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• il Medioevo
• il Rinascimento
• l’era moderna
• l’era contemporanea
• Rinascimento (XIV, XV e XVI secolo)
• Evo moderno (XVI-XIX secolo)
• Età contemporanea (XX e XXI secolo)
La rinascita
Dopo i secoli bui dell'Alto Medioevo e dell'inizio del
Basso Medioevo, in cui lo sviluppo dell'arte pittorica fu
legato principalmente ai monasteri e alla civiltà
Bizantina, a cavallo del XIII secolo si assiste
finalmente a una svolta. Tra i
motori di questa svolta c’è
sicuramente il movimento
artistico con centro a Firenze di
cui sono massimi esponenti
Cimabue e soprattutto il suo
allievo prediletto, Giotto di
Bondone
Viene spontaneo chiedersi quali fattori abbiano favorito la nascita di un
genio artistico delle dimensioni di Giotto e dei suoi successori. Nel corso
dei secoli numerosi movimenti pittorici si sono sviluppati, almeno in parte,
in conseguenza della disponibilità di nuovi e migliori materiali pittorici,
come nel caso della scuola Veneta nel ‘500 o, esempio più calzante, degli
Impressionisti nell’800
Nel caso di Giotto e del movimento
artistico fiorentino del ‘300-’400 si può
dire che l’innovazione non sia legata tanto
allo sviluppo dei materiali (il movimento
precede di almeno 100 anni l’introduzione
della tecnica a olio) quanto alla pura
tecnica pittorica e ai concetti espressi
nelle opere. Egli infatti abbandona gli
stilemi bizantini e inserisce i corpi in uno
spazio reale, introducendo un concetto
completamente nuovo: la prospettiva
Nella figura a dx: Morte del Cavaliere di
Celano, Basilica d’Assisi (1298)
I colori di Giotto
La tavolozza di Giotto non è molto diversa da quella in uso nei
secoli precedenti: un pittore di epoca romana avrebbe potuto
ottenere gli stessi risultati. Considerando la sua opera forse più
famosa, il ciclo di affreschi della Cappella degli Scrovegni a
Padova, i recenti restauri conclusi nel 2002 hanno permesso di
evidenziare l’uso intensivo di oro per le aureole
Notevole e caratteristico è l’impiego
di finiture metalliche che sono state
realizzate utilizzando quattro tipi
diversi di lamine: la classica foglia
d’oro (avente spessore 1-2 µm), oro
su stagno (idem), stagno (15-20 µm),
oro/argento (1-4 µm)
Sfortunatamente solo le lamine in
oro si sono conservate in buono
stato (dx alto), mentre sia lo stagno (dx sotto) sia l’argento (sx sotto)
appaiono inscuriti per la formazione rispettivamente di ossido
(romarchite) e di solfuro d’argento
Per il cielo il pigmento impiegato non è, a sorpresa, il
prezioso blu oltremare ma l’azzurrite
Durante i lavori per il restauro degli
affreschi della Cappella degli
Scrovegni, particolare attenzione è
stata posta alla caratterizzazione
delle aureole in oro. In base ai
risultati dell’analisi XRF la
stratigrafia è stata ipotizzata come mostrato nella figura, con uno strato
superficiale in gesso formatosi per azione degli inquinanti
Il Rinascimento
L’opera di Giotto e dei suoi contemporanei prepara il terreno al
Rinascimento, epoca che, in campo artistico ma anche sociale,
marca la transizione tra Medioevo ed Evo Moderno. L’inizio del
Rinascimento è ancora oggetto di discussione e di ricerca,
spaziando tra 1380 e 1490; a volte lo stesso Giotto è indicato
come artista rinascimentale. Il termine rinascita appare per la
prima volta nell'opera Vite dei più eccellenti architetti, scultori e
pittori di Giorgio Vasari, artista del Cinquecento. A divulgare il
termine è certamente stato il critico d’arte svizzero Jakob
Burckardt col suo saggio La civiltà del Rinascimento in Italia del
1860
Il fenomeno del Rinascimento è strettamente legato
all’Umanesimo, e quindi va ben al di là della sola arte pittorica e,
più in generale, dell’arte
Le informazioni principali sull’arte pittorica rinascimentale ci
vengono da Il libro dell’arte di Cennino Cennini, scritto nel 1437
La culla del Rinascimento é indubbiamente l’Italia e in particolare Firenze,
dominata nella seconda metà del XV secolo dalla potente famiglia dei Medici, tra
cui il famoso Lorenzo il Magnifico, poeta e protettore di artisti; in molte altre
città i Signori si trasformano in finanziatori e protettori di artisti. I più
importanti artisti di quest'epoca sono: Botticelli, Beato Angelico, Donatello,
Ghiberti, Ghirlandaio, Giotto, Filippino, Mantegna, Lippi, Perugino, Masaccio,
Pollaiolo, Piero della Francesca, Verrocchio, Signorelli che fanno parte del primo
Rinascimento; Raffaello, Tiziano,
Michelangelo, Leonardo, Andrea del
Sarto per il tardo Rinascimento
Gli artisti italiani assimilarono gli ideali
della civiltà classica, creando un'arte
originale e straordinaria. I soggetti
dei pittori cambiano: non solo scene
religiose, ma anche persone ordinarie,
storie e miti, anche di estrazione
pagana come Il festino degli Dei di
Bellini, Dossi e Tiziano (1512-1529),
ispirato agli scritti di Ovidio e
impensabile, sia tecnicamente che
stilisticamente, solo 100 anni prima
Tra le scuole rinascimentali che
fanno largo uso del colore prevale
nettamente quella veneziana.
