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I fondamenti metafìsici dell’ etica di Plutarco

Autor(es): Ferrari, Franco


Publicado por: International Plutarch Society
URL URI:http://hdl.handle.net/10316.2/37637
persistente:
DOI: DOI:http://dx.doi.org/10.14195/0258-655X_5_2

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I fondamenti metafìsici dell’etica di Plutarco
di
Franco Ferrari
Università di Salerno
fr.ferrari@unisa.it
Abstract
The aim of this paper is to give a look of the most important cosmological and
metaphysical doctrines that have a function in the ethical, psychological and anthropo­
logical views of Plutarch. The analysis of Plutarch’s works (specially D e virtute m orali
and D e anim aeprocreatione) can show that the critical attitude against the stoic’s ethics
(and psychology) has a metaphysical basis in the theory of the irrational soul (as com­
ponent of the world soul and of the individual souls). The theory of m etriopatheia ,
which is the Plutarch’s response to stoic’s theory of apatheia , depends on a metaphys­
ical dualism, according to which the soul in itself is a irrational principle.
Key-Words: Plutarch, M oralia, Greek Ethics and Metaphysics, M etriopatheia , Apatheia.

I hanno indotto a rifiutare un’etica come


quella stoica, da lui avvertita come
Gli studiosi di Plutarco sono per lo
sostanzialmente eccedente rispetto alle
più concordi nell’assegnare all’autore
effettive capacità dell’uomo2 .
dei Moralìa e delle Vitae un atteggia­
mento improntato a un generico modera­ Uno sguardo attento alla concezione
tismo nel campo dell’etica e in generale metafisica, o se si vuole cosmologico-
della filosofia pratica; la polemica con­ metafisica, di Plutarco, ossia alla parti­
tro il radicalismo degli stoici rappresen­ colare natura del suo platonismo, do­
ta probabilmente l’aspetto più noto e vrebbe tuttavia dimostrare che le princi­
vistoso di questa posizione filosofica1. pali tesi della sua filosofìa pratica deri­
Molti poi tendono ad attribuire, non vano in misura diretta o indiretta dall’as­
senza una qualche ragione, alla persona­ sunzione di alcuni principi metafisici
lità dell’autore, alla sua esperienza bio­ generali. In altre parole, come sostenuto
grafica e perfino alla sua sensibilità a suo tempo da Daniel Babut e ribadito
umana, una parte delle ragioni che lo recentemente da Jan Opsomer, i motivi

1
Sul rapporto di Plutarco con lo stoicismo resta, a più di 30 dalla comparsa, ancora insu­
perato lo studio di D. Babut, 2003.
2
Si deve a H. Dòrrie, 1971 la formulazione di questo giudizio storiografico, tendente a
considerare le posizioni di Plutarco più come l’espressione della sua sensibilità biogra­
fica ed esistenziale che come il prodotto di una vera e propria riflessione teoretica. Anche
C. Froidefond, 1987, p. 202 parla di un registro morale vicino al senso comune.

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dell’opposizione di Plutarco allo stoici­ co, e in particolare della celebre tesi che
smo non sono tanto di ordine etico (o colloca mWapatheia il fine dell’uomo,
addirittura biografico-esistenziale), quan­ non pare del tutto lineare, oscillando tra
to piuttosto di natura metafisica, o, detto l’idea, sostenuta soprattutto negli scritti
in maniera forse più precisa, trovano nel­ giovanili (ad esempio nel De profectibus
l’ambito di una ben precisa concezione in virtute) che tale condizione sia in qual­
metafisica la loro cornice di riferimento3. che modo desiderabile (tanto da essere
Le riflessioni che compongono questo definita qualcosa di μέγα και Ociov)5 e
tuttavia non raggiungibile, e quella,
contributo non hanno altro scopo che
ampiamente attestata nel De virtute mora­
quello di fornire una presentazione sche­
li, secondo cui l’ideale deWapatheia non
matica, e senza pretese di originalità, delle
solo non è effettivamente perseguibile
tesi metafisiche che stanno alle spalle del­
dall’uomo per ragioni intrinseche (ossia a
l’etica, della psicologia, dell’antropologia
causa della natura composita dell’anima
e della filosofia politica di Plutarco.
umana), ma non risulta affatto desiderabi­
Ritengo infatti che da questo processo di
le, anzi il suo eventuale conseguimento
contestualizzazione della filosofia pratica
sarebbe addirittura nocivo6.
nel quadro della metafisica, il pensiero di
Plutarco possa emergere non solo con In verità, entrambe queste posizioni
maggiore chiarezza, ma anche guadagna­ sembrano in qualche modo riconducibili
re in consistenza e coerenza4. al cosiddetto platonismo di Plutarco,
come ha mostrato in modo convincente
Prima di entrare nel vivo di questa pre­ proprio Daniel Babut. Una certa accon­
sentazione, è però opportuno fare una pre­ discendenza nei confronti dell’ideale
messa di ordine generale, che concerne la dell’impassibilità potrebbe infatti deri­
natura dell’atteggiamento di Plutarco nei vare a Plutarco dalla convinzione, for­
confronti dell’etica e della psicologia stoi­ mulata ad esempio nel Fedone, che i
che, e in particolare l’esistenza di una pre­ desideri derivano dal corpo e vanno dun­
sunta contraddizione in questo atteggia­ que rifiutati, essendo la loro fonte qual­
mento. Gli studiosi non hanno infatti cosa di negativo e di opposto alla ragio­
mancato di osservare che la posizione plu- ne, rappresentata dall’anima. Facendo
tarchea nei confronti del radicalismo stoi­ propria una simile posizione, Plutarco

