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R454 Revista Brasileira de Direito Processual : RBDPro. – ano 15, n. 59, (jul./set. 2007)- . – Belo Horizonte:
Fórum, 2007-
Trimestral
ISSN 0100-2589
Publicada do n. 1, jan./mar. 1975 ao n. 14, abr./jun.1978 pela Vitória Artes Gráfica, Uberaba/MG.
Publicada do n. 15, jul./set. 1978 ao n. 58, abr./jun. 1988 pela Editora Forense, Rio de Janeiro/RJ.
Publicação interrompida em 1988 e retomada pela Editora Fórum em 2007.
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DOUTRINA
Artigos
Coisa julgada material menos que inter partes na extinção da execução pela satisfação
da obrigação no Direito Processual Civil brasileiro
Rafael Cavalcanti Lemos.................................................................................................................................................... 109
1 Introdução............................................................................................................................................ 109
2 Coisa julgada na extinção da execução..................................................................................... 111
3 Conclusão............................................................................................................................................. 117
Referências........................................................................................................................................... 119
Parecer
NOTAS E COMENTÁRIOS
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 7-8, out./dez. 2012
8 Editorial
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 7-8, out./dez. 2012
DOUTRINA
Artigos
Ragionevolezza costituzionale e
garanzie del processo1
Sergio Chiarloni
Emerito dell’Università di Torino.
1 Premessa
Se pensiamo all’uso del termine ragionevolezza nel linguaggio comune,
definita come “la qualità dell’agire con equilibrio”, vediamo subito che le molte-
plici specificazioni nei linguaggi specialistici mantengono intatta l’idea di base nei
diversi ambiti cui si applica (sia pure con le rispettive particolarità e sia pure nel
contesto di grandi difficoltà ricostruttive dovute al fatto che siamo in presenza di
una tecnica argomentativa basata su un concetto “sfuggente, ambiguo, polisenso”2
quando si tratti di cercarne l’inquadramento sistematico in singoli settori).
Così, per la filosofia politica, la ragionevolezza è indirizzata a far coesistere
l’uguaglianza con l’equità nei sistemi democratici pluralisti;3 per la giurisprudenza cos-
tituzionale è indirizzata a delimitare i ruoli tra un legislatore democraticamente eletto
1
Texto com autorização de publicação no Brasil ofertada ao Prof. Dr. Dierle Nunes.
2
Così SPADARO, Conclusioni, in La ragionevolezza nel diritto, Torino, 2002, p. 415.
3
Cfr. VIOLA, La ragionevolezza politica secondo Rawls, in VIGNA C., Etiche e politiche della postmodernità,
Vol. I, Milano 2003, p. 163 ss.
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12 Sergio Chiarloni
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Sulla ragionevolezza come tecnica argomentativa rinvio al sito Archivio di Diritto e Storia costitu-
zionali, curato da Mario Dogliani e M. G. Losano, (<www.dircost.unito.it/SentNet1.01/def/sn_des-
crizione_argomenti.shtml>), da cui è tratto il schema che segue:
A. Tecniche utilizzate per produrre la norma parametro attraverso l’attribuzione — mediante bilan-
ciamento/concretizzazione — di significati specifici a enunciati costituzionali contenenti principi
Bilanciamento come individuazione del contenuto minimo essenziale – (B1)
Bilanciamento come individuazione dell’ottima proporzione – (B2)
Il procedimento ermeneutico in cui consiste il bilanciamento tra principi costituzionali può essere
così sintetizzato:
a) esiste un conflitto tra il principio — genericamente inteso — cui può essere ricondotta la dispo-
sizione X (oppure: il combinato delle disposizioni A, B e C) e il principio — genericamente inteso
— cui può essere ricondotta la disposizione Y (oppure: il combinato delle disposizioni E, F e G);
b) tale conflitto può essere risolto in due modi: 1) individuando la migliore proporzione possibile
tra i due principi, oppure 2) individuando i limiti oltre i quali la compressione di uno dei due prin-
cipi non può andare;
c) nel primo caso la Corte definirà il punto di ottimo equilibrio; nel secondo definirà il contenuto
minimo essenziale dei principi in conflitto (o comunque di quello “aggredito”);
d) ma la individuazione di questi punti (di equilibrio) o di queste linee (di confine) consegue alla
assunzione da parte della Corte:
di uno tra i tanti possibili criteri di giustizia, i quali, come ha dimostrato Kelsen, rinviano tutti —
tranne quello della carità — a ordinamenti di valori e di preferenze la cui esistenza è presupposta
e accettata da chi utilizza il criterio;
di uno specifico significato attribuito, a fronte del caso concreto, a quel principio;
e) sulla base di questo specifico significato attribuito ad un particolare principio di giustizia — e
cioè sulla base di una “doppia preferenza” che individua il criterio di giustizia concreto idoneo
a risolvere il conflitto — la Corte attribuisce alle disposizioni costituzionali che costituiscono i
poli del conflitto medesimo, i significati idonei a risolverlo. Nel caso dell’ottima proporzione si
dichiareranno incostituzionali tutti i significati delle disposizioni che non coincidono con quello
che esprime tale puntuale equilibro. Nel caso del significato minimo essenziale si dichiareranno
incostituzionali solo i significati che si collocano oltre quello “di confine”.
Nell’ipotesi sopra formulata la Corte attraverso l’interpretazione delle disposizioni in conflitto
individua una norma parametro (che definisce o l’ottimo equilibrio o il confine invalicabile). Si
potrebbe ritenere — contrariamente a questa ricostruzione — che il bilanciamento non derivi
dall’applicazione di una norma, ma sia una tecnica applicativa che scioglie un dilemma che non
può essere risolto attraverso un’ulteriore attività interpretativa delle disposizioni in conflitto.
Occorre però constatare che la Corte, quando ricorre alla tecnica del bilanciamento, opera il bilan-
ciamento medesimo come se consistesse nell’applicazione di una norma parametro individuata
attraverso l’interpretazione delle disposizioni in conflitto.
Altri ricostruiscono il procedimento ermeneutico comunemente definito del bilanciamento tra
principi costituzionali in termini diversi.
Ritenendo la ponderazione non un modo di applicare i principi, ma un modo di scegliere il prin-
cipio applicabile in casi di conflitto, la ponderazione medesima è ritenuta attività che precede
l’applicazione (dell’uno o dell’altro principio) ed è quindi cosa diversa da essa. L’applicazione del
principio individuato consiste, in quest’ottica, nella “concretizzazione” del principio medesimo,
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Ragionevolezza costituzionale e garanzie del processo 13
quello dei privati coinvolti nell’attività della pubblica amministrazione; per il diritto
privato è indirizzata a integrare l’autonomia negoziale con la buona fede.5
ossia nell’individuazione di una regola fino a quel momento inespressa — a fattispecie chiusa,
indefettibile, non generica — che consenta la sussunzione altrimenti impossibile, data la natura
generica del principio.
Quest’ultima ricostruzione non produce risultati così distanti da quella precedentemente descritta
se si considera che la regola inespressa, che risulta dalla concretizzazione del principio, svolge
la medesima funzione di quelli che sono stati definiti il punto di ottimo equilibrio e il contenuto
minimo essenziale dei principi in conflitto.
B. Tecniche utilizzate per produrre la norma parametro attraverso giudizi di ragionevolezza che non
valgono poi a selezionare possibili significati di enunciati costituzionali
Giustizia come convenienza:
Ragionevolezza strumentale (giudizio di ragionevolezza formulabile in termini di idoneità, efficacia,
proporzionalità) (G1)
Giustizia come convenienza:
Ragionevolezza intersoggettiva (giudizio di ragionevolezza formulabile in termini di eguaglianza) (G2)
Giustizia come convenienza:
Applicazioni residuali del principio di ragionevolezza) – (G3)
Esistono frequenti ipotesi in cui il parametro che la Corte utilizza per decidere della incostitu-
zionalità di una norma ordinaria non consiste in un significato attribuito ad una disposizione
costituzionale: casi cioè in cui il legame tra parametro del giudizio ed enunciati del testo della
Costituzione è interrotto.
L’utilizzazione di un tale tipo di parametro può ricorrere:
a) quando una norma appare contraddittoria rispetto al fine che il legislatore, implicitamente o
esplicitamente, dichiara di voler perseguire (incoerenza teleologica);
b) quando una norma appare intimamente contraddittoria (incoerenza interna) o irriducibile al
sistema legislativo in cui dovrebbe inserirsi, e cioè irrimediabilmente non armonizzabile con esso
(incoerenza sistemica);
c) quando — al di fuori del campo di applicazione del principio di uguaglianza, e cioè laddove la
discrezionalità legislativa non è vincolata da norme costituzionali — un rapporto giuridico appare
disciplinato in modo tale da sacrificare irragionevolmente gli interessi di una delle parti.
Questa elencazione non è e non può essere tassativa, perché la Corte fa valere, ove lo ritenga,
criteri di ragionevolezza che considera presupposti dalla Costituzione nel suo complesso, ma che
non possono essere fatti derivare da alcuna disposizione specifica.
In tutti questi casi la Corte applica — al di là del modo con cui fraseggia le sue argomentazioni
— il criterio della giustizia come convenienza, come adeguatezza della norma al caso concreto.
Utilizza cioè come parametro la norma giusta che dovrebbe esserci, ma che non c’è: quella norma
che il sentimento di giustizia dell’interprete, di fronte al caso concreto, percepisce come mancante.
Si tratta di parametri, per definizione, estranei agli enunciati del diritto scritto.
Nelle ipotesi considerate quel che conta non è, in sé, il ricorso a una regola di giustizia, ma il fatto che
tale regola non venga utilizzata per selezionare uno dei significati possibili di un enunciato. Se così
fosse si tratterebbe di un semplice uso del criterio equitativo: criterio dal contenuto indefinibile, ma
che, se utilizzato per attribuire ad un enunciato uno dei suoi significati possibili e per argomentarne
la preferibilità, svolge un ruolo del tutto identico a quello degli altri argomenti ermeneutici. Quel che
differenzia le ipotesi ora esaminate dall’uso del criterio equitativo è che qui il principio di giustizia
opera non come regola sull’interpretazione del diritto, ma come regola sulla sua produzione.
5
Cfr. ZORZETTO, Ragionevolezza, politica del diritto e semiotica giuridica: considerazioni in margine al
libro Ragionevolezza e autonomia negoziale, in D&Q, 2010, p. 602 s.
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6
Cfr. RUGGERI A., Ragionevolezza e valori, attraverso il prisma della giustizia costituzionale, in Diritto e
società, 2000, p. 567 ss.
7
VIOLA F. Ragionevolezza, cooperazione e regola d’ora, in Ars interpretandi, 2002, p. 110.
8
Basti pensare a “software” nella neurobiologia o a “memoria” nell’informatica.
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Ragionevolezza costituzionale e garanzie del processo 15
Può essere interessante ricordare che l’eterogenesi dei fini ha assunto rilievo nella giurisprudenza
10
della corte, ma con risultati assai diversi: intesa come mutamento-sostituzione nel tempo della
ratio legis rispetto alla originaria non compatibile ha consentito di respingere incidenti di costitu-
zionalità, grazie ad un’interpretazione adeguatrice basata sulle nuove finalità della norma, che le
consente di superare il vaglio di ragionevolezza. Cfr in proposito MORRONE, Corte costituzionale
e principio generale di ragionevolezza, in....... ricorda Corte cost. sent. n. 5/62, che dichiara l’illegit-
timità del divieto di vendita e di ammasso del c.d. risone, stabilito nell’immediato dopoguerra
in funzione delle esigenze generali dell’alimentazione nazionale, in ragione della violazione del
principio di riserva di legge in materia di libertà d’impresa. Questa decisione è particolarmente
rilevante perché, per la prima volta, viene in considerazione la problematica dell’eterogenesi dei
fini in sede di sindacato d costituzionalità. La Corte costituzionale, infatti, riconosce al legislato-
re “la possibilità di valutare (sempre che ciò non avvenga in modo arbitrario) se sopravvivono
ragioni di interesse generale per la conservazione nell’ordinamento, di istituti in esso presenti,
indipendentemente dai motivi che dettero loro origine”. Questo specifico punto diede vita a una
nota polemica tra Vezio Crisafulli e Carlo Esposito proprio intorno alla questione se fosse rilevante
o meno in sede di controllo di costituzionalità, la perdita successiva di ratio legis di una legge.
Cfr. V. Crisafulli, Osservazione, “Giur cost.”, 1962, 43 ss. (favorevole a una lettura della ratio legis nel
quadro dell’ordinamento obiettivo e, quindi, implicitamente favorevole all’eterogenesi dei fini), C.
Esposito, Gli art. 3, 41 e 43 della Costituzione e le misure legislative e amministrative in materia eco-
nomica, ivi, 48 ss. (sostenitore, invece, dell’esigenza che la legge mantenesse una medesima ratio
legis sempre in linea con la Costituzione).
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quasi decuplicati rispetto agli anni cinquanta del secolo scorso, così che troppo
numerosi e in progressiva via di aumento sono i giudici chiamati a deciderli.