Durante il XV e XVI secolo l’arte
veneziana si caratterizza per
l’impiego di colori brillanti, e tra i
suoi esponenti spiccano Tintoretto,
Giovanni Bellini e Tiziano che è considerato uno dei coloristi più abili di
tutti i tempi. Certamente il nascere in area veneziana favorì questi artisti
per varie ragioni. Innanzitutto Tiziano e i suoi contemporanei avevano a
disposizione un range di colori più ampio rispetto ai pittori medievali:
essendo Venezia la più grande potenza marittima d'Europa, essa
costituiva la porta d'entrata, tra le merci di varia natura, di tutti i
pigmenti e coloranti esotici, tra cui i costosi blu oltremare e orpimento
dall’Oriente. Inoltre, il clima umido di Venezia era inadatto alle pitture a
tempera e ad affresco, motivo per cui la nuova tecnica della pittura ad
olio fu rapidamente assimilata dagli artisti Veneti, con tutti i vantaggi
conseguenti. Infine, la collocazione geografica di Venezia all'interno della
sua laguna crea effetti di luce particolari, che senza dubbio devono aver
influenzato la sensibilità dei pittori veneti per il colore
A testimoniare la ricchezza
della tavolozza dei pittori
veneziani, si può considerare
L’incredulità di San Tommaso
di Cima di Conegliano, tela
composta verso il 1500. Essa
contiene in pratica tutti i
pigmenti conosciuti all’epoca.
Tutti i colori sono diversi tra
di loro, tranne un unico
colore ripetuto due volte
Il significato dei colori
Nelle opere pittoriche rinascimentali le persone e i luoghi sono
dipinti in maniera realistica. La luce e le ombre, la prospettiva e
l’anatomia sono tutti concetti accuratamente osservati. Questa è
la conseguenza principale dell’assimilazione dei principi
dell’Umanesimo
Conseguentemente, i materiali del pittore rinascimentale non
hanno più il significato simbolico che essi avevano nel Medioevo. Il
blu oltremare era sempre assai costoso perchè all’interno di
un’opera mostrava la ricchezza del committente, non più in
funzione di un’offerta devozionale a Dio. La foglia d’oro
gradualmente cadde in disuso dal XV secolo perchè il suo valore
contava poco se non poteva produrre un effetto realistico; i
pittori preferivano pigmenti gialli, bianchi e marroni al suo posto
L’invenzione delle tempere a olio
Dal punto di vista tecnico, il Rinascimento si distingue nettamente dalle epoche
precedenti non tanto per la scoperta di nuovi pigmenti (che sono pochi) quanto per
l'introduzione della pittura a olio, destinata a determinare una vera e propria
svolta nella storia dell'arte. I colori a olio permettevano infatti di ottenere una
nitidezza e una luminosità maggiori di quelle consentiti dalla tempera, e di rendere
un'estesa gamma di toni cromatici attraverso sottilissime stesure di colore,
Nell’esempio mostrato
in figura, Adorazione
dei pastori, Murillo o
scuola di Siviglia,
XVII secolo, le
campiture relative alla
giacca del pastore,
indicate in tratteggio
(sx), sono virate al
grigio-verde (dx)
Cobalto Arsenico
I gialli di piombo
Un materiale nuovo molto importante è il giallolino o giallorino, nome con
cui sono indicati dal XIV secolo in avanti alcuni pigmenti gialli a base di
piombo, generalmente associati all’arte pittorica italiana. La terminologia
è piuttosto complessa, in quanto lo stesso nome, in base alle ricette
dell’epoca, è attribuibile a ossidi binari di piombo e stagno o di piombo e
antimonio, o anche a ossidi ternari comprendenti piombo, stagno,
antimonio e/o zinco
Fondamentalmente si tratta di pigmenti abbastanza simili la cui
composizione non è sempre ben definita, di natura artificiale e di
proprietà tecniche abbastanza buone. Dal punto di vista dell’assorbimento
di luce, tutti questi pigmenti si comportano come semiconduttori: il colore
è quindi determinato da una transizione tra banda di valenza e banda di
conduzione
Vediamo nel seguito alcuni dei composti più importanti:
• i gialli di piombo e stagno
• i gialli di piombo e antimonio
• i gialli di piombo, stagno e antimonio
Gialli di piombo e stagno
Per quanto riguarda l’ossido di piombo e stagno, sono distinguibili due tipi, entrambi
di origine prevalentemente sintetica:
• il tipo I, avente formula Pb2SnO4, e
struttura analoga al rosso piombo, cioè un
composto a valenza mista PbII2MeIVO4; si
prepara per calcinazione di una miscela