3 Cfr. D. Babut, 2003, p. 406 e J. Opsomer, 2007, pp. 286-88.


4 Un’eccellente introduzione (molto aggiornata dal punto di vista bibliografico) al plato­
nismo di Plutarco è fornita da J. Opsomer, 2005, pp. 180-83 (per l’etica e la psicologia).
5 Più. Prof. viri. 83 E.
6 Una buona rassegna commentata dei passi plutarchei relativi all’ideale ddVapatheia si
trova in F. Becchi, 1999.

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aderirebbe a quella corrente ascetico- di un tipico elemento dottrinale di matri­


rigorista che non risulta affatto estranea ce stoica, ma non è meno vero che esso
alla tradizione platonica, soprattutto nel fa parte integrante della tradizione
suo versante pitagorizzante7 *; essa sem­ socratica (soprattutto nel suo versante
bra largamente presente soprattutto negli cinico) e che comunque Plutarco non
scritti meno impegnativi dal punto di avrebbe avuto difficoltà a rintracciarlo
vista filosofico (quelli spesso caratteriz­ negli stessi scritti di Platone.
zati da un vago socratismo cinicheggian-
Dunque, tenendo fermo il giudizio
te), dove Plutarco si propone di esporre formulato qualche decennio fa da Babut,
alcune indicazioni di natura etico-mora­ secondo il quale tutta l’etica plutarchea,
le, senza ricorrere a un apparato concet­ sia quella apparentemente rigorista delle
tuale definito e articolato (ad esempio la opere giovanili, sia quella moderata dei
tripartizione dell’anima e la dottrina grandi scritti teorici, risulta costruita in
delle virtù). Viceversa, come si dirà finizione antistoica, credo si possa inevi­
meglio tra breve, il rifiuto del rigorismo tabilmente aggiungere (sviluppando
etico stoico si fonda sulla ripresa della ancora un’indicazione dello studioso
concezione bipartita e tripartita dell’ani­ francese) che il referente primario e fon­
ma, esposta da Platone^nei grandi dialo­ damentale della sua speculazione rimane
ghi di mezzo (in particolare Repubblica il platonismo, tanto quello ricavabile
e Fedro) e poi ripresa, sia pure con dalla lettura diretta dei dialoghi (che
accentuazioni diverse, nel Timeo*. Plutarco non mancò di frequentare in
Del resto, anche la presenza negli modo relativamente sistematico)10, quan­
scritti di Plutarco di apparenti concessio­ to quello ormai in corso di consolida­
ni all’etica stoica dovrebbe trovare spie­ mento nei primi due secoli dell’èra
gazione nell’ambito del suo rapporto imperiale, e che gli studiosi sono soliti
con la tradizione platonica. Basti pensa­ chiamare “medioplatonismo”.
re, per fare un solo esempio, al motivo
II
delVautarcheia della virtù, sul quale ha
richiamato l’attenzione Francesco Lo scritto nel quale l’etica plutarchea
Becchi9; è certamente vero che si tratta emerge in maniera più nitida è senza dub-