La conseguenza è sotto gli occhi di tutti. Aggiungendo disordine giurispru-
denziale al disordine legislativo che caratterizza l’attività dei moderni parlamenti,
la nostra corte suprema presenta un presenta un panorama di pronunce contras-
tanti tra sezione e sezione, tra sezioni semplici e sezioni unite e spesso addirittura
anche all’interno della medesima sezione, ivi comprese le stesse sezioni unite, sul
filo di ambiti di (quasi)contemporaneità, che nulla hanno a che vedere con le esi-
genze di una maturazione consapevole e di una evoluzione naturale della giuris-
prudenza, anche perché sovente si tratta di contrasti riguardanti l’interpretazione
e l’applicazione di norme non recenti. Basterà qui ricordare la raccolta dei con-
trasti operata in articoli e anche grossi volumi da un meritevole studioso.11 Per
quanto riguarda la procedura civile vi sono i casi recenti dei contrasti in materia di
ammissibilità del ricorso incidentale condizionato e di clausola abusiva regolante
la competenza per territorio nei contratti del consumatore.12
Siamo di fronte ad un circolo vizioso. Quanto più aumentano i ricorsi, tanto
più aumentano i contrasti sia per la difficoltà per i giudici chiamati alla decisione
di venir a conoscenza dei precedenti più recenti a causa dell’elefantiasi della corte
e del suo interno disordine organizzativo, sia per le appena accennate incompri-
mibili divergenze sui valori sottesi all’interpretazione giuridica, che si verificano
nelle valutazioni dei differenti collegi che ruotano entro le sezioni. Ma quanto
11
MONETA, La cassazione civile e i suoi contrasti di giurisprudenza del 1990, in Contr. e impresa, 1992,
p. 1245 ss.; ID., Mutamenti nella giurisprudenza della Cassazione Civile. Ottocentosessantasette casi
di contrasto nel quinquennio 1988-1992, Padova 1993; ID., Conflitti giurisprudenziali in Cassazione. I
contrasti della Cassazione civile dal settembre 1993 al dicembre 1994, Padova, 1995.
12
Limitandomi all’ultimo caso, ricordo che secondo un primo provvedimento, il quale ha accolto
un regolamento contro una sentenza del tribunale di Bologna (Cass. 24 luglio 2001, n.10086, in
Corr. giur. 2001, p. 1435), occorrerebbe dare una lettura sostanzialmente abrogante del numero 19
dell’art. 1469 bis c.c.: la clausola generale che riservi la competenza al domicilio o alla sede del pro-
fessionista non sarebbe vessatoria, perché riproduttiva di una disposizione di legge, appunto l’art.
20 c.p.c. quando (come di solito accade) se ne verifichino i presupposti. Ma una sentenza immedia-
tamente successiva (Cass. 28 agosto 2001, n. 11282 in Corr. giur. 2002, p. 215, con nota di CONTI, La
cassazione ripensa al ruolo esclusivo del consumatore e in Foro it., 2001, I, 3588, con nota di PALMIERI,
Foro esclusivo del consumatore e abusività della deroga convenzionale alla competenza per territorio:
mai più in giudizio lontano da casa) accogliendo un orientamento già emerso in dottrina (Cfr., per
tutti, DALMOTTO, Un nuovo foro esclusivo per il consumatore?, in Giur. it. 1997, IV, c. 161 ss., che mette
opportunamente in rilievo le aporie e i circoli viziosi cui danno luogo le altre interpretazioni) ritiene
che, dovendosi evitare un risultato ermeneutico che renda inutile la disposizione di tutela del con-
sumatore, anche in aderenza all’art. 1469 quater c.c. ai cui sensi in caso di dubbio deve prevalere
l’interpretazione a lui favorevole, il n. 19 dell’art. 1469 bis c.c. vada ricostruito come una disposizione
di carattere processuale che ha innovato la disciplina della competenza introducendo un nuovo
foro esclusivo (ma derogabile), che rende inapplicabile l’art. 20 c.p.c. alle cause dei consumatori.
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Ragionevolezza costituzionale e garanzie del processo 17
Nel testo base sul sistema delle garanzie elaborato dalla commissione bicamerale per le riforme
13
costituzionali del 2002, si trova la proposta di una norma sostitutiva dell’attuale art. 111, comma
settimo, che ammetteva il ricorso in cassazione per le sentenze nei soli casi previsti dalla legge.
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18 Sergio Chiarloni
Nello stesso tempo la legge esordiva nella sua modifica dell’art. 111 con due
commi applicabili a tutti i processi, classico caso di ipocrita indoramento della
pillola all’evidente scopo di inserire in un contesto più vasto (e anche più digni-
toso) la più specifica revisione voluta dal Parlamento. Il primo proclama che “la
giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge”. Il secondo
che “ogni processo si svolge nel contraddittorio delle parti, in condizioni di parità,
davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata”.
Ora, probabilmente perché sviato dal pregiudizio che l’intenzione del legis-
latore dovesse essere decisiva nel ricostruire una nuova disciplina e perché per-
suaso che la modifica dell’art. 111 fosse un poco onorevole sintomo del contrasto
che fin dal 1992 oppone la politica alla giustizia nel nostro paese, rappresentando
l’epitaffio simbolico alla stagione c.d. di “mani pulite”, che aveva visto la procura
della repubblica di Milano mettere sotto processo per corruzione e finanziamento
illecito dei partiti settori rilevanti della classe dirigente, avevo in un primo tempo
sostenuto che queste due disposizioni avessero il valore dell’aria fritta, almeno
per quanto riguarda il processo civile.14 Più precisamente, ero convinto che dalla
fondamentale norma di raffronto per le discipline processuali rappresentata
dall’art. 24, Cost., anche nella sua connessione con l’art. 3, fossero ricavabili tutte
le garanzie enunciate dal nuovo secondo comma dell’art. 111 secondo cadenze
assai più analitiche (oltre che alquanto enfatiche e per questa ragione foriere di
inutili complicazioni per l’interprete).15
Assieme ad altri scrittori,16 pensavo insomma che non fossimo affatto in pre-
senza di una rifondazione dei principi costituzionali del processo e che pertanto
14
Cfr. Il nuovo articolo 111 della Costituzione e il processo civile, in Riv. Dir. Proc., 2000, p. 1010 ss.;
Giusto processo e fallimento, in Riv. Trim. Dir. Proc. Civ., 2003, p. 453.
15
E’ interessante notare che, occupandosi del processo penale, FERRUA, Il processo penale dopo la
riforma dell’art. 111 della Costituzione, in Quest. giust., 2000, p. 30 asserisce senza mezzi termini da
un lato la necessità dell’introduzione della garanzia riferita al contraddittorio nella formazione
della prova (che non si applica al processo civile) e, dall’altro, la superfluità delle altre regole “con-
fusamente affastellate” nell’art. 111 Cost e destinate a suscitare più che a risolvere problemi.
16
DIDONE, Appunti sul giusto processo di fallimento, in Il nuovo articolo 111 della Costituzione e il “giusto
processo” in materia civile, a cura di B. Capponi e V. Verde, Atti del convegno di Campobasso (26
febbraio 2000), Napoli, 2002, 105; MONTELEONE, Il processo civile alla luce dell’art. 111 Cost., in Giust.
civ., 2001, 523, il quale ritiene che il nuovo art. 111 abbia un’efficacia dichiarativa e non costitutiva,
avendo reso esplicito ed incontrovertibile ciò che già costituiva il presupposto implicito del nostro
sistema giudiziario; parzialmente in questo senso sono anche BOVE, Art. 111 Cost. e “giusto processo
civile”, in Riv dir. proc., 2002, 482 il quale afferma che “con la riforma costituzionale in oggetto si
sono esplicitate o chiarite meglio garanzie del processo già in precedenza ricavabili per implicito
dall’impianto costituzionale”; e CECCHETTI, voce Giusto processo, in Enc. dir., aggiornamento,
vol. V, Milano, 2001, 618 il quale sostiene che le uniche norme autenticamente nuove introdotte
nell’art. 111 sono quelle contenute nei commi 4 e 5, relative al processo penale.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 11-31, out./dez. 2012
Ragionevolezza costituzionale e garanzie del processo 19
non esistessero norme del processo civile legittime prima dell’entrata in vigore
della legge costituzionale 23 novembre 1999, n. 2 e illegittime dopo. Ad identica
conclusione giunge poco dopo la Corte costituzionale.17
Ma non avevo allora sufficientemente riflettuto sul fatto che l’inserzione nel
sistema provoca sovente effetti che trascendono l’intentio legis. Re melius perpensa,
mi sono reso successivamente conto che un effetto del genere si è verificato nel
nostro caso. Ho così sentito il dovere dell’autocritica, proprio sulla base di interro-
gativi fondati sull’idea di ragionevolezza nell’approfondire il significato di giusto
processo. E’ mai possibile, mi sono domandato, che nell’introdurre il nuovo prin-
cipio la modifica della costituzione continui a disciplinare un meccanismo per
produrre risultati, senza occuparsi della bontà di questi ultimi? Ecco allora che
grazie ai lavori di una giovane studiosa18 ho sentito lo stimolo ad occuparmi delle
teorie anglosassoni sulla giustizia procedurale allo scopo di sviluppare le scarse
intuizioni indirizzate in dottrina19 a sostenere che il processo è giusto nella misura
in cui sia strutturato in modo da indirizzarsi a produrre risultati accurati, ossia
provvedimenti corretti dal punto di vista della soluzione sia della questione
17
Corte Cost. 28 maggio 2001, n. 167 (ordinanza), in Giur. it., 2001, 2233, con nota di DIDONE, Giusto pro-
cesso, imparzialità del giudice e opposizione allo stato passivo: la Consulta non ci ripensa; Corte Cost 31
maggio 2001, n. 176 (ordinanza), ivi, 2001, 2014, con nota di DIDONE, La terzietà del giudice nell’art. 146 l.f.
18
BERTOLINO G., Giusto processo civile e giusta decisione, Riflessioni sul concetto di giustizia procedurale in
relazione al valore della accuratezza delle decisioni giudiziarie nel processo civile, tesi di dottorato discussa
all’università di Bologna il 12 giugno 2007. E v. ora Giusto processo civile e verità, Contributo allo studio
della relazione tra garanzie processuali e accertamento dei fatti nel processo civile, Torino 2010.
19
Cfr, con particolare vigore TARUFFO, Poteri probatori delle parti e del giudice in Europa, in Riv. Trim.
Dir. Proc. Civ., 2006, 476 s.: “l’ideologia secondo la quale il processo deve tendere a concludersi
con decisioni giuste appare coerente con un’interpretazione non formalistica e non meramente
ripetitiva della clausola costituzionale del “giusto processo”; BRACCIALINI. Spunti tardivi sul giusto
processo, in Questione giustizia, 2005, 1208: “quando diciamo giusto processo, ci riferiamo solo
a regole processuali a garanzia del contraddittorio, oppure abbiamo anche in mente obiettivi
sostanziali del processo e ci preme che esso sia reale strumento di realizzazione dei diritti e non
solo il sistematico strumento per renderli ineffettivi? E il giudice è solo l’arbitro di questa partita
spesso ad armi impari, o non dovrebbe essere il garante del suo giusto risultato, cioè la realizzazione
in concreto del diritto calpestato? Secondo me questo è il contributo concettuale più significativo
di tutto l’articolato, il suo stimolo più fecondo; questa è la domanda inevasa che ancora dovrebbe
mettere in mora la dottrina processualcivilistica.”; PIVETTI e NARDIN, Un processo civile per il cittadino
(Lineamenti di una proposta di riforma della procedura civile), in <www.magistraturademocratica.it>,
inserito nel Dicembre 2005: “occorre anche che il processo si svolga in modo tale da tendere ad una
decisione giusta, oltre che sollecita. “Giusto processo”, infatti, non significa esclusivamente processo
conforme alle altre regole specifiche e agli altri principi espressamente consacrati nel nuovo art. 111
o in altre norme costituzionali riguardanti il processo” Ma vedi altresì DI MAJO, La tutela civile dei
diritti, Milano, 2001, vol. III, 7; CARRATTA, Prova e convincimento del giudice nel processo civile, in Riv.
Dir. Proc., 2003, 36 e ss.; PIVETTI, Per un processo civile giusto e ragionevole, in Il nuovo art.111 della
costituzione e il giusto processo civile cit., 63;. Per un accenno alla connessione tra giusto processo e
dovere di verità delle parti cfr. COMOGLIO, Etica e tecnica del “giusto processo”, Torino, 2004, 276.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 11-31, out./dez. 2012
20 Sergio Chiarloni
di fatto sia della questione di diritto, ovviamente nei limiti consentiti in questo
mondo e nel rispetto della garanzie. Nell’ambito di una concezione cognitivista
e non decisionista del processo giurisdizionale, dove l’accertamento veritiero dei
fatti ne costituisca un fondamentale ideale regolativo. D’altronde le stesse garan-
zie processuali menzionate nel secondo comma dell’art. 111 sono strettamente
connesse con la giustizia della decisione. Contraddittorio e parità delle armi sono
pensate anche20 allo scopo di far scaturire, grazie alla dialettica processuale, la
soluzione giusta delle questioni di fatto e di diritto dedotte nella controversia.21
Sulla terzietà e imparzialità come garanzie soprattutto indirizzate ad evitare deci-
sioni sbilanciate non occorre spendere parola. Ma anche la ragionevole durata ha
a che fare con la giustizia della decisione. Non solo per il connotato di ingiusti-
zia che inquina la sentenza giusta, passata in giudicato per così dire fuori tempo
massimo, magari dopo lustri dall’episodio della vita che ha dato origine alla con-
troversia. Ma anche perché, se passa molto tempo tra l’istruzione probatoria e la
decisione, diminuiscono le probabilità di corretta valutazione delle prove.22
Dall’interpretazione ora ribadita emerge che il fine di giustizia è lo scopo ultimo
che la costituzione indica nell’enunciare che il processo deve essere “giusto” al primo
comma dell’art. 111 Cost. La garanzia ad una tendenziale giusta decisione innerva un
fondamentale principio costituzionale in materia di giurisdizione, accanto alle garan-
zie interne allo stesso processo, contraddittorio, parità delle armi, terzietà e imparzia-
lità, ragionevole durata, poi articolate nel secondo comma dell’art. 111 e anch’esse
tutte cospiranti a quel risultato, come abbiamo appena visto.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 11-31, out./dez. 2012
Ragionevolezza costituzionale e garanzie del processo 21
Cfr., per questo rilievo, da ultimo, FERRUA, Il “giusto processo” cit., 67.