ossido di piombo-ossido di stagno
• il tipo II, contenente anche silicio e
avente la formula Pb(Sn1-xSix)3, con x ~ ¼;
la struttura è complessa in quanto gli
atomi di silicio e stagno sembrerebbero
distribuiti in maniera casuale nel reticolo
cristallino, ma pare accertato un rapporto silicio/stagno pari a 1:3; sulla sintesi
del composto ci sono scarse informazioni
Questi pigmenti sono stati chiamati gialli di piombo e stagno a partire dagli anni
’40; la terminologia storica è invece piuttosto confusa. Si tratta di materiali già in
uso dai Babilonesi, in associazione alla tecnologia del vetro come opacizzanti e
coloranti. Nei dipinti il loro uso è associato all’arte europea e la loro introduzione si
fa risalire al XIV secolo: le prime evidenze sono proprio su opere di Giotto, e si
tratta di tipo II. Si pensa che in Italia il tipo I sia introdotto poi dal XV secolo. In
seguito sono ampiamente usati in tutta l’arte europea fino al XVIII secolo
Gialli di piombo e antimonio
Il giallo di piombo e antimonio o giallo Napoli è il più importante di una
serie di pigmenti a base di ossidi binari di piombo e antimonio o ternari di
piombo, antimonio e zinco. Si tratta di uno dei pigmenti sintetici più
antichi, essendo in uso già nell’Egitto predinastico. Come il suo analogo
giallolino, era impiegato come opacizzante e colorante nella tecnologia del
vetro; il suo impiego nell’arte pittorica risale al XVI secolo,
presumibilmente in area italiana
Michelangelo muore il
24 Febbraio del 1564;
già nel marzo viene
erogato il pagamento
per il ponteggio del
pittore Daniele da
Volterra per coprire le
nudità indecenti del
Giudizio con i famosi
pannelli censori. Con
esse il pittore, allievo e
amico di Michelangelo, si
guadagnò il soprannome
di Braghettone
Gli affreschi della Cappella Sistina hanno subito un completo restauro tra il 1979 e
il 1999. In particolare, il restauro del Giudizio universale è iniziato nel 1990 ed è
durato 4 anni. Esso è stato eseguito da 4 restauratori del Laboratorio di Restauro
Pitture dei Musei Vaticani. Il dipinto era in condizioni abbastanza buone, era
soltanto sporco. Occorreva trovare i tempi giusti per gli impacchi di soluzioni di
lavaggio. L'intervento ha eliminato lo sporco (nerofumo, oli e grassi combusti, colle
animali imbrunite) e si sono ritoccate piccole lacune ed imperfezioni
Il lavoro di restauro ha
permesso di definire la
tavolozza impiegata da
Michelangelo, costituita
prevalentemente da
pigmenti di altissima
qualità e purezza, su
tutti il mitico blu
oltremare. Sono
presenti naturalmente le
ocre (rossa, gialla e
verde), ma anche
cinabro e rosso Pozzuoli,
realgar, orpimento e
giallo di Napoli,
malachite e neri di
carbone
C'erano due problemi rilevanti: i pannelli censori o
braghettoni (sx) e il cielo, dipinto a blu oltremare, che
a tratti appariva a righe (dx)
Le braghe
Gli interventi censori nel Giudizio sono in totale 42, eseguiti in più riprese: da
Daniele da Volterra detto il Braghettone nel 1564, da Domenico Carnavali nel 1568
e in seguito nel '700 e nell'800
Tra i 42 interventi, due sono stati stesi a fresco (il gruppo formato da San Biagio e
Santa Caterina) e ciò ha causato la perdita dell’originale sottostante, mentre gli
altri sono a tempera e possono essere tolti con pochi colpi di spugna. Il problema è
più che altro storico-artistico: tenere le braghe o eliminarle?
I restauratori decisero di
tenere le braghe più antiche,
cioè quelle del Braghettone e
di Carnavali, considerate
storiche poiché legate ad un
momento storico particolare
e molto importante, la
Controriforma
Anche le 2)
preparazioni erano
diverse:
• bianco di San
Giovanni per gli
interventi del
'500
• biacca per quelli
successivi 1) braga di Daniele da Volterra 2) intervento del ‘700
Sezione sottile della doppia
braga di San Pietro
antimoniato di piombo
strato di Daniele
affresco originale
intonaco di base
Nel cosiddetto Disperato,
durante la pulitura,
eliminando la braga si
scopre che …
… sotto non c’è niente !
Il cielo, dipinto a blu oltremare, a tratti appariva a righe
Inizialmente si pensò che gli interventi censori del
mundator avessero compreso l'uso di vino inacidito, che
aveva deteriorato il pigmento, ma ciò si è dimostrato
non corretto dopo l'analisi della sezione trasversale
prima... dopo