7 D. Babut, 2003, p. 394.


8
Sulla natura della tripartizione platonica dell’anima (anche nei suoi rapporti con la
dimensione corporea) cfr. M. Vegetti, 2003, pp. 132-46.
9 Cfr. Tranq. an. 473 B, 476 F, 477 C; Viri, et vit. 100C, 101 D; Prof. viri. 78 D-E, etc. Si
veda F. Becchi, 1999, pp. 31-32.
10 Le citazioni platoniche presenti in Plutarco sono state inventariate da W.C. Helmbold &
E. N. O’Neil, 1959. Ho discusso la natura della ricezione plutarchea del corpus platoni­
co in F. Ferrari, 2004, passim.
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bio il trattato sulla Virtù etica (De vir tute La dipendenza della psicologia e per­
morali), che costituisce con tutta probabi­ ciò dell’etica dalla metafìsica trova dun­
lità il documento più significativo dell’in­ que l’espressione più significativa nel
tera filosofia pratica medioplatonica11. La tentativo di ricondurre la struttura dell’a­
tesi di fondo contenuta in quest’opera nima individuale a quella dell’anima
consiste, come è universalmente noto, nel universale, ossia dell’anima del mondo.
rifiuto del rigorismo stoico, ossia dell’i­ Plutarco stabilisce infatti esplicitamente
deale dell’apatheia, operato sulla base di il fondamento metafisico del dualismo
un analogo rifiuto della psicologia moni­ psicologico e del moderatismo etico in
una concezione che egli arriva a rintrac­
stica difesa dalla scuola fondata da
ciare nei dialoghi di Platone. L’anima
Zenone. All’impassibilità degli stoici Plu­
individuale non è altro — afferma il
tarco oppone l’ideale della metriopatheia,
nostro autore alludendo in forma abbre­
ossia del controllo e della misura delle
viata a un celebre e misterioso passo del
passioni, viste come una componente ine­ Timeo (41 D 4-7) — che un μέρος ή τι
liminabile dell’anima individuale. Quest’ μιμημα τής του παντός, ossia una
ultima, infatti, presenta un elemento irra­ parte e una certa copia dell’anima del­
zionale, che non può venire estirpato, ma l’universo12. Dunque, in quanto parte
solo controllato ed eventualmente gestito dell’anima cosmica, essa deve presenta­
dal principio razionale. re gli stessi componenti della realtà da
Si tratta, come è noto, dello snodo cui si origina; tuttavia, trattandosi di una
copia, ossia di un’imitazione, li potrà
teorico fondamentale dell’etica plutar-
possedere in forma meno pura. Dal
chea. La tesi centrale è che lo stabili­
momento che l’anima del mondo, come
mento del fine morale nel controllo delle
si dirà tra breve, presenta una compo­
passioni anziché nella loro soppressione
nente irrazionale (l’anima originaria) e
rinvia all’assunzione di una ben precisa
una razionale (l’intelletto ordinatore),
concezione dell’anima, la quale, a sua anche le anime degli uomini avranno al
volta, si fonda sull’accettazione di una loro interno un elemento irrazionale, che
dottrina metafisica tanto celebre quanto funge da parte e copia dell’anima origi­
originale. Vediamo in modo più analiti­ naria di cui è costituita l’anima cosmica,
co il percorso teorico implicito nel e un elemento razionale, analogo micro-
ragionamento di Plutarco. cosmico dell’intelletto ordinatore.

11
Credo che questo giudizio non venga in verità messo in discussione dalla tesi di H.G.
Ingenkamp, 1999, per il quale l’opera costituisce il tentativo di fornire agli scolari del
platonismo una concezione etica alternativa a quella degli stoici. Anzi, una tesi del gene­
re rafforza, a mio parere, la natura sistematica di questo trattato.
12
Viri. mor. 441 F. Cfr. M. Baltes, 2000, p. 257 e J. Opsomer, 1994, p. 40 ss.

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L’affermazione con la quale Plutarco può venire sviluppata in forma analitica,