23
Ma anche alcuni ordinamenti di civil law si vanno orientando in questa direzione. Ad esempio il
24
code de procédure civile francese stabilisce all’art 11 primo comma che “Les parties sont tenues
d’apporter leur concours aux mesures d’instruction sauf au juge à tirer toute conséquence d’une
abstention ou d’un refus” e al secondo comma che “ Si une partie détient un élément de preuve, le
juge peut, à la requête de l’autre partie, lui enjoindre de le produire, au besoin à peine d’astreinte.
Il peut, à la requête d’une des parties, demander ou ordonner, au besoin sous la même peine, la
production de tous documents détenus par de tiers, s’il n’exixte pas d’empêchement legitime”.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 11-31, out./dez. 2012
22 Sergio Chiarloni
discovery prevede sanzioni pesanti, che arrivano fino alla privazione della libertà
per contempt of court, nel caso che la parte non fornisca all’avversario tutta la docu-
mentazione rilevante.25
In proposito, per quanto riguarda l’inesistenza di un obbligo della parte di
dire la verità,26 sia in sede di allegazione dei fatti, sia in sede istruttoria è ormai di so-
lare evidenza la debolezza del riferimento all’onere della prova, l’inutilizzabilità del
principio nemo testis in causa propria storicamente condizionato a tempi remoti
e l’inconsistenza del tradizionale richiamo giustificativo al principio nemo tenetur
edere contra se, la cui portata va ristretta al processo penale,27 come fondamento del
privilege against self incrimination,28 senza alcuna stringente necessità di estenderla
ai diritti dei privati, come giustamente sottolineano i giuristi anglosassoni.29 Per
25
Per un recente confronto tra l’ordinamento italiano e quello inglese cfr. CHIARLONI, Riflessioni
microcomparative su ideologie processuali e accertamento della verità, in Riv. Trim. Dir. Proc. Civ.,
2009, numero speciale Due Iceberg a confronto: le derive di common law e civil law, p. 101 ss. Per
un’analisi della attuale disciplina della discovery inglese, dove vengono evidenziate le caratteristi-
che della disclosure, con l’attenzione rivolta a supposti problemi di riconoscimento ed esecuzione
che i relativi provvedimenti potrebbero incontrare negli ordinamenti continentali, cfr. ZUFFI, La
disclosure inglese: aspetti comparatistici e transnazionali, in Corr. giur., 2007, 35 ss.
26
In un saggio di grande acutezza, L’avvocato e la verità, ora in Il processo civile nello stato democratico,
Napoli, 2006, 131 ss., CIPRIANI sottopone a serrata critica un mio vecchio lavoro dove sostenevo
alquanto provocatoriamente che parti e avvocati nel processo civile italiano hanno “un consolidato
diritto di mentire”, senza che per gli avvocati si ponga neppure un problema di deontologia professionale.
Riconosco di avere esagerato nella forma e prendo atto che ora l’art. 14 del nuovo codice deontologico
degli avvocati prevede per loro un dovere di verità. Tuttavia rimane il fatto che nel nostro ordinamento
non esiste un dovere di verità per le parti sottoposte all’interrogatorio (opportunamente previsto
con forme loro peculiari oltre Manica e oltre Atlantico) e che per quanto riguarda gli avvocati è facile
prevedere la non applicazione in sede disciplinare della ricordata norma del codice deontologico. La
bella analisi di Cipriani sulla dialettica processuale quando vede protagonisti bravi e leali professionisti
mi trova ovviamente del tutto d’accordo, anche se sulla “parzialità istituzionale” dell’avvocato non si
possono ignorare i rilievi di TARUFFO, Involvement and Detachment in the Presentation of Evidence, in
The Eyes of Justice a cura di R. Kevelson, New York 1993, 272 ss .
27
Per una pluralità di ragioni, attentamente esaminate da BERTOLINO G., Giusto processo civile e
giusta decisione cit., 162 ss. Né va dimenticato che nel quinto emendamento la stessa costituzione
nordamericana restringe al processo penale la portata del principio.
28
CAPPELLETTI, La testimonianza della parte nel sistema dell’oralità. Contributo alla teoria della utiliz-
zazione probatoria del sapere delle parti nel processo civile, Vol. II, Milano 1969, 236 e 380.
29
Cfr, ad esempio, LANGBEIN, The Historical Origins of the Privilege Against Self Incrimination at
Common Law, in Mich. Law Rev., 1994, 1047 ss., citato da BERTOLINO G. Op.ult. cit., 166, nota 87. A
meno di non correre il rischio di cadere nella fallacia naturalistica, non serve osservare in contrario
che non avrebbe senso parlare di una “peculiarità penalistica” del principio nemo tenetur, in quanto
esso costituirebbe “solo un sfacettatura di una ben più generale guarentigia della parte di ogni
fenomeno processuale”. Così CONSOLO in Postilla….sed (e quando) magis amica veritas?, in Corr.
giur., 2007, 45. Va peraltro ricordato che anche a parere di Consolo, questa “guarentigia” è scalfibile,
sia pure con prudenza, ad esempio introducendo il dovere di verità a carico di determinate parti:
“società che attinge al mercato dei capitali e tenuta alla trasparenza informativa, ente pubblico
soggetto all’accesso; produttore di beni di largo consumo; associazioni pro bono attrici in processi di
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Ragionevolezza costituzionale e garanzie del processo 23
rilevanza collettiva, curatele fallimentari”, Una discreta tipologia, non c’è dubbio. Mancano tuttavia
indicazioni su sanzioni adeguate per la violazione dell’obbligo. Non mi pare che la responsabilità
aggravata, cui si accenna, sia sufficiente, vista anche la ricorrente ritrosia nella sua applicazione per
i casi in cui è attualmente prevista.
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24 Sergio Chiarloni
Cfr. Lineamenti di filosofia del diritto trad. it., 4 ed., Bari, 1971, p. 193.
30
Cfr., Formalismi e garanzie, Studi sul processo civile. Torino, 1995, passim.
31
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Ragionevolezza costituzionale e garanzie del processo 25
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26 Sergio Chiarloni
per sé discutibile, visto che esistono ordinamenti a costituzione rigida attenta alle
garanzie processuali come quello nordamericano che non prevede la condanna
alle spese a favore della parte vittoriosa.32
Mi limito ad osservare che il diritto di azione in sede di cognizione non
merita protezione costituzionale quando si è già titolari del diritto di agire per
l’esecuzione forzata.
Questo per l’ovvia strumentalità del primo al secondo diritto dal punto di
vista delle utilità che interessano al creditore.
E non varrebbe obiettare che con l’azione di cognizione si otterrebbero risul-
tati come la definitività dell’accertamento derivante dal giudicato o la iscrivibilità
dell’ipoteca giudiziale, che non si ottengono agendo in executivis.
Si tratterebbe di obiezioni che denunciano la mentalità astratta che talvolta
affligge la nostra dottrina.
Del giudicato il creditore non si fa nulla se ottiene il bene della vita perse-
guito con l’esecuzione forzata. Altrimenti potrà perseguirlo di fronte a qualsiasi
successiva reazione processuale del debitore, ad esempio se sarà proposta oppo-
sizione all’esecuzione.
Quanto all’ipoteca giudiziale, mi par giusto che il creditore, che può proce-
dere al pignoramento immobiliare con il suo titolo, paghi le spese per il plus di
vantaggio che può riscuotere dall’ipoteca, la cui iscrizione non è di sicuro mani-
festazione del diritto di azione, ma un suo secondario effetto.
Anche se, proprio da ultimo, negli Stati Uniti si discute dell’opportunità di introdurre il principio
32
della soccombenza, già diventato operativo nel Texas in materia di responsabilità civile, con in
vista in modo particolare l’obbiettivo di deflazionare i casi di medical malpractice. Cfr al riguardo
Tort reform, in The Economist 10-16 dicembre 2011, p. 43.
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Ragionevolezza costituzionale e garanzie del processo 27
La norma ora introdotta ha dietro di sé una lunga storia, che farebbe esclamare
con soddisfazione Rodolfo Sacco che qui ci troviamo di fronte ad un esempio emi-
nente di una dottrina che diventa “fonte del diritto”.33
Fin dal 1968 un autorevole scrittore, Vittorio Denti,34 accompagnato negli anni
successivi da una schiera piuttosto nutrita, (tra gli altri da Ferri, che al problema ha
dedicato un’intera monografia, Tarzia, Comoglio, Lanfranchi, Cavallini, Luiso, Civinini,
Fabiani, Proto Pisani, e Consolo) sosteneva la tesi della nullità della sentenza ema-
nata dal giudice su questioni pregiudiziali attinenti al processo o questioni prelimi-
nari di merito rilevabili d’ufficio, non sottoposte alla discussione delle parti. Nullità,
può apparire a chiunque immediatamente intuitivo, per violazione del contradditto-
rio, fondamentale garanzia costituzionale del processo, anche se a quei tempi non
ancora espressamente codificata, come è avvenuto nel 1999 con la riforma del
giusto processo, ma affermata in maniera consolidata nella giurisprudenza della
Corte costituzionale in sede di interpretazione dell’art. 24.
Con qualche ritardo, mi pare a partire dal 2001, la giurisprudenza della cas-
sazione segue, sia pure con qualche modesta oscillazione.
Oltre vent’anni or sono ebbi ad occuparmi di questa tesi perché essa mi
sembrava a causa dell’assolutezza con cui veniva allora enunciata, un caso tipico
di formalismo delle garanzie. Certo, è innegabile l’esistenza di un preciso dovere
del giudice di sottoporre alla discussione tra le parti le questioni che intendesse
sollevare d’ufficio. Sanzionabile in via disciplinare, secondo le indicazioni che
ci vengono dall’art. 124 del c.p.p., sicura espressione di un principio generale
dell’universo processuale, dove dice che “i magistrati sono tenuti ad osservare le
norme di questo codice anche quando l’inosservanza non importa nullità o altra
sanzione processuale” e “i dirigenti degli uffici vigilano sull’osservanza delle norme
anche ai fini della responsabilità disciplinare”
Ma non riuscivo proprio a vedere una violazione del principio del contraddittorio
nella emanazione di una sentenza della terza via, considerata in sé e per sé. La ques-
tione rilevata d’ufficio, dicevo allora, non è una questione dell’ufficio, appartenente
ad un misterioso patrimonio di sue conoscenze esoteriche. E’ una questione sempre
risolvibile in base a nozioni, giuridiche o fattuali, che appartengono ad un patrimonio
di conoscenze che sono comuni al giudice e alle parti, o meglio ai loro avvocati. Ne
33
Cfr. La dottrina fonte del diritto, in Studi in memoria di Tarello, II, Milano 1990, p. 449 ss; I principi
generali nei sistemi giuridici europei, in Atti del convegno sui principi generali del diritto organizzato
dall’Accademia nazionale dei Lincei, Roma, 1992, p.170. Qualche mia notazione critica in La dottri-
na fonte del diritto?, in Riv. Trim. Dir. Proc. Civ, 1993, p. 439 ss.
34
in Questioni rilevabili d’ufficio, diritto di difesa e “formalismo delle garanzie”, in Riv. Trim. Dir. Proc. Civ., 1987.
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28 Sergio Chiarloni
deriva che il non avere il giudice indicato la questione non costituisce la causa
del mancato contraddittorio su di essa, da ravvisare piuttosto in un’insufficiente
attenzione dei difensori, e in modo particolare del difensore della parte controin-
teressata rispetto alle conseguenze del suo rilievo. Non per nulla, quando i di-
fensori sanno fare il proprio mestiere, le questioni rilevabili d’ufficio, prima che
l’ufficio autonomamente le ravvisi, sono sollevate dalle parti, tanto che la dottrina
ha sentito il bisogno di disegnare un’apposita categoria concettuale per questa
attività, istituendo la species delle eccezioni in senso improprio o exceptiones facti.
Contrariamente a ciò che alla superficie può apparire, l’inosservanza del
dovere del giudice di stimolare il contraddittorio delle parti sulle questioni rilevabili
d’ufficio non mette in giuoco, di per sé,(e cioè salvo i casi, rari, ne sono convinto, in
cui il rilievo ufficioso ha impedito possibili concreti ulteriori sviluppi delle allega-
zioni di parte) il principio del contraddittorio e la correlativa nullità che sanziona
il suo mancato rispetto. Trattandosi del dovere di sollecitare la previa discussione
su questioni che appartengono al patrimonio del comune sapere di tutti i soggetti
del processo, il principio che viene in considerazione è un altro, la cui trasgres-
sione non comporta (e sarebbe irragionevole che comportasse) la nullità della
sentenza. Si tratta del principio di reciproca collaborazione del giudice con le parti
al fine di garantire la leale condotta del processo e la giustizia del provvedimento,
un principio che la dottrina ha da tempo individuato come una componente ispi-
ratrice importante delle moderne discipline processuali.
La correttezza di questa conclusione viene meglio in luce se prendiamo in
considerazione quale sia il reale significato della tesi favorevole in assoluto alla
nullità nell’ambito dei giudizi d’impugnazione.
Supponiamo che la sentenza sia palesemente ingiusta perché il giudice ha
sbagliato proprio nel risolvere la questione rilevabile d’ufficio: in casi del genere
è senz’altro possibile, e magari anche probabile, che il non avere aperto lo spa-
zio all’esercizio del diritto di difesa delle parti abbia contribuito in modo deter-
minante alla commissione dell’errore. Ma, evidentemente, ciò che qui balza in
primo piano è solo quest’errore, che si tratterà di riparare nel successivo grado
d’impugnazione. Anche dal punto di vista dell’interesse delle parti, la pretesa
violazione del contraddittorio rimane qui sullo sfondo, trascolora, anzi, si può
ben dirlo, perde completamente di rilevanza. La parte non si sognerà neppure
di eccepirla nei motivi di gravame, anche perché l’ordine logico delle questioni
imporrebbe di rilevarla per prima, magari con qualche spiacevole conseguenza
se ci troviamo in cassazione.
