRATTANTO, CHI +
SA = CHISSÀ.
Il raddoppiamento sintattico si verifica normalmente nella pronuncia standard dei parlanti provenienti dall'I-
talia centrale e meridionale. Tipicamente le inflessioni settentrionali tendono a ignorare le consonanti doppie
in genere e pertanto il raddoppiamento sintattico è meno evidente. Esistono inoltre innumerevoli variazioni
regionali.