fonda la propria concezione della virtù stabilendo le corrispondenze precise tra i
come moderazione e controllo delle pas­ vari componenti. Prima di farlo, è però
sioni contiene poi un rifiuto esplicito e opportuno soffermarsi su un elemento
diretto del monismo psicologico degli che riveste un significato filosofico deci­
stoici. Sostiene infatti il nostro autore: sivo. Se è vero che l’anima umana è una
copia di quella del mondo e, in quanto
L’anima umana, che è parte o copia
copia, presenta anch’essa una parte irra­
di quella del mondo, accordata secondo
zionale, — dal momento che nel caso
proporzioni e numeri simili a quella, non
della composizione dell’anima cosmica
è semplice (απλή), né soggetta alle stes­
l’elemento irrazionale è rappresentato
se impressioni (ομοιοπαθής), ma risulta
dall’anima in sé (la celebre ψυχή καθ’
composta di un elemento intelligente e
αύτήν), ossia dal fattore psichico consi­
razionale (tò νοερόν καί λογιστικόν),
derato nella sua assolutezza, — occorre
al quale spetta per natura il compito di
inevitabilmente concludere che anche
dominare e governare l’uomo, e di uno
nel caso delle anime individuali ciò che
passionale e irrazionale (tò παθητικόν
è irrazionale è l’elemento psichico con­
καί άλογον), errante, disordinato e biso­
siderato in se stesso, vale a dire prescin­
gnoso di educazione13.
dendo da ogni aggiunta ulteriore (ossia
Si tratta indubbiamente di un bel dall’intervento del νους, che è dunque
esempio di come una concezione stoica, un elemento esterno e ontologicamente
quella per cui l’anima individuale è par­ irriducibile alfanima). Siamo, come si
te dell’anima universale, venga filtrata vede, agli esatti antipodi della dottrina
attraverso le lenti del platonismo e fini­ stoica, che affermava la natura origina­
sca sostanzialmente con lo smarrire il riamente razionale dell’anima dell’uo­
suo significato originario. Resta il fatto mo (Γήγεμονικόν).
che la natura dell’anima individuale,
Allo studio della composizione del­
dalla quale trae origine in forma diretta
l’anima del mondo Plutarco ha consa­
il rifiuto contestuale del monismo psico­
crato, come è noto, uno dei suoi trattati
logico e del rigorismo etico degli stoici,
più impegnativi e complessi: il De ani­
dipende da quella delfanima del mondo:
mae procreatione in Timaeo. Qui egli
dunque, l’etica si fonda sulla metafisica
dichiara esplicitamente che le medesime
o sulla cosmologia metafìsica (<quod erat
parti (o facoltà: δυνάμεις) che compon­
demonstrandum ! ).
gono l’anima cosmica si ritrovano nel­
Naturalmente l’analogia strutturale l’anima degli uomini, sebbene a questo
tra l’anima cosmica e quella individuale livello la parte indeterminata e diadica

13 Viri. mor. 441 F-442 A (trad. Becchi).

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(ή δυαδική καί αόριστος μερίς), ossia concepita come un’entità generata (nel
il principio irrazionale, eserciti una certa tempo) grazie all’intervento di un princi­
prevalenza nei confronti della componen­ pio noetico-intelligibile (l’intelletto o
te monadica e razionale. Del resto, che sostanza indivisibile) su un sostrato psi­
l’anima umana presenti una composizione chico irrazionale (l’anima in sé).
mista di elementi razionali e irrazionali è Ora, trasferendo questo schema com­
provato dalla stessa osservazione fenome­ positivo dall’anima del mondo a quella
nologica: «non sarebbe davvero facile, individuale, possiamo constatare che
scrive Plutarco, immaginarsi una passione l’essenza indivisibile corrisponde sostan­
dell’uomo del tutto esente da raziocinio zialmente all’aspetto razionale dell’ani­
(ούτε πάθος ανθρώπου παντάπασιν ma dell’uomo (il logismos platonico, da
άπηλλαγμένον λογισμού), ma neppure Plutarco definito ή λογιστική αρχή),
un movimento del pensiero (ούτε διάνοι­ cioè all’intelligenza; mentre l’essenza
ας κίνησιν) in cui non fosse presente divisibile, vale a dire l’anima precosmi­
nessun elemento connesso al desiderio, ca malvagia (che Plutarco chiama anche
all’ambizione, alla gioa o al dolore»14. το ταραχώδες), ha il suo corrispettivo
Come è noto, secondo Plutarco, il microcosmico nelle passioni, ossia nel­
quale fornisce un’esegesi originale e inte­ l’elemento irrazionale e alogico (tò
ressante del passo 35 A del Timeo, l’anima παθητικόν άναδίδωσιν εξ’ έαυτής ή
del mondo si costituisce nel momento in ψυχή)15. La conseguenza inevitabile di un
cui un fattore intelligibile (1’ούσία άμε- simile parallelismo è che, come la motri-
ρής καί del κατά ταύτά εχουσα), da cità precosmica dell’elemento psichico a
lui sostanzialmente assimilato al νους, livello cosmologico non è eliminabile
interviene su un sostrato psichico irra­ (dipendendo dall’anima originaria), allo
zionale e dotato di un movimento eterno e stesso modo le passioni delle anime indi­
scomposto, ossia disordinato (Γούσία viduali non sono veramente estirpabili,
μ€ριστή περί τα σώματα γιγνομένη ma solamente moderabili (proveniendo da
del Timeo); l’effetto di questo ingresso una psichicità connaturata all’uomo). In
della ragione all’intemo della cineticità un certo senso esse, proprio in quanto rap­
irrazionale dell’anima precosmica è rap­ presentano pulsioni connaturate all’essen­
presentato dalla '‘nascita” dell’anima za della psichicità, esercitano una sorta di
cosmica, la cui origine è scandita dal pas­ funzione dinamico-motrice, che nell’am­
saggio dal disordine all’ordine e alla bito della vita dell’individuo assume un
misura. L’anima del mondo viene dunque ruolo in qualche modo positivo. Plutarco