La verità è che il problema di un autonomo rilievo del vizio che sto anali-
zzando è suscettibile di porsi specialmente nelle ipotesi in cui il giudice non ha
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Ragionevolezza costituzionale e garanzie del processo 29
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30 Sergio Chiarloni
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 11-31, out./dez. 2012
Ragionevolezza costituzionale e garanzie del processo 31
interpretative seguite dalle più recenti sentenze della cassazione prima di questo
intervento del legislatore che, nel voler codificare un indirizzo giurisprudenziale,
lo ha inopportunamente irrigidito, senza fare alcun cenno delle distinzioni appena
ricordate. Affinché il vizio sia dichiarabile in sede di gravame non basta la so-
luzione solitaria di una questione ad opera del giudice. Occorre, come sempre,
l’interesse ad impugnare. Che nel nostro caso assume, peraltro, una connotazione
particolare quando il giudice abbia risolto correttamente la questione (oppure,
se ha sbagliato, quando l’ingiustizia possa risultare solo a seguito di ulteriori alle-
gazioni di parte, impedite dal rilievo officioso ex abrupto). La violazione del con-
traddittorio deve essere tale da non aver permesso alla parte, di far prendere alla
controversia, con allegazioni successive, una strada alternativa che le consenta
di pervenire ugualmente alla desiderata vittoria. Il nuovo testo dell’art. 360 bis
numero 2 c.p.c. può contribuire forse a questa soluzione, nella misura in cui esige
che il vizio della sentenza impugnata per ragioni di procedura determini una vio-
lazione dei principi regolatori del giusto processo.
Tuttavia, non sono sicuro che quest’interpretazione correttiva o quell’altra,
assai ingegnosa, recentemente escogitata da Claudio Consolo che individua una
curiosa forma di sanatoria ex post della nullità, saranno unanimemente condivise.
Si potrà sempre trovare qualche interprete e qualche giudice capaci di obiettare,
sulla base della collocazione sistematica della nuovo art. 101 comma 2º, che la
violazione del principio del contraddittorio, per avere il giudice di secondo grado
deciso questioni d’ufficio senza sottoporle alla discussione delle parti, deve sem-
pre essere punita dal giudice di legittimità, con assoluta indifferenza al fatto che la
violazione abbia o non abbia influito sulla giustizia della sentenza. Al di fuori della
sentenza della terza via, non solo in campo penale, dove sono legioni, ma anche
in campo civile la fantasia casistica dei ricorrenti che hanno trovato ascolto presso
la corte suprema ci mostra con dovizia esempi del genere.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 11-31, out./dez. 2012
Acesso à jurisdição e instrumento
processual adequado para concessão
de medicamentos pelo Sistema Único
de Saúde1
Este estudo contou com a valiosa colaboração da advogada Anna Karoline Pacheco Teixeira, na pes-
1
quisa e interpretação das decisões empregadas para a consecução das conclusões ora apresentadas.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
34 Magno Federici Gomes
1 Introdução
O presente trabalho pretende demonstrar a caracterização do direito líquido
e certo nos mandados de segurança cuja pretensão do impetrante é a manuten-
ção de sua saúde mediante o recebimento de medicamentos ou tratamentos pres-
critos por um médico e que deveriam ser disponibilizados pelo Estado, por seus
três entes federados.
Quando o paciente é portador de determinada enfermidade e tem negada
a disponibilização do medicamento prescrito pelo médico por um ou todos os
entes federados, é comum que pleiteie judicialmente aquilo que foi obstado admi-
nistrativamente, pela autoridade pública. É justamente a negativa que impulsiona
as ações judiciais acerca do direito à saúde, que legitimam a aplicação imediata
do art. 196 da Constituição da República de 1988 (CR/88) e que implica a dis-
cussão do que seria meio probatório para fins de caracterizar a necessidade do
medicamento e a negativa da autoridade coatora em distribuí-lo.
O Direito à saúde, nesse sentido, é garantido pelo Estado, conforme art. 196
da CR/88, sendo: “direito de todos e dever do Estado, garantido mediante políticas
sociais e econômicas que visem à redução do risco de doença e de outros agravos
e ao acesso universal e igualitário às ações e serviços para sua promoção, prote-
ção e recuperação”.2
A decisão de acionar o Poder Judiciário será estudada mediante a análise do
instrumento processual adequado para conduzir o processo, tendo em vista a lide
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 35
formada entre o Estado e o paciente, sendo o primeiro aquele que nega a pretensão
sanitária e o segundo aquele que necessita do medicamento ou tratamento.
Dessa maneira, buscar-se-á compreender o mandado de segurança como
instituto do Estado Democrático de Direito, legítimo para a garantia dos direitos
fundamentais e fortalecedor de uma ampla proteção de tais pretensões. O Estado
Democrático de Direito, portanto, zela pela garantia dos direitos e deveres esta-
belecidos na CR/88, legitima os direitos fundamentais como básicos e necessários
para a manutenção e funcionamento do próprio Estado e tem como fundamento
o regime democrático, que respeita aos anseios sociais.
O estudo abarcará o mandado de segurança como meio de fornecer segu-
rança jurídica para relações entre particulares e Administração Pública. O instituto
será descrito a partir do ponto de vista dos direitos fundamentais, mais especifi-
camente do direito à saúde.
Assim, o direito à saúde, como direito fundamental, dentro de um Estado
Democrático de Direito, também será objeto deste trabalho. Para Silva (2006):
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
36 Magno Federici Gomes
4
BRASIL, 1990, art. 2º.
5
BRASIL, 1990, art. 3º.
6
Disponível em: <www.tjmg.jus.br>.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 37
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
38 Magno Federici Gomes
Por sua vez, a segunda dimensão de direito pauta-se nos direitos de igualdade
e é caracterizada pelo Estado Social.
Na concepção do Estado Social, os liberais protegeriam a propriedade privada
para continuarem no poder. Com grande repúdio aos direitos de liberdade, os cida-
dãos no Estado Social tinham como fundamento o Estado patriarca, coletivo e garan-
tidor da igualdade. O individualismo do Estado Liberal seria trocado pelo coletivismo
oferecido pelo Estado Social.
Não obstante, para grande parte da população burguesa, o Estado Social
foi fundamento para regimes ditatoriais, um Estado garantidor, puro e simples,
sacrificaria as liberdades individuais em prol de uma coletividade.
Araújo Sá (2002) acrescenta:
podemos dizer que os direitos sociais, como dimensão dos direitos fun-
damentais do homem, são prestações positivas proporcionadas pelo
Estado direta ou indiretamente, enunciadas em normas constitucionais,
que possibilitam melhores condições de vida aos mais fracos, direitos que
tentem a realizar a igualização de situações sociais desiguais. São, portanto,
direitos que se ligam ao direito de igualdade. Valem como pressupostos
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Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 39
9
SILVA. Curso de direito constitucional positivo, p. 286-287.
10
SARMENTO. A dimensão objetiva dos direitos fundamentais: fragmentos de uma teoria. In: SAMPAIO.
Jurisdição constitucional e direitos fundamentais, p. 253.
11
BOBBIO. A era dos direitos, p. 75.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
40 Magno Federici Gomes
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Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 41
Por fim, resta, nesse ponto de vista, a quarta dimensão de direitos funda-
mentais, os chamados direitos pluralistas que englobariam a democracia, a infor-
mação e a comunicação. Os direitos da quarta dimensão correspondem àqueles
que envolvem a participação social em todos os seus aspectos, seja elegendo
seus representantes, participando de grupos sociais, morando e contribuindo
com sua cidade.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
42 Magno Federici Gomes
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 43
Assim, podemos dizer que os direitos sociais, como dimensão dos direi-
tos fundamentais do homem, são prestações positivas proporcionadas
pelo Estado direta ou indiretamente, enunciadas em normas constitu-
cionais, que possibilitam melhores condições de vida aos mais fracos, di-
reitos que tendem a realizar a igualização de situações sociais desiguais.
São, portanto, direitos que se ligam ao direito de igualdade. Valem como
pressupostos do gozo dos direitos individuais na medida em que criam
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
44 Magno Federici Gomes
Não foi por simples elenco que o legislador constituinte optou por dispor,
na CR/88, o direito à saúde como um direito social, mas por adequação ao que
seria um direito social. O referido direito é uma condição para dignidade da pes-
soa humana, compreendendo, assim, a prestação do serviço que corresponda à
promoção da saúde que deverá atender à coletividade, mesmo que existam casos
específicos neste meio.
Repise-se que a tutela do direito à saúde é dever estatal, bem como as con-
dições de manutenção deste direito, pois que inerentes ao direito à vida. Nesse
sentido, o art. 6º da CR/88 dispõe: “são direitos sociais a educação, a saúde, o tra-
balho, a moradia, o lazer, a segurança, a previdência social, a proteção à materni-
dade e à infância, a assistência aos desamparados, na forma desta Constituição”.20
Além de um direito social, o direito à saúde é um direito essencialmente de
interesse público subjetivo.
19
SILVA. Curso de direito constitucional positivo, p. 286-287.
20
BRASIL, 1988, art. 6º.
21
BANDEIRA DE MELLO. Curso de direito administrativo, p. 52.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 45
22
RAEFFRAY. Direito da saúde: de acordo com a Constituição Federal, p. 155.
23
BRASIL, 1824, art. 179.
24
BRASIL, 1934, art. 10.
25
BRASIL, 1988, art. 196.
26
BRASIL, 1988, art. 23, inciso II.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
46 Magno Federici Gomes
GRÁFICO 1 - Evolução da quantidade de acórdãos por ano cujo polo passivo da demanda são os
municípios, com as palavras-chave “mandado de segurança, saúde, medicamento,
município”.
Fonte: Sítio eletrônico do TJMG. Acesso em: 1º abr. 2009
Em sentido equivalente: “Um país cujo preâmbulo constitucional promete a disseminação das
27
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 47
GRÁFICO 2 - Evolução da quantidade de acórdãos por ano cujo polo passivo da demanda são os
municípios, com as palavras-chave “mandado de segurança, saúde, medicamento,
estado”.
Fonte: Sítio eletrônico do TJMG. Acesso em: 1º abr. 2009
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
48 Magno Federici Gomes
30
CANOTILHO. Direito constitucional e teoria da Constituição, p. 167.
31
SILVA. Curso de direito constitucional positivo, p. 105.
32
MEIRELLES. Direito administrativo brasileiro, p. 83.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 49
33
CARVALHO FILHO. Manual de direito administrativo, p. 23, grifos nossos.
34
BRASIL, 1988, art. 196.
35
BRASIL, 1990, art. 7º, inciso II.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
50 Magno Federici Gomes
DUARTE. Eqüidade na legislação: um princípio do Sistema Único de Saúde?. Ciência & Saúde
37
Coletiva, p. 444.
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Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 51
5 Da judicialização da saúde
O SUS foi criado para garantir aos cidadãos amplo acesso aos programas de
atenção e promoção da saúde para que eles tivessem como consequência, lógica,
a qualidade e a longevidade saudável de vida.
O SUS foi criado pela CR/88, mas regulamentado pela Lei nº 8.080/90, e foi
justamente pela inexperiência de administrar um sistema sanitário tão amplo e
complexo, além da impossibilidade de previsão de todas as enfermidades e trata-
mentos, que o sistema apresenta falhas estruturais desde sua implementação não
fornecendo em sua integralidade serviços eficientes.
Nesse sentido, um sistema que foi criado pela própria CR/88 e tem o Estado
como administrador e responsável pelas políticas de promoção da saúde, não
consegue comportar o que o texto constitucional prevê.
Lado outro, o SUS não possui orçamento suficiente a comportar as deman-
das administrativas. Assim, torna ineficazes os tratamentos de doenças específi-
cas ou recentemente descobertas, bem como as que tenham tecnologia diversa
daquelas já disponíveis.
De um lado, existe o direito integral e universal à saúde, devendo este ser
suportado pelo Estado, e, de outro, o próprio Estado não consegue acompanhar
as demandas de um direito tão sensível quanto à saúde.
Nesse contexto, observou-se um acréscimo de ações judiciais em face dos
entes federados para que eles fossem compelidos à prestação de serviços sani-
tários como internações, medicamentos, cirurgias, próteses e consultas médicas,
especialmente da garantia constitucional do mandado de segurança.
No TJMG, conforme disponibilização de acórdãos em sítio eletrônico, ob-
serva-se o claro crescimento das decisões acerca das negativas à saúde pública.
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52 Magno Federici Gomes
Conforme: “O fato de ser o medicamento disponibilizado apenas para certo tipo de moléstia vem
38
demonstrar que o Estado não vem ainda desempenhando o seu correto papel na saúde pública,
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Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 53
deixando de disponibilizar medicamentos para casos graves como o do câncer, o que se agrava
quando se vê que se trata de remédio para dor, que atinge a própria dignidade humana — uma
das mais sagradas — a de viver ou morrer com dignidade. A complexidade maior ou menor do me-
dicamento, como a impossibilidade de ser combinado com outros remédios, não pode impedir o
Estado de cumprir o seu dever, ficando a prescrição sob controle médico do paciente. O fato de não
constar da lista não exclui a responsabilidade do Estado. [...] A atribuição ao município não exclui
a responsabilidade do Estado, mormente quando comprovado que aquele não tem disponibiliza-
do os medicamentos em questão. A responsabilidade do Estado não é residual” [MINAS GERAIS.
Tribunal de Justiça de Minas Gerais. Primeira Câmara Cível. Apelação Cível nº 1.0000.04.415672-
7/000 (4156727-43.2004.8.13.0000). Rel. Des. Vanessa Verdolim Hudson Andrade. Belo Horizonte,
1º jun. 2005. Tribunal de Justiça de Minas Gerais. Publicação em: 15 jun. 2005].