14
An. Procr. 1025 D. Cff. J. Opsomer, 1994, p. 43 e F. Ferrari & L. Baldi, 2002, pp. 309-10.
15
An. procr. 1026 D; secondo Viri. mor. 448 D all’interno dell’anima individuale alla logistike
arche si oppone la pathetike arche: cfr. J. Opsomer, 1994, p. 41 e M. Baltes, 2000, p. 254.

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non si fa infatti scrupolo a dichiarare — in resto confermata dalla prevalenza in essa


polemica aperta con lo stoicismo, ma per di un’impostazione dualistica (fondata
certi aspetti in apparente contrasto con ciò sull’opposizione razionale-irrazionale),
che egli stesso ha altrove sostenuto — che che prende il sopravvento nei confronti
«una volta estirpate tutte le passioni (των della celebre tripartizione della Repubbli­
δε παθών παντάπασιν άναιρεθέντων) ca e del Fedro. Nel trattato De virtute mo­
quand’anche fosse possibile, in molti la rali Plutarco dichiara esplicitamente che
ragione risulterebbe meno attiva e più l’anima è composta essenzialmente da un
debole (αργότερος ό λόγος καί άμβλύ- elemento passionale privo di razionalità
τερος), come un timoniere al cessare del (το δε παθητικόν οικείου λόγου στε-
vento»16. Del resto, Plutarco aveva appe­ ρεται) e da un principio razionale (tò
na spiegato che l’intervento razionalizza- λογι£όμενον); solo una volta stabilita
tore della ragione esercitato sul sostrato questa distinzione fondamentale, egli
passionale dell’anima consente il sorgere aggiunge che l’elemento irrazionale si
delle virtù etiche: così, ad esempio, lo divide in due principi, ossia neWepithy-
θυμός, se moderato (μέτριος ών), metikon (l’elemento propriamente desi­
diventa coraggio, e la repulsione per il derante) e nel thymoides (il principio
male (μισοπονηρία) si trasforma in collerico-istintivo), il primo dei quali
senso di giustizia (δικαιοσύνη)17. risulta unito sempre al corpo, mentre il
secondo può allearsi a volta alla ragione
Come si vede, la più nota e caratteristi­
e comunque non è costitutivamente
ca delle concezioni etiche di Plutarco
refrattario al dominio di quest’ultima18.
dipende in forma sostanzialmente diretta
— e dichiarata — da una ben precisa dot­ Anche nella IX quaestio platonica, in
trina metafisica, che affonda le sue radici in cui viene affrontato il problema del rap­
una presunta interpretazione letterale dei porto tra le parti dell’anima e i principa­
testi platonici, e in particolare del Timeo. li accordi musicali, Plutarco subordina
la tripartizione delle dynameis psichiche
III
alla bipartizione fondamentale tra l’in­
La stretta dipendenza della psicologia telletto e l’irrazionalità (segnata dalla
individuale dalla cosmologia viene del presenza di thymos ed epithymetikon)19.

16
Viri. mor. 452 A-B. Sulla funzione positiva che le passioni esercitano nella formazione
della vita morale cfr. D. Babut, 2003, pp. 361-67.
17
Viri. mor. 451 D-E.
18
Viri. Mor. 442 A. Sulla subordinazione della tripartizione alla bipartizione tra razionale
e irrazionale cfr. J. Opsomer, 2005, p. 181.
19
Quaest. plat. 9. 1007 E ss. Si veda C. Froidefond, 1987, p. 204. Sulla struttura com­
plessiva di questo zetema molto stimolanti sono le riflessioni di A. Bellanti, 2007.

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A ben vedere, anche una posizione batterla [...] Ma anche quando con
come quella appena ricostruita, che sub­ la ragione si oppone alla passione
ordina la tripartizione delle parti dell’a­ (προς το πάθος*), rimane sotto
nima al dualismo tra ragione e passione, l’influenza della passione (ev τω
non è affatto estranea alla filosofía pla­ πάθα); quando a sua volta è vinto
tonica, anzi deriva in qualche modo da dalla passione, con la ragione per­
cepisce l’errore che commette,
essa. Nel IV libro della Repubblica,
così che né con la passione ha eli­
infatti, la distinzione tra l’elemento minato la ragione, né con la ragio­
impetuoso e quello desiderante veniva ne si è liberato dalla passione (καί
introdotta dopo la partizione principale oute τω πάθΕΐ τον λόγον άνή-
tra il principio razionale e quello irrazio­ ρηκεν ούτε τω λογι^σθαι του
nale. Se dunque è vero che Plutarco si πάθους άπήλλακται), ma, diviso
appoggia al Timeo — o meglio alla sua tra l’una e l’altra, sta in mezzo e
particolare esegesi di questo dialogo — partecipa di entrambe .
per giustificare l’opzione dualistica, è Come si evince da questo passo, il ter­
altrettanto vero che anche la procedura mine che si oppone a logos è sempre indi­
adottata da Platone nella Repubblica cato con il vocabolo pathos, quasi a sottoli­
sembra fornire un ulteriore appiglio neare che il campo originariamente sottrat­
testuale alla posizione plutarchea . to alla ragione è qualcosa di unitario, com­
Del resto, anche il ricorso a una sorta prendente sia gli impulsi che i desideri.
di metodo fenomenologico per giustifica­ Anche Platone, nella Repubblica, si
re il rifiuto del monismo stoico non è era largamente servito di un simile
affatto estraneo in Plutarco al richiamo approccio per dimostrare che l’anima
all’autorità platonica. Nel De virtute non può essere considerata un’entità
morali egli afferma che il monismo psico­ monolitica, dal momento che presenta al
logico è contraddetto dall’evidenza e dalla suo interno istanze irrazionali indipen­
percezione (παρά την cvápyeiáv έστι denti e irriducibili alla ragione (sebbene
καί την αϊσθησιν). Nessuno infatti: da essa in parte governabili).
si accorge che avvenga in lui un
Dunque, il riferimento a Platone è dav­
mutamento del desiderio in giudi­
zio e viceversa del giudizio in desi­ vero sempre presente nel lavoro di
derio, e non cessa di amare quando Plutarco; tanto che anche le sue concezioni
la ragione gli impone di controlla­ apparentemente più legate al senso comu­
re la passione amorosa e di com­ 20 21 ne — alla sua esperienza biografica e

20
Cfr. Plat. Resp. IV 436 ss. Sull’utilizzo plutarcheo della partizione psichica di Platone
cfr. ancora J. Opsomer, 1994, p. 43.
21 Viri. mor. 447 B-C. Cfr. il commento ad locum di F. Becchi, 1990, pp. 197-98.

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umana (o all’osservazione empirica) — delle passioni (tò έξαιρειν τάς άμε-


possono alla fine venire ricondotte, in τρίας τώυ παθών καί πλημμελείας),
forma diretta o indiretta, alla lettura e all’e­ esattamente come la funzione metafisi­
segesi dei testi dell’autore dei dialoghi. co-cosmologica della divinità, ossia del­
l’intelletto demiurgico, risiede nel porre
IV un freno allo sconvolgimento prodotto
La dipendenza in Plutarco della filo­ nella materia dalla causa priva di intelli­
sofia pratica dalla sua concezione meta­ genza (έστησεν ύπο άνοήτου ταρατ-
fisica sembra dunque assumere contorni τομένην αίτιας), cioè dall’anima pre­
abbastanza definiti. In generale, si può cosmica irrazionale23.
senz’altro affermare che la dinamica Tutto ciò trova conferma in un cele­
della vita individuale viene implicita­ bre passo collocato all’inizio del De sera
mente assimilata a quella del cosmo, nel numinis vindicta, dove Plutarco, richia­
senso che l’imposizione di ordine e mandosi esplicitamente a Platone (κατά
misura alle passioni alfintemo dell’ani­ Πλάτωνα), intende la virtù umana in ter­
ma individuale riproduce a livello mini di assimilazione a Dio (e al tipo di
microcosmico l’attività dell’intelletto attività ordinatrice da quest’ultimo svol­
demiurgico, la quale consiste appunto
ta). Scrive dunque il nostro autore:
nella riconduzione del disordine preco­
smico all’ordine del mondo: nel caso il Dio ha posto se stesso come para­
della vita dell’anima questo ordinamen­ digma di tutte le cose belle, e con­
to conduce alla virtù; in quello della vita cede la virtù umana, che è in un
certo senso assimilazione a sé, a
dell’universo alla nascita dell’univer-
coloro che sono capaci di seguirlo.
so . Del resto, per riferirsi all’azione
Infatti, anche la natura del tutto,
della phronesis operata nei confronti del che era priva di ordine, cominciò a
sostrato psichico passionale, Plutarco si mutare e a diventare un cosmo gra­
serve della medesima terminologia zie alla somiglianza e a una certa
altrove utilizzata per descrivere l’attività partecipazione alla forma e alla
ordinatrice del demiurgo. Il compito virtù che si trova nell’ambito divi­
della ragione pratica (του πρατικου λό­ no (πάντων καλών ό θεός εαυ­
γου έργου) consiste secondo Plutarco τόν εν μέσω παράδειγμα θέμε-
nelPeliminare gli eccessi e le dissonanze νος την άνθρωπίνην άρετήν,