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54 Magno Federici Gomes
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Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 55
41
MEIRELLES. Mandado de segurança, p. 25-26.
42
SILVA. Curso de direito constitucional positivo, p. 477.
43
BRASIL, 1988, art. 5º, inciso LXIX.
44
A Lei nº 1.533/1951 foi revogada pela atual Lei nº 12.016/09.
45
Atualmente previsto no art. 6º, §1º, da Lei nº 12.016/09.
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56 Magno Federici Gomes
46
Atualmente previsto no inciso III do art. 7º da Lei nº 12.016/09.
47
BANDEIRA DE MELLO. Curso de direito administrativo, p. 880-882.
48
BRASIL, 1951, art. 1º. O dispositivo citado atualmente encontra-se previsto no art. 1º da Lei
nº 12.016/09.
49
BRASIL, 2009, art. 6º.
50
MEIRELLES. Mandado de segurança, p. 40.
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Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 57
Ano
51
BRASIL, 2009, art. 20.
52
BRASIL, 2009, art. 23.
53
BRASIL, 2009, art. 14, § 1º.
54
MEIRELLES. Mandado de segurança, p. 101.
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58 Magno Federici Gomes
Não há dúvida que não é fácil uma noção exata de direito líquido e certo,
embora genericamente, assim se possa considerar todo direito legitima-
mente adquirido, cujo exercício não dependa da realização de condição.
O direito líquido e certo é que decorre da lei e pode ser reconhecida a
priori, isto é, se gera convencimento vigoroso imediato e seu reconhe-
cimento independe da aferição de intricadas questões de fato; é aquele
que se entremostra imune de enérgica contratida e sua cognição pode
ser feita de forma sumária, sem esforços fatigantes. Certo, é o direito que
o seu titular exercendo ou pode exercer no momento da impetração, por
ter uma ação que o assegura.56
55
MEIRELLES. Mandado de segurança, p. 38.
56
SANTOS. O mandado de segurança na doutrina e na jurisprudência, p. 30.
57
FERRAZ. Mandado de segurança, p. 35.
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Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 59
Nesse sentido: “Conforme por mim manifestado em outras oportunidades junto ao 4º Grupo de
58
Câmaras e perante esta Oitava Câmara Cível, entendo que o veículo do mandado de segurança,
dada a sua estreiteza, sobretudo no que diz respeito à produção de provas, não comporta, em princí-
pio, pedidos de fornecimento de medicamentos, de pagamento de tratamentos médicos etc. De fato,
a via estreita do ‘writ of mandamus’ exige a prova documental pré-constituída para a configuração
do direito líquido e certo amparável por esta ação constitucional. Com efeito, a prova configu-
radora do direito líquido e certo deve ser pré-constituída e, a meu aviso, ‘data venia’, a só previ-
são constitucional da saúde como direito de todos não é suficiente para que o Poder Judiciário
determine uma dessas providências à autoridade administrativa. Neste sentido, a prova juntada
com a impetração do ‘writ’ deve ser exaustiva de modo que demonstre cabalmente a ilegalidade
e o abuso cometido por autoridade pública ou agente de pessoa jurídica no exercício de atribui-
ções do Poder Público” [MINAS GERAIS. Tribunal de Justiça de Minas Gerais. Oitava Câmara Cível.
Apelação Cível nº 1.0145.04.135895-6/001 (1358956-93.2004.8.13.0145). Rel. Des. Edgard Penna
Amorim. Belo Horizonte, 17 ago. 2006. Tribunal de Justiça de Minas Gerais. Publicação em: 1º nov.
2006, grifos nossos].
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60 Magno Federici Gomes
Assim: “[...] no caso específico dos autos, extrai-se da declaração médica de fl. 06, emitida por
60
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Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 61
61
ARRUDA JÚNIOR. Responsabilidade civil pela venda de medicamentos sujeitos à prescrição médica,
p. 71.
62
MONTENEGRO FILHO. Curso de direito processual civil: medidas de urgência, tutela antecipada e a
ação cautelar procedimentos especiais, v. 3, p. 20.
63
MONTENEGRO FILHO. Curso de direito processual civil: medidas de urgência, tutela antecipada e a
ação cautelar procedimentos especiais, p. 22.
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62 Magno Federici Gomes
para o deferimento o pedido que vai antecipar os efeitos da tutela deve ser sempre
realizado quando existir prova inequívoca que evidencie a verossimilhança da
alegação (condizente com a verdade real do fato), fique caracterizado o abuso de
direito de defesa ou o manifesto propósito protelatório do réu e haja fundado receio
de dano irreparável ou de difícil reparação — como a possibilidade de morte do
paciente que necessita de determinado medicamento (art. 273). Além desses requisi-
tos, a tutela antecipada poderá ser revogada e nunca será concedida quando houver
perigo de irreversibilidade do provimento antecipado.64
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Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 63
7 Considerações finais
O presente estudo partiu da necessidade de identificar o que caracteriza
o direito líquido e certo no mandado de segurança, para fins de concessão de
medicamentos ou tratamentos pelo SUS.
Conforme pontuado na Introdução, a escolha do tema foi feita a partir da
necessidade e indispensabilidade da tutela sanitária.
O direito à saúde é extremamente sensível e deve ser olhado de maneira
especial. Está diretamente ligado ao princípio da dignidade da pessoa humana
e a própria vida do jurisdicionado. Tal direito é indisponível (subjetivo) e impres-
critível. Assim, o cidadão que necessita da prestação sanitária e não a recebe do
Estado, deve, ao menos, ter o devido acesso à jurisdição, de maneira ampla e
irrestrita.
Posto isto, chega-se a um posicionamento de que o mandado de segurança,
uma garantia constitucional estabelecida na CR/88, contra ato de abuso de uma
autoridade pública que viola ou poderá violar direito líquido e certo, é devida-
mente adequado ao pleito sanitário.
MONTENEGRO FILHO. Curso de direito processual civil: teoria geral do processo e processo de conhe-
66
cimento. v. 1, p. 167.
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64 Magno Federici Gomes
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Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 65
lado, as indicações médicas devem ser aquelas legalizadas no país e devem ter
respaldo na literatura médica nacional. Assim, conclui-se pela responsabilidade
civil e criminal do médico que indica tratamentos não necessários aos pacientes,
sempre observado o contraditório e a ampla defesa, em processo próprio em face
do profissional da saúde.
Não obstante a questão incidente apresentada, a falta de capacidade téc-
nica, acerca das tecnologias sanitárias e de procedimentos médicos, bem como
a ausência de conhecimento do histórico do paciente é obstáculo à compreen-
são dos Magistrados sobre o direito pleiteado. Por isso, alguns Excelentíssimos
Desembargadores consideram a ação ordinária como a mais adequada para a
concessão de medicamentos pelo SUS, visto que nela teriam maior detalhe pro-
batório para motivar as decisões, durante o trâmite da demanda.
Restou evidenciado que a morosidade do Poder Judiciário em identificar
à liquidez e certeza nos mandados de segurança, cujo objeto seja a prestação
sanitária, ou ao menos estabelecer o procedimento correto para tais demandas,
só retarda a devida tutela jurisdicional ao paciente que tanto necessita. Por con-
seguinte, o retardo na prestação de serviço sanitário tem como consequência a
violação do direito à saúde, da dignidade da pessoa humana, do amplo acesso à
jurisdição e, finalmente, do direito à vida dos cidadãos.
A natureza jurídica da prestação de serviços sanitários, como serviço público
indelegável ou próprio, deve ser repensada. Tornar o SUS um serviço delegável ou
impróprio poderá trazer diversas oportunidades aos jurisdicionados, por meio de
licitações. A licitação dos serviços sanitários poderia ser uma opção para evitar o
desgaste do Sistema, na medida em que o Estado possa identificar os problemas
de sua gestão e delegar a terceiros a obrigação, por meio de contraprestação pecu-
niária, de manter o SUS funcionando nos moldes da lei. A mudança de natureza de
um serviço público não é algo fácil, depende de modificação legislativa e cultural,
mas é plenamente possível.
Outra hipótese a ser pensada para o problema em questão seria a adaptação
do procedimento especial do mandado de segurança, especialmente para a saúde.
A simples nomeação do perito ex officio, após as informações prestadas pela auto-
ridade pública e antes do parecer do representante do Ministério Público, no pro-
cedimento do mandado de segurança, como exemplo, poderia dirimir o conflito da
dilação probatória.
Considera-se, assim, que, apesar de o mandado de segurança ser instrumento
adequado para concessão de medicamentos pelo SUS, não é recomendada a
impetração de tal garantia no Poder Judiciário mineiro, pois o Egrégio TJMG ainda
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66 Magno Federici Gomes
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Acesso à jurisdição e instrumento processual adequado... 67
Key words: Access to Jurisdiction. Writ of mandamus. Liquid and certain right.
Public health. Health’s right. SUS. Proof.
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R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 33-69, out./dez. 2012
O processo constitucional como
elemento de proteção dos direitos
fundamentais no Estado Democrático
de Direito
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
72 Fabrício Simão da Cunha Araújo
1 Introdução
Após as tragédias vividas durante a Segunda Guerra mundial, ao se perce-
ber que a mera previsão constitucional de direitos fundamentais sem a garantia
dos meios para sua implementação não assegurava sua efetividade na proteção
do ser humano, houve um generalizado movimento de constitucionalização de
princípios processuais em diversos países.
Iniciou-se, portanto, movimento que permitiu elevar o processo à estatura
de garantia fundamental, em uma nova concepção. Deixou de ser instrumento
para solução de conflitos pelo Estado para se tornar garantia à pessoa humana de
resistir aos abusos e omissões do Estado e/ou de outros particulares, conceden-
do-lhe espaço político para participação do diálogo democrático.
Agora com hierarquia constitucional, os princípios processuais estruturais
passaram a condicionar a interpretação das normas procedimentais infraconsti-
tucionais de forma a efetivamente permitir a participação da pessoa no exercício
do poder pelo Estado. A partir deles é que se procedeu à “implantação de um coe-
so e eficiente sistema de garantias e mecanismos que protegesse e assegurasse a
efetividade”1 dos direitos fundamentais.
O Estado, portanto, informado pelo princípio democrático, forjado sobre
um complexo e extenso rol de direitos e garantias fundamentais, exerce todas
as suas funções sempre de forma concertada e aberta para a efetiva participação
dos interessados como requisito de legitimidade de seus atos.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 73
2
BRÊTAS. Processo constitucional e Estado Democrático de Direito, p. 57.
3
BRÊTAS. Processo constitucional e Estado Democrático de Direito, p. 51.
4
CATTONI DE OLIVEIRA. O processo constitucional como instrumento da jurisdição constitucional.
Revista da Faculdade Mineira de Direito, p. 164.
5
LEAL. Soberania e mercado mundial: a crise jurídica das economias, p. 35.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
74 Fabrício Simão da Cunha Araújo
6
DEL NEGRI. Controle de constitucionalidade no processo legislativo: teoria da legitimidade demo-
crática, p. 31.
7
CRUZ. Jurisdição constitucional democrática, p. 220.
8
LEAL. Processo como teoria da lei democrática, p. 59.
9
DEL NEGRI, op. cit., p. 32.
10
DEL NEGRI. Processo constitucional e decisão interna corporis, p. 28.
11
NOVAIS, Jorge Reis. Direitos fundamentais: trunfos contra a maioria. Coimbra: Coimbra Ed., 2003
apud SARLET; MARINONI; MITIDIERO. Curso de direito constitucional, p. 249.
12
DEL NEGRI. Processo constitucional e decisão interna corporis, p. 57.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 75
3 Processo constitucional
3.1 A contribuição de Fazzalari
Elio Fazzalari, por sua obra de maior repercussão no mundo jurídico, Instituzioni
di diritto processuale,17 rompeu com a clássica concepção do processo como relação
jurídica, defendida inicialmente por Oskar von Bülow e repetida por Chiovenda,
Carnelutti, Calamandrei e Liebman, além da Escola Paulista de processo.18
13
DEL NEGRI. Controle de constitucionalidade no processo legislativo: teoria da legitimidade demo-
crática, p. 118.
14
Partimos das lições de Georg Jellinek, para quem, na acepção social, o Estado seria “unidade de
associação dotada originariamente de poder de dominação”, para, adaptando a noção ao princípio
democrático, concluirmos que a soberania recai no Estado não originariamente, mas na medida
em que se configura como individualidade coletiva que aglutina a soberania difusa investida no
povo (citado por BRÊTAS. Processo constitucional e Estado Democrático de Direito, p. 10).
15
Segundo Luiz Sanchez Agesta, jurista espanhol, as funções do Estado são procedimentos essen-
ciais de exercício do poder (citado por BRÊTAS. Processo constitucional e Estado Democrático de
Direito, p. 12).
16
BRÊTAS. Uma introdução ao estudo do processo constitucional. In: CASTRO; FREITAS (Coord.).
Direito processual: Estado Democrático da processualidade jurídica constitucionalizada, p. 124.
Inspirado nas lições de Friedrich Müller, Brêtas explica que o movimento de o povo eleger seus
representantes para que esses formulem as leis que regerão tanto a atuação estatal quanto as
relações sociais particulares formaria um ciclo de atos de legitimação que aponta o lado demo-
crático do Estado de Direito.
17
FAZZALARI. Istituzioni di diritto processuale.
18
CINTRA; GRINOVER; DINAMARCO. Teoria geral do processo, p. 247.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
76 Fabrício Simão da Cunha Araújo
19
O provimento, para Fazzalari, seria o ato estatal (administrativo, legislativo ou jurisdicional) impe-
rativo, sempre consistente na conclusão de um procedimento.