22
Tutto ciò viene detto nel migliore dei modi da J. Opsomer, 2005, p. 181: “the imposition
of order on the irrational passions, which is what produces moral virtue, is analogous to
the operation carried out by the demiurge, who has created the world soul by imposing
order on the precosmic soul”.
23
Viri. mor. 444 C da confrontare con An. procr. 1015 E e 1016 C. Si veda in proposito
quanto osserva A. Bellanti, 2003, p. 10 nota 30.

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28 Franco Ferrari

εξομοίωσιν ούσαν άμωσγέπως* ossia in un processo mirante a imporre


προς* αύτόν, ένδίδωσι τοίς* misura, limite e armonia a un sostrato
επεσθαι θεω δυναμένοις. καί psichico sconvolto dall’irrazionalità.
γάρ ή πάντων φύσις* άτακτος*
Se, per finire, proviamo a gettare un
οΰσα ταύτην εσχε την αρχήν
του μεταβαλείν καί γενέσθαι rapido sguardo alla natura dell’agire
κόσμος, όμοιότητι καί μεθεξει politico secondo Plutarco, possiamo ren­
τινί τής* περί το θειον ιδέας* derci conto che anche in questo ambito
και αρετήν) . vengono ripresi i medesimi schemi con­
cettuali rintracciati a proposito dell’etica
Il testo prosegue con un accenno alla e della psicologia individuale. Per
celebre tesi, formulata da Platone nel Plutarco, infatti, non sono solo le dina­
Timeo, secondo la quale la divinità ha con­ miche che presiedono all’attività morale
cesso il dono della vista agli uomini perché dell’individuo a dovere imitare l’azione
possano conoscere l’ordine e la perfezione della divinità, ma anche quelle che scan­
dei movimenti astrali, e tentare di assimila­ discono il giusto comportamento del­
re ad essi quelli della loro anima. l’uomo politico. Nella Vita di Focione,
Ma al di là della ripresa esplicita di ad esempio, viene stabilita l’esigenza di
un importante motivo platonico, il valo­ conciliare dignità e indulgenza esatta­
re del testo sopra riportato risiede nella mente secondo il modello dell’attività
formulazione della tesi che stabilisce ordinatrice del Dio, il quale governa il
che la virtù umana, identificandosi con cosmo senza ricorrere alla costrizione,
un processo di assimilazione a Dio, non ma attenuando la necessità con l’aiuto
può che riprodurre, sia pure in forma più della persuasione e della ragione (ού
debole, il tipo di attività della divinità, βιαξόμενος*, αλλά πειθοι καί λόγω
che consiste appunto nell’ordinamento παράγων την άνάγκην)25. D’altra par­
di un sostrato disordinato e dotato di un te, l’intenzione di reperire un fondamen­
movimento irrazionale (materia mossa to teologico-metafisico in grado di fon­
ab aeterno dall’anima precosmica irra­ dare la stessa società umana si intravede
zionale). La virtù cosmica e quella indi­ anche nel richiamo all’esigenza che l’a­
viduale presentano dunque la medesima gire degli uomini rinvìi alla δόξα περί
struttura: entrambe consistono nell’atti­ θεών, ossia alla pietà e alla venerazione
vità di ordinamento dell’indeterminato, nei confronti della divinità. Scrive infat-

24
De sera ,550 D. Cfr. F. Ferrari, 1995, pp. 239-41. Molto profondo il saggio di C.
Helmig, 2005, in cui viene ricostruito il contesto cosmologico-metafìsico della conce­
zione della assimilazione a Dio. Sulla diffusione nel platonismo medio di questa conce­
zione del telos cfr. P.L. Donini, 1994, p. 5062 ss.; sulle origini della dottrina in ambito
medioplatonico cfr. W.L. Gombocz, 1997, pp. 17-19 e p. 65 (per Plutarco).
25
Vita Phoc. 2,7 ss. Molto utili ancora le osservazioni di D. Babut, 2003, p. 404 ss.