20
PENNA; LARA; CARVALHO. Processo, ação e jurisdição em Fazzalari. In: LEAL (Coord.). Estudos con-
tinuados de teoria do processo.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 77
21
BARROS. O modelo constitucional de processo e o processo penal: a necessidade de uma in-
terpretação das reformas do processo penal a partir da Constituição. In: CATTONI DE OLIVEIRA;
MACHADO (Coord.). Constituição e processo: a contribuição do processo ao constitucionalismo
democrático brasileiro, p. 333.
22
BARACHO. Processo constitucional, p. 125-126.
23
Ibidem.
24
BARACHO. Processo constitucional. Revista Forense, p. 105.
25
BARACHO, op. cit., p. 119.
26
CATTONI DE OLIVEIRA. O processo constitucional como instrumento da jurisdição constitucional.
Revista da Faculdade Mineira de Direito, p. 162.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
78 Fabrício Simão da Cunha Araújo
27
ANDOLINA. O papel do processo na atuação do ordenamento constitucional e transnacional.
Revista de Processo, p. 64.
28
DEL NEGRI. Processo constitucional e decisão interna corporis, p. 41.
29
BARACHO. Direito processual constitucional: aspectos contemporâneos, p. 47.
30
ARAÚJO. O novo processo constitucional, p. 105.
31
BRÊTAS. Processo constitucional e Estado Democrático de Direito, p. 34, 37.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 79
apto a permitir que a pessoa atingida pela decisão estatal efetivamente participe
de sua construção.
Portanto, o processo deixa de ser instrumento da jurisdição para alçar a con-
dição de elemento estruturante do Estado Democrático de Direito, sem o qual
nem a Jurisdição nem as outras funções estatais poderão ser exercidas. Além disso,
na medida em que compete ao Estado-Juiz adotar as providências necessárias para
a observância das garantias processuais no bojo do processo, é a Jurisdição que
atua como instrumento por meio do qual o processo se realiza.
A constitucionalização de normas processuais implica também a alteração
da interpretação de clássicos/antigos institutos, considerando a eficácia irradiante
das garantias constitucionais processuais. Entre muitos, pela brevidade deste tra-
balho e seus objetivos, vale a pena analisar especificamente o contraditório.
3.3 Contraditório
O espaço de diálogo criado pelo processo decorre de uma estrutura meto-
dológica normativamente construída que, ao mesmo tempo em que viabiliza
o embate discursivo-argumentativo das partes, em simétrica paridade, é apta a
afastar subjetivismo ou ideologia do agente público decisor, ou o denominado
prudente arbítrio do juiz.
É que, se na acepção clássica, o contraditório pressupunha o direito de
informação e possibilidade de reação, na acepção constitucionalista do processo,
deixou de ser mera bilateralidade de audiência e passou a ser tido como “possi-
bilidade de influência (Einwirkungsmöglichkeit) sobre o conteúdo das decisões
e sobre o desenvolvimento do processo”,32 o que implica a impossibilidade de se
decidir qualquer questão relevante de ofício sem a anterior contribuição das par-
tes, considerando-se como relevante a questão de fato ou de direito necessária
como premissa ou fundamento para a decisão.33
Nesse mesmo sentido, Lenio Luiz Streck34 destaca uma renovada concepção
do contraditório, não mais no sentido negativo de garantia de oposição ou resis-
tência à atuação alheia, mas sim garantia no sentido positivo, de influir ativamente
no desenvolvimento do processo e na formação da resposta judicial.
32
NUNES. Processo jurisdicional democrático, p. 226.
33
NUNES, op. cit., p. 229-230.
34
STRECK. Hermenêutica, Constituição e processo ou de “como discricionariedade não combina com
democracia”: o contraponto da resposta correta. In: CATTONI DE OLIVEIRA; MACHADO (Coord.).
Constituição e processo: a contribuição do processo ao constitucionalismo democrático brasileiro, p. 18.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
80 Fabrício Simão da Cunha Araújo
35
STF, Pleno, MS nº 24.268/MG, Rel. para o acórdão Min. Gilmar Mendes, ac. 05.02.2004, RTJ 191/922.
36
Ibidem.
37
THEODORO JÚNIOR. Constituição e processo: desafios constitucionais da reforma do processo civil
no Brasil. In: CATTONI DE OLIVEIRA; MACHADO (Coord.). Constituição e processo: a contribuição do
processo ao constitucionalismo democrático brasileiro, p. 253.
38
BRÊTAS. Processo constitucional e Estado Democrático de Direito, p. 101.
39
ÁVILA. Teoria dos princípios 003, p. 24.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 81
40
BRÊTAS. Processo constitucional e Estado Democrático de Direito, 2010.
41
CATTONI DE OLIVEIRA. O processo constitucional como instrumento da jurisdição constitucional.
Revista da Faculdade Mineira de Direito, p. 166.
42
BARACHO. Processo constitucional. Revista Forense, p. 111.
43
No mesmo sentido, cf. Brêtas, referindo-se ao sistema jurídico-constitucional brasileiro (BRÊTAS.
Processo constitucional e Estado Democrático de Direito, p. 47).
44
Isso se afirma especialmente em ordenamentos jurídicos que trabalham com o controle de cons-
titucionalidade difuso. Entretanto, mesmo naqueles em que só um órgão jurisdicional concentra a
análise de controle de constitucionalidade, a interpretação da norma infraconstitucional deve ser
sempre conforme a Constituição e com o princípio da máxima efetividade dos direitos fundamentais.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
82 Fabrício Simão da Cunha Araújo
decisão jurisdicional sempre deve ser apta a realizar,45 em maior ou menor extensão
e intensidade, direta ou indiretamente, direitos fundamentais, especialmente
considerando o princípio da máxima eficácia, o da dimensão objetiva e a cha-
mada eficácia horizontal dos direitos fundamentais.46 Conforme sufraga Baracho,
“as interpretações de uma norma ordinária não podem desconhecer o conteúdo
normativo do direito fundamental”.47 O terceiro motivo seria que, conforme já
asseverado, (iii) a Jurisdição deve, em todo e qualquer processo, adotar as provi-
dências necessárias para a observância das garantias constitucionais fundamen-
tais no bojo do processo, sob pena de ilegitimidade.
Nessa perspectiva, o processo constitucional passa a garantir não só as nor-
mas constitucionais processuais, mas a Constituição como um todo já que res-
guarda procedimentalmente as garantias ali sufragadas e, de forma simultânea
e por consequência, a efetivação dos direitos essenciais também previstos no
mesmo diploma normativo fundamental.
Vale transcrever a lição de Marcelo Andrade Cattoni de Oliveira:
45
Tanto do ponto de vista de uma interpretação atenta ao direito fundamental quanto do ponto de
vista de a decisão ser levada a efeito para concretização (com o perdão da redundância) efetiva,
do direito fundamental.
46
O princípio da máxima eficácia e a dimensão objetiva dos direitos fundamentais serão objeto
de análise posteriormente neste artigo. Quanto à eficácia horizontal dos direitos fundamentais,
pode-se dizer, resumida e superficialmente, que consiste no reconhecimento de que os direitos
fundamentais, além de força normativa frente ao Estado (eficácia vertical), limitando ou exigindo
sua atuação, também teriam força normativa entre particulares, ou seja, de que o particular pode
violar diretamente a Constituição, assim como o ofendido pode pleitear proteção com forte nor-
mativo direto na Lei Fundamental.
47
BARACHO. Teoria geral do processo constitucional. Revista da Faculdade Mineira de Direito, p. 125.
48
CATTONI DE OLIVEIRA. A legitimidade democrática da Constituição da República Federativa do Brasil:
uma reflexão sobre o projeto constituinte do Estado Democrático de Direito no marco da teoria do
discurso de Jurgen Habermas. In: GALUPPO (Coord.). Constituição e democracia: fundamentos, p. 257.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 83
Rosemiro Pereira Leal, por sua vez, distingue direitos fundamentais dos
direitos individuais ao asseverar que estes seriam de acepção liberal, republica-
na ou procedimentalista do Estado, visto que pressupõem que o cidadão já esta-
ria apto à sobrevivência por “direitos subjetivos já historicamente apropriados ao
tempo da constitucionalização das garantias protetivas da continuidade de suas
formas de vida de fruição de liberdade, dignidade, igualdade e segurança política
e patrimonial”.50
Assevera que os direitos fundamentais, por outro lado, seriam típicos do
regime democrático, como “nível jurídico de igualdade estrutural para todos (iso-
nomia vital e teórico-linguística) assegurado e extensivo aos excluídos sociais”.51
Notável a diferença da concepção exposta pelo professor e seus efeitos para
nossas investigações quanto à proteção de direitos fundamentais por meio do
processo, na medida em que os direitos fundamentais seriam garantidores de
“isonomia vital e teórico-linguística” fundando pela via processual direitos de exis-
tência, personalidade, consciência e seus consectários.
Nesse sentido, o processo, ao garantir aos interessados no provimento
estatal participar de sua construção, entrega a estes a definição dos sentidos
normativos vigentes nos textos legais e, por consequência, o direito mais funda-
mental na democracia que é o de vida humana autoconstruída, autoesclarecida
e autoilustrada.52
49
SARLET; MARINONI; MITIDIERO. Curso de direito constitucional, p. 249. No mesmo sentido, sufraga
BRÊTAS. Processo constitucional e Estado Democrático de Direito, p. 70.
50
LEAL. Modelos processuais e Constituição democrática. In: CATTONI DE OLIVEIRA; MACHADO
(Coord.). Constituição e processo: a contribuição do processo ao constitucionalismo democrático bra-
sileiro, p. 288.
51
Ibidem.
52
LEAL, op. cit., p. 290-291.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
84 Fabrício Simão da Cunha Araújo
A própria noção de direitos humanos implica não uma libertação, mas sim
uma relação de senhor e servo em relação àquele que tem os direitos “reconhe-
cidos” pelo outro. O que se tem então é direito fundamental, pela via proposicio-
nal, por conjecturas teóricas, a partir de uma linguagem jurídico-discursiva que,
se no âmbito processual se mostrar amparada na lei democrática, não pode ser
recusada.
Assim, na perspectiva constitucional do processo, o direito fundamental
garantidor da efetividade dos direitos fundamentais não seria o direito à prote-
ção judicial e sim o direito à proteção processual.
53
Nesse sentido, a Constituição Brasileira de 1988, tal como ocorre na Lei Fundamental de Bonn
(1949), na Constituição portuguesa (1976) e na Constituição espanhola (1978).
54
SARLET; MARINONI; MITIDIERO. Curso de direito constitucional, p. 249. No mesmo sentido, sufraga
BRÊTAS. Processo constitucional e Estado Democrático de Direito, p. 267.
55
SARLET, op. cit., p. 267.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 85
56
MENDES. Direitos fundamentais e controle de constitucionalidade: estudos de direito constitucional,
p. 36.
57
MENDES, op. cit., p. 36.
58
SARMENTO. A dimensão objetiva dos direitos fundamentais: fragmentos de uma teoria. In: SAMPAIO
(Coord). Jurisdição constitucional e os direitos fundamentais, p. 254.
59
HESSE. Elementos de direito constitucional da República Federal da Alemanha, p. 239.
60
BONAVIDES. Curso de direito constitucional, p. 481.
61
BARROS. O princípio da proporcionalidade e o controle de constitucionalidade das leis restritivas de
direitos fundamentais, p. 128.
62
SARLET. A eficácia dos direitos fundamentais, p. 34. Vale a pena transcrever os ensinamentos de
Sarlet: “ficando consignado que os direitos fundamentais não se limitam à função precípua de
serem direitos subjetivos de defesa do indivíduo contra atos do poder público, mas que, além
disso, constituem decisões valorativas de natureza jurídico-objetiva da Constituição, com eficácia
em todo o ordenamento jurídico e que fornecem diretrizes para os órgãos legislativos, judiciários e
executivos. Em outras palavras, [...] um conjunto de valores objetivos básicos e fins diretivos da ação
positiva dos poderes públicos” (grifos nossos).
63
NOVAIS. As restrições aos direitos fundamentais não expressamente autorizadas pela Constituição,
p. 66. Para ele: “para além da sua dimensão subjectiva, os direitos fundamentais constituem, no
seu conjunto, um sistema ou ordem objectiva de valores que legitima a ordem jurídico-constitu-
cional do Estado, que condiciona constitutivamente toda a actuação dos poderes constituídos
e que irradia uma força expansiva a todos os ramos do direito [...] é possível retirar das normas
de direitos fundamentais, mesmo daquelas que preveem primariamente posições jurídicas sub-
jectivas, conteúdos jurídicos des-subjectivizados, que se subtraem ao quadro da estrita relação
Estado/indivíduo para reclamarem uma validade universal e que são próprios da qualidade dos
direitos fundamentais enquanto elementos objectivos fundamentais da ordem de Estado de
direito democrático. [...] O reconhecimento da dimensão objetiva dos direitos fundamentais pode
ser assinalado [...] como a inovação mais produtiva na dogmática dos direitos fundamentais do
pós-guerra” (grifos nossos).
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
86 Fabrício Simão da Cunha Araújo
64
MORO. A tutela judicial dos direitos fundamentais pelo Ministério Público. Páginas de Direito.
65
VIEIRA DE ANDRADE. Os direitos fundamentais na Constituição portuguesa de 1976, p. 145.
66
MENDES. Direitos fundamentais e controle de constitucionalidade: estudos de direito constitucio-
nal, p. 36-37.
67
MENDES, op. cit., p. 44-47.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 87
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
88 Fabrício Simão da Cunha Araújo
69
Ao contrário do que possa parecer, o artigo 5º, §1º, da Constituição Brasileira de 1988 não con-
fere aplicabilidade imediata somente aos direitos e garantias fundamentais previstos no art. 5º.
Basta comparar que o Título II da CB/88 é denominado “Dos direitos e garantias fundamentais”
e o art. 5º, §1º, prescreve que “As normas definidoras dos direitos e garantias fundamentais têm
aplicação imediata” (grifos nossos). Ainda, em simples interpretação literal, basta verificar o teor
do art. 5º, §2º, da Constituição Brasileira de 1988, pelo qual se estabelece regime materialmente
aberto de direitos fundamentais.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 89
Deveras, portanto, pelo princípio democrático, é a lei que está sempre orien-
tada para o cumprimento, observância e densificação dos direitos fundamentais
e não estes que ficam à mercê da lei, sob pena de se lhes retirar, seu caráter de
“trunfos contra a maioria”.70 A forma e a extensão dessa aplicabilidade direta,
NOVAIS, Jorge Reis. Direitos fundamentais: trunfos contra a maioria. Coimbra: Coimbra Ed., 2003
70
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
90 Fabrício Simão da Cunha Araújo
71
STRECK. O que é isto: “decidir conforme a consciência”?: protogênese do protagonismo judicial.
In: MACHADO; CATTONI DE OLIVEIRA (Coord.). Constituição e processo: entre o direito e a política,
p. 247.
72
No RE nº 271.286/RS se assegurou a eficácia plena do direito à saúde, impondo ao Estado o dever
de fornecer medicamentos gratuitamente. No mesmo sentido, o RE nº 367.089/RS. Ainda, no AI
nº 222.046/SP se assegurou aplicabilidade ao art. 7º, XVIII, garantindo o direito à licença remune-
rada de 120 dias à gestante.
73
“É que a realização dos direitos econômicos, sociais e culturais — além de caracterizar-se pela gra-
dualidade de seu processo de concretização — depende, em grande medida, de um inescapável
vínculo financeiro subordinado às possibilidades orçamentárias do Estado, de tal modo que, com-
provada, objetivamente, a incapacidade econômico-financeira da pessoa estatal, desta não se poderá
razoavelmente exigir, considerada a limitação material referida, a imediata efetivação do comando
fundado no texto da Carta Política. [...] Cumpre advertir, desse modo, que a cláusula da “reserva do
possível” — ressalvada a ocorrência de justo motivo objetivamente aferível — não pode ser invo-
cada, pelo Estado, com a finalidade de exonerar-se do cumprimento de suas obrigações constitu-
cionais, notadamente quando, dessa conduta governamental negativa, puder resultar nulificação
ou, até mesmo, aniquilação de direitos constitucionais impregnados de um sentido de essencial
fundamentalidade. Ao apurar os elementos fundamentais dessa dignidade (o mínimo existencial),
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 91
estar-se-ão estabelecendo exatamente os alvos prioritários dos gastos públicos. Apenas depois
de atingi-los é que se poderá discutir, relativamente aos recursos remanescentes, em que outros
projetos se deverá investir” (ADPF 45 MC/DF. Distrito Federal. Rel. Min. Celso de Mello. DJ, 04 maio
2004, grifos nossos).
74
REsp nº 764.085/PR. Rel. Min. Humberto Martins. Segunda Turma. DJe, 10 dez. 2009.
75
Os Municípios — que atuarão, prioritariamente, no ensino fundamental e na educação infantil (CF,
art. 211, §2º) — não poderão demitir-se do mandato constitucional, juridicamente vinculante, que
lhes foi outorgado pelo art. 208, IV, da Lei Fundamental da República, e que representa fator de limi-
tação da discricionariedade político-administrativa dos entes municipais, cujas opções, tratando-se
do atendimento das crianças em creche (CF, art. 208, IV), não podem ser exercidas de modo a com-
prometer, com apoio em juízo de simples conveniência ou de mera oportunidade, a eficácia desse direito
básico de índole social. Embora resida, primariamente, nos Poderes Legislativo e Executivo, a prerro-
gativa de formular e executar políticas públicas revela-se possível, no entanto, ao Poder Judiciário,
determinar, ainda que em bases excepcionais, especialmente nas hipóteses de políticas públicas
definidas pela própria Constituição, sejam estas implementadas pelos órgãos estatais inadimplen-
tes, cuja omissão — por importar em descumprimento dos encargos político-jurídicos que sobre
eles incidem em caráter mandatório — mostra-se apta a comprometer a eficácia e a integridade de
direitos sociais e culturais impregnados de estatura constitucional. A questão pertinente à “reserva
do possível”. (RE nº 410.715 AgR/SP. AG.REG. no Recurso Extraordinário. Rel. Min. Celso de Mello.
Segunda Turma. DJ, 03 fev. 2006, grifos nossos).
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
92 Fabrício Simão da Cunha Araújo
à educação sobre argumentos que, caso veiculados fora desse ambiente procedimental
cognitivo-argumentativo sustentado pelas sólidas balizas das garantias processuais
fundamentais, poderiam prosperar.
Deveras, a prevalência da jurisdição constitucional das liberdades sobre o argu
mento de violação à “separação de poderes” deve-se dar no espaço dialógico criado
pelo processo constitucional, o que só reforça o princípio democrático, já que além
de dar efetividade ao direito fundamental, a omissão administrativa/legislativa é
sanada pela ação da pessoa legitimada ao processo. Na esteira das lições de Baracho,
“a jurisdição constitucional atua por meio do processo constitucional e tutela a regu-
laridade constitucional do exercício ou atividades dos órgãos constitucionais”.76
No mesmo sentido, o egrégio Superior Tribunal de Justiça no Resp nº 1.041.197,77
ao determinar o fornecimento de equipamentos médicos a hospital universitário,
após a análise das peculiaridades do caso concreto no espaço processual, sufragou
que:
REsp nº 1.041.197/MS. Rel. Min. Humberto Martins. Segunda Turma. DJe, 16 set. 2009.
77
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 93
78
MORAES. Direito constitucional, p. 171-172
79
MI nº 369; MI nº 95; MI nº 124; MI nº 278; MI nº 695.
80
BARROSO. Interpretação e aplicação da Constituição, p. 225.
81
BARROSO, op. cit., p. 233.
82
BARBOSA MOREIRA, José Carlos. S.O.S para mandado de injunção. Jornal do Brasil, 11 set. 1990, 1º
Caderno, p. 11 apud BARROSO. Interpretação e aplicação da Constituição, p. 235.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
94 Fabrício Simão da Cunha Araújo
parâmetros normativos, abrindo espaço, dessa forma, para um exercício cada vez
mais arbitrário do poder político”.83
Diante das críticas e da flagrante inconstitucionalidade da omissão, ofensiva
a direitos fundamentais de aplicabilidade imediata, a jurisprudência do STF evo-
luiu para passar conferir efeitos constitutivos à concessão da injunção. Trata-se da
posição concretista direta.84
Nesse sentido, nos casos de direito de greve de servidor público85 e aposen-
tadoria especial do servidor público,86 aplicaram-se diplomas legais por analogia
(Leis nºs 7.783/1989 e nº 8.213/1991, respectivamente), resguardando o direito
fundamental e, inclusive, reconhecendo expressamente à função jurisdicional o
poder de, em pontos específicos, em que incompatível a lei aplicada por analogia,
“traçar os parâmetros atinentes a esse exercício”.87
Conforme se verifica, insista-se novamente, é pela via do processo constitu-
cional que se confere legitimidade democrática ao Direito, permitindo o acerta-
mento do direito fundamental e sua efetividade no caso concreto, mesmo que,
eventualmente, contra majoritariamente.
É que, “num Estado fundado na dignidade da pessoa humana [...] cada pes-
soa tem a si assegurada uma esfera de autonomia e liberdade individual que não
pode ser comprimida nem restringida pelo só fato de um ato normativo ou política
pública ser decorrente de uma decisão majoritária”.88
Conforme assevera Cattoni de Oliveira, não há que se falar que haveria
atuação legislativa da jurisdição constitucional visto que a função legislativa se
estrutura por discursos de justificação jurídico-normativa (ou de validade jurídi-
ca), para “estabelecimento de programas ou políticas para a realização de direitos
fundamentais” e a função jurisdicional por discursos de “aplicação reconstrutiva
do Direito Constitucional” (adequação de uma norma válida a uma situação de
aplicação).89
83
CATTONI DE OLIVEIRA. Direito processual constitucional, p. 234.
84
MORAES. Direito constitucional, p. 171-172. Vale esclarecer que a posição concretista direta con-
siste na determinação de regra apta a concretizar o direito pela própria sentença, conferindo
efeito constitutivo a esta. Já na posição concretista indireta se determina prazo para que o órgão
público inadimplente cumpra seu dever constitucional e edite a norma em cotejo, sob pena de, se
o Judiciário o fizer, não cumpra seu dever no prazo determinado. Nesse caso, portanto, confere-se
caráter mandamental à sentença.
85
MI nº 712, Pleno, Rel. Min. Eros Grau, DJe, 31 out. 2008; MI nº 670, Rel. para o acórdão Min. Gilmar
Mendes, DJe, 31 out. 2008; MI nº 708, Rel. Min. Gilmar Mendes, DJe, 31 out. 2008.
86
MI nº 721, Pleno, Rel. Min. Marco Aurélio, DJe, 30 nov. 2007.
87
MI nº 712, Pleno, Rel. Min. Eros Grau, DJe, 31 out. 2008.
88
SARLET; MARINONI; MITIDIERO. Curso de direito constitucional, p. 563.
89
CATTONI DE OLIVEIRA. O processo constitucional como instrumento da jurisdição constitucional.
Revista da Faculdade Mineira de Direito, p. 164, 168.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O processo constitucional como elemento de proteção dos direitos fundamentais no Estado Democrático de Direito 95
Ademais, nas palavras de Sarlet, “não existe razão para entender que o juiz
tem o poder para controlar a constitucionalidade da lei, quando esta é prejudicial
à solução do litígio, e não tem poder para controlar a falta de lei quando esta e
imprescindível à tutela de um direito fundamental”.90
6 Considerações finais
Neste trabalho, de forma sucinta, fixaram-se os contornos que caracterizam
Estado Democrático de Direito. Foi possível demonstrar que a soberania, na demo
cracia, é titularizada pelo povo, que não é um sujeito passivo, apático, objeto de
manobras e de discursos demagógicos, mas sim a comunidade de legitimados ao
processo. Isto garante e, deveras, pressupõe sua participação a todo o momento
nos processos de atuação jurídica do poder estatal democrático.
Entre outras características, o Estado Democrático também se define pela
convicta garantia dos direitos fundamentais, o que tem impulsionado o desen-
volvimento de teorias voltadas à proteção dos mesmos. Nesse sentido, os direi-
tos fundamentais, externando escolhas fundamentais do constituinte, formam
ordem objetiva de valores, cuja proteção é intransigível dever do Estado. Assim,
não basta o reconhecimento constitucional dos mesmos, é necessário que se lhes
confira além de eficácia jurídica, a social (efetividade) e aplicabilidade imediata,
seja como direitos de defesa ou exigências de prestações positivas estatais. De
toda forma, a garantia de efetividade desses direitos sempre se dá pelo processo.
Quanto ao processo, a partir das contribuições de diversos juristas, buscamos
retratar como o processo emancipou-se de sua função clássica de instrumento da
jurisdição para se transformar em elemento estruturante e imprescindível à cons-
tante construção do Estado Democrático de Direito.
O modelo constitucional de processo, sustentado pelas sólidas vigas das garan-
tias constitucionais, em especial, o contraditório (incluindo sua acepção positiva) a
ampla defesa, além dos princípios diretivos da Jurisdição, é apto a fiscalizar, reivindicar
e impor ao Poder Público, ou mesmo a particulares, o cumprimento e observância
dos direitos e garantias fundamentais.
Nesse sentido, eventuais fundamentos que se contraponham à efetividade
dos direitos fundamentais devem ser formulados na via processual e pelas sólidas
balizas/garantias constitucionais, considerando a supremacia constitucional e a
consequente dimensão objetiva dos direitos fundamentais e as peculiaridades do
caso concreto, deverá prevalecer o melhor argumento.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
96 Fabrício Simão da Cunha Araújo
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
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R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 71-99, out./dez. 2012
O sono dogmático e o projeto
de um novo CPC
1 O sono dogmático
A expressão sono dogmático foi usada pelo filósofo alemão Immanuel Kant,
no prefácio dos Prolegômenos: “Confesso abertamente haver sido a advertência
de David Hume que, já lá vão muitos anos, pela primeira vez me despertou de
meu sono dogmático e incutiu às minhas pesquisas no domínio da filosofia espe-
culativa orientação inteiramente diferente”.1
A compreensão dessa expressão está atrelada ao momento histórico do autor,
no qual a razão fora elevada ao grande mestre da humanidade. A crença nas suas
habilidades para compreensão do universo e a definição das verdades era prepon-
derante entre os pensadores. O método de investigação, por excelência, era o dedu-
tivo e a ciência mais louvada, a matemática.
Paul Hazard, ao escrever sobre o pensamento europeu do século XVIII, afirma
que nessa nova época os homens pensavam não haver “função mais alta que a
sua (da razão), pois está encarregada de revelar a verdade, de denunciar o erro. Da
razão depende toda a ciência e toda a filosofia”.2 E “A razão basta a si própria: quem
Prefácio. KANT, Immanuel. Prolegômenos. São Paulo: Comp. Edit. Nacional, 1959. p. 28 (grifos nossos).
1
Id.
2
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102 Luiz Eduardo Ribeiro Mourão
a possui e exerce sem preconceitos jamais se engana [...] ela segue infalivelmente
o caminho da verdade”.3
Uma das consequências dessa confiança exacerbada na razão foi a produção
dos sistemas teóricos dogmáticos, no sentido “daqueles que tendem a absolutizar
suas próprias teorias, sem se disporem a pô-las em discussão de forma crítica (e
muito menos a revê-las ou refutá-las)”.4 André Comte-Sponville afirma que dog-
matismo, no sentido corrente, é “um pendor para os dogmas, uma incapacidade
de duvidar daquilo em que se acredita. É gostar mais da certeza do que da verdade,
a ponto de dar por certo tudo o que se julga verdadeiro”.5
Um exemplo concreto dessa visão de mundo, na qual se tenta sistematizar
o conhecimento do universo, por meio do estabelecimento de leis e princípios
racionais, dos quais todos os demais seriam deduzidos, encontra-se na famosa
obra de Isaac Newton, denominada Philosophiae naturalis principia mathematica,
na qual esse físico e matemático procurou explicar o movimento dos corpos por
meio de fórmulas matemáticas, gerando a mecânica clássica.