ISSN 0258-655X PLOUTARCHOS, n.s5 (2007/2008) 19-32.


I fondamenti metafíci dell’ etica di Plutarco 29

ti Plutarco nel trattato antiepicureo Ad­ all’ottimismo metafisico (accompagnato


versus Colotem: da un pessimismo morale) degli stoici, un
nei nostri viaggi potremo imbat­ fondamentale pessimismo metafisico
terci in città senza mura, senza coniugato però con un sostanziale ottimi­
scrittura, senza re, senza case o smo morale. Un giudizio come questo,
proprietà, che non usano il dena­ che nel complesso mi sembra ancora vali­
ro, senza esperienza dei teatri e do, andrebbe tuttavia precisato meglio. In
dei ginnasi; ma nessuno ha mai effetti, lo “stato di partenza”, sia del
visto o vedrà una città senza tem­ mondo che dell’uomo, è dominato dall’ir­
pli e senza dèi, che non osserva la razionalità e dalla passionalità prodotte
pratica delle preghiere, dei giura­ dalla psichicità originaria; tuttavia, l’inter­
menti, degli oracoli e dei sacrifici vento ordinatore e razionalizzatore del­
per i beni ricevuti o per stornare
l’intelletto e dellaphronesis sono in grado
qualche male26.
di rovesciare questo stato di partenza,
garantendo al cosmo e all’uomo il domi­
V
nio (κράτος) dell’ordine e della ragione.
Questa rapida presentazione ha dimo­ Questo significa che il pessimismo meta­
strato — credo — che la filosofía pratica fisico, dipendente in larga misura dal rico­
di Plutarco, tanto nel suo versante etico­ noscimento della presenza ontologica del
morale quanto in quello politico, non è disordine (ossia del male), risulta forse
veramente separabile dalla visione metafi­ meno radicale di quanto credesse Babut,
sica complessiva del nostro autore. Molte dal momento che esso presuppone in un
delle tesi più significative in questo certo senso il proprio superamento.
campo risultano riconducibili in forma
Del resto, nel grande trattato di ese­
diretta o indiretta ad alcuni presupposti
gesi della mitologia egiziana, cioè nel
metafisici di fondo, il principale dei quali
De Iside et Osiride, Plutarco non aveva
mi sembra quello relativo alla natura
mancato di affermare, nella forma di un
intrinsecamente irrazionale della psichici-
principio metafisico, che la genesi e la
tà, ossia dell’elemento psichico preso in
costituzione del cosmo derivano da due
se stesso, sul quale si esercita l’intervento
potenze contrarie, le quali, tuttavia, non
ordinatore dell’intelligenza demiurgica.
hanno la stessa forza, perché il comando
Nel suo studio già più volte menziona­ appartiene al principio migliore (τής
to, Babut sosteneva che Plutarco oppone β^λτίονος το κράτος éotiv) . Fedele

26 Adv. Col. 1125 D-E. Su questo passo e più in generale sulla concezione plutarchea della
politica cfr. M. Bonazzi, 2007, p. 277 e passim.
27
De Iside et Osiride, 371 A. Si veda quanto dico in F. Ferrari, 1995, p. 103 e in F.
Ferrari, 1996, p. 55.

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30 Franco Ferrari

ancora una volta all’insegnamento del del X Convegno Plutarcheo, Napoli,


Timeo, l’autore dei Moralia riconosce 2007, pp. 265-80.
che la necessità (ανάγκη), può venire Donini, P .L.,
persuasa dall’intelligenza (νους): quello - “Testi e commenti, manuali e insegna­
mento: la forma sistematica e i metodi
di Plutarco è dunque un pessimismo
della filosofìa in età postellenistica”,
metafisico di partenza, fortemente miti­ ANRW, II 36.7 (1994), pp. 5027-5100.
gato dalla convinzione che la prevalenza Dòrrie, H.,
del bene sul male si fondi anche su - “Die Stellung Plutarchs im Platonismus
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