Concluímos, pois, que uma das principais ideias subjacentes à expressão
sono dogmático é a fé na razão, trabalhada com o método dedutivo.
Segundo o autor acima citado, “esse trabalho havia sido antecipado pelos
esforços de outros lugares, notadamente da Prússia e da Áustria, para pôr em
3
Ibid., p. 37, 40. (O itálico não consta no original).
4
ABBAGNANO, Nicola. Dicionário de filosofia. São Paulo: Martins Fontes, 2007. p. 344.
5
Dicionário filosófico. Martins Fontes: São Paulo, 2003. p. 181 (grifos nossos).
6
Uma breve história da teoria do direito ocidental. São Paulo: Martins Fontes, 2010. p. 345.
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O sono dogmático e o projeto de um novo CPC 103
Ibid., p. 344.
7
História do direito privado moderno. 2. ed. Lisboa: Fundação Calouste Gulbenkian, 1993. p. 365-366.
8
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104 Luiz Eduardo Ribeiro Mourão
A expressão direito vivo foi usada no Brasil, por Eduardo José da Fonseca Costa, como título de seu
9
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O sono dogmático e o projeto de um novo CPC 105
jurídico, que nos coloca em contato com o mundo real, composto pelos objetos
físicos. À vertente racional relaciona-se o dogmatismo; à tendência empírica cor-
responde o direito vivo.
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106 Luiz Eduardo Ribeiro Mourão
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O sono dogmático e o projeto de um novo CPC 107
10
Essas informações fazem parte da pesquisa “Justiça em números”, elaborada pelo Departamento
de Pesquisas Judiciárias do Conselho Nacional de Justiça (CNJ) e pelo Supremo Tribunal Federal.
11
Dados fornecidos pela revista Exame.
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108 Luiz Eduardo Ribeiro Mourão
6 Conclusão
Encerramos nossa exposição com duas conhecidas expressões da literatura
mundial:
A primeira refere-se à famosa afirmação de Kierkegaard, sobre a filosofia
idealista de Hegel, que tinha as pompas de um castelo, enquanto a realidade de
vida mais se assemelha a uma vida na choupana. Sem sombra de dúvida, a aca-
demia, especialmente no estudo do processo civil, vive num imenso castelo de
ideias e conceitos, cada vez mais precisos e logicamente interligados. Entretanto,
o jurisdicionado vivencia a prestação do serviço jurisdicional, como morador de
uma simples choupana, devido a sua ineficiência.
A segunda são as sábias palavras contidas nas Sagradas Escrituras, segundo a
qual não se põe remendo novo em veste velha, nem vinho novo em odres velhos,
sob pena de se perder ambos. Assim, enquanto o “odre” (Poder Judiciário) não for
severamente adequado às necessidades impostas pela sociedade, o vinho novo
continuará sendo desperdiçado, em prejuízo de toda uma nação.
MOURÃO, Luiz Eduardo Ribeiro. O sono dogmático e o projeto de um novo CPC. Revista Bra-
sileira de Direito Processual – RBDPro, Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 101-108, out./dez. 2012.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 101-108, out./dez. 2012
Coisa julgada material menos que
inter partes na extinção da execução
pela satisfação da obrigação no Direito
Processual Civil brasileiro
Resumo: O art. 795 do Código de Processo Civil brasileiro afirma que a extin-
ção da execução só produz efeito quando declarada por sentença. Doutrina
e jurisprudência controvertem acerca da formação de coisa julgada material
na sentença de extinção da execução em virtude da satisfação da obrigação.
É menos que inter partes a coisa julgada material na sentença extintiva da
execução pela satisfação da obrigação, salvo quando o pagamento se der,
voluntariamente e sem erro, por quem não seja consumidor nem sujeito pas-
sivo de obrigação tributária.
1 Introdução
O Código de Processo Civil brasileiro (doravante CPC) arrola, em seu art. 794,
três hipóteses de extinção da execução civil, em todas as quais o próprio direito
material é atingido: (i) quando o devedor, coativa ou voluntariamente, satisfaz a
obrigação, (ii) quando o devedor obtém, por transação ou outro meio qualquer,
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 109-121, out./dez. 2012
110 Rafael Cavalcanti Lemos
Nesta acepção, termo constante do Código de Processo Civil português de 1876 e desaparecido
1
desse código a partir de 1939, com sugestão de prosseguimento em seu uso em Portugal por
Ferreira (2010, p. 414).
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 109-121, out./dez. 2012
Coisa julgada material menos que inter partes na extinção da execução pela satisfação da obrigação... 111
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 109-121, out./dez. 2012
112 Rafael Cavalcanti Lemos
Em Maia Filho (2004, p. 34-37) e Nery Jr. (2000, p. 139), contudo e respectivamente, arguição de
2
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Coisa julgada material menos que inter partes na extinção da execução pela satisfação da obrigação... 113
previsto no art. 10º do Decreto Imperial nº 9.885/1888, cf. OLIVEIRA, 2001, p. 102),
ressuscitado pela doutrina (OLIVEIRA, 2001, p. 103, 106; ONÓFRIO; ONÓFRIO, 2001,
p. 95-96) e acolhido pela jurisprudência (cf. decisão monocrática do Min. Benedito
Gonçalves no AREsp nº 1459/RS, publicada no DJe de 13.05.2011) a fim de provocar
o juiz a decidir acerca de questão cognoscível ex officio antes de extinta a execu-
ção. Como explica Donizetti (2010, p. 459-460):
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 109-121, out./dez. 2012
114 Rafael Cavalcanti Lemos
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Coisa julgada material menos que inter partes na extinção da execução pela satisfação da obrigação... 115
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 109-121, out./dez. 2012
116 Rafael Cavalcanti Lemos
Cf., em Abílio Neto (2009, p. 1354), hipóteses não mencionadas expressamente nesse dispositivo.
3
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 109-121, out./dez. 2012
Coisa julgada material menos que inter partes na extinção da execução pela satisfação da obrigação... 117
3 Conclusão
Os títulos executivos destinam-se a demonstrar a um juízo a grande probabili-
dade de existência (LIEBMAN, 1992, p. 201) dum direito exequendo e, assim, permi-
tir ao credor instaurar, desde logo, a execução (MENDES, 1986, p. 283). A execução
— que, para Ruggiero e Maroi (1950, p. 588), tem caráter de sanção — presta-se a
que, no interesse do credor (art. 612 do CPC) e por meio do Estado, seja dada rea-
lização a um direito material, por o demandado não haver cumprido a obrigação
ou tê-lo feito insatisfatoriamente4 (MIRANDA, 2003, p. 57; MAGALHÃES, 1940,
p. 131; cf. art. 580 do CPC).
O contraditório, princípio estruturante do processo civil, manifesta-se fazendo
regra de que o juiz não deve decidir sobre questão de fato ou direito antes que as
partes tenham a oportunidade de se manifestar sobre ela (MACHADO; PIMENTA,
2010, p. 31). No CPC brasileiro de 1939, distinguia-se o processo executório do
(processo) executivo, fundando-se aquele (processo executório) na sentença
condenatória e este (processo executivo) em negócios jurídicos (art. 298 do CPC
brasileiro de 1939) ou atos estatais de natureza não jurisdicional (como no proces-
so executivo fiscal), distendendo-se procedimentalmente o segundo (processo
executivo) com uma fase prévia de cognição e havendo “extensos parênteses de
processo de conhecimento” nos incidentes do primeiro (processo executório); cf.
MARQUES, 1971, p. 25-26. Voltando ao CPC brasileiro vigente (de 1973), a ausência
de manejo de embargos, impugnação ao cumprimento de sentença ou processo
de conhecimento prévio em que se poderia questionar a legitimidade do título
executivo não constitui óbice à formação da coisa julgada material na execução
extinta por sentença pela satisfação da obrigação, se a lei abre ao devedor a pos-
sibilidade de contraditório adequado (“suficientes modos e formas de expressão
Já na vigência do CPC de 1973, mas antes da Lei nº 11.232/2005, Silva (2000b, p. 200, 254-255)
4
fazia notar que a chamada ação de cobrança, no direito brasileiro, não cobrava: a sentença que
a julgava acolhendo o pedido do autor apenas exortava o condenado a cumpri-la (a verdadeira
cobrança viria num processo de execução), havendo nela, por conseguinte, mero exercício de
pretensão de crédito, fundada no direito das obrigações, e não (exercício) de verdadeira ação
(“a insuficiência da sentença condenatória para auto-executar-se, na mesma relação processual
que a fez nascer, é uma marca genética da natureza obrigacional da pretensão de que nascera a
correspondente ação condenatória” (SILVA, 2000b, p. 200-201).
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 109-121, out./dez. 2012
118 Rafael Cavalcanti Lemos
das suas [das partes] posições”, na feliz expressão de SOUSA, 1993, p. 14) ao título
(judicial — menor amplitude do questionamento — ou extrajudicial — maior
amplitude do questionamento) de que dispõe o credor (cf. arts. 475-L e 745,
especialmente o inciso V, do CPC)5 — NERY JR., 2000, p. 137-140.
Facultando ao devedor ressarcir-se, pelo credor, dos danos sofridos na execu-
ção de obrigação que venha a ser declarada inexistente (sem restringir o momento de
declaração da inexistência), o art. 574 do CPC (art. 702 no Projeto de Lei nº 166/2010
no Senado), conjugado com normas insertas alhures, exclui do campo subjetivo de
incidência da coisa julgada material, quando extinta aquela (execução) por satisfação
da obrigação, o sujeito passivo de obrigação tributária (art. 165 do Código Tributário
Nacional brasileiro — cf. também art. 38, caput, da Lei nº 6.830/1980), o devedor
consumidor (art. 42, parágrafo único, da Lei nº 8.078/1990 — cf. também Súmula
nº 322 do STJ) e o (devedor) que, não sendo nem um (consumidor) nem outro
(sujeito passivo de obrigação tributária),6 paga forçado ou, com erro, voluntaria-
mente (art. 877 do CC),7 legalmente autorizados que estão todos estes à repetição
do indébito.
A propósito do erro, Rodrigues (1998, p. 186) tem-no como “a idéia falsa da
realidade, capaz de conduzir o declarante a manifestar sua vontade de maneira
diversa da que manifestaria se porventura melhor a conhecesse”, podendo, por
seu turno, o pagamento voluntário com erro (cujo onus probandi é do solvens
— art. 877 do CC) ser objetiva ou subjetivamente indevido (DINIZ, 2006a, p. 683;
2006b, p. 253-254): no primeiro caso, quando alguém, ignorando a inexistência da
dívida, paga-a; no segundo, quando alguém, crendo ser devedor sem o ser, paga
dívida existente.8
Diz, porém, Sousa (1993, p. 13-14):
5
Importa ainda destacar que, no Projeto de Lei nº 166/2010 no Senado (art. 837, §3º), o parcela-
mento da dívida em execução importa renúncia ao direito de discuti-la, o que afirmam Marinoni
e Mitidiero (2010, p. 161-162) valer já no direito processual brasileiro vigente (art. 475-A do CPC),
por preclusão lógica.
6
Observe-se que, para com o devedor consumidor ou sujeito passivo tributário, a legislação extra-
vagante antecipou-se ao juiz (dito assistencial por VAZ, 1998, p. 307) que buscasse realizar a trans-
cendente função ético-social e jurídico-política de promover, no processo, a igualdade chamada
real ou substancial de litigantes desnivelados por razão econômica, social ou cultural.
7
Com praticamente a mesma redação do art. 965 do Código Civil brasileiro de 1916 e, portanto,
sujeito à mesma interpretação doutrinária e jurisprudencial (MALUF, 2006, p. 705).
8
Cf. várias hipóteses de pagamento voluntário com erro que autorizam a repetição do indébito
nos arts. 3.482 e 3.484 (com ressalvas nos arts. 3.483 e 3.485 a 3.491) do esboço de Código Civil de
Augusto Teixeira de Freitas (1983, p. 516), cujo esboço influenciou diretamente os Códigos Civis
argentino e uruguaio bem como, por meio do primeiro, o paraguaio (FREITAS, 1983, p. XXXIV-XXXV).
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 109-121, out./dez. 2012
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Criação judicial do direito e importância
dos precedentes
Introdução
Veremos que juízes e tribunais, ao julgarem casos concretos, exercem ativi-
dade criativa. Cada vez mais o Poder Judiciário é provocado para “dizer o direito”
diante do esvaziamento de conteúdos prévios das regras do sistema.
Várias correntes do pensamento jurídico tentaram fundamentar racional-
mente as decisões de juízes e tribunais. As debilidades de tais teorias tornaram-se
evidentes, tendo em vista a consideração de que os critérios interpretativos são
desprovidos de qualquer ordenação hierárquica, há problematicidade do uso dos
princípios gerais do ordenamento jurídico, insuficiência dos métodos de subsunção
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 123-143, out./dez. 2012
124 Lúcio Grassi de Gouveia, Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior
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Criação judicial do direito e importância dos precedentes 125
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126 Lúcio Grassi de Gouveia, Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior
4
KOCH/RÜSSMANN. Juristiche Begründungslehre, 1982, p. 67 et seq. apud LARENZ. Metodologia da
ciência do direito, p. 185.
5
LARENZ. Metodologia da ciência do direito, p. 328-329.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 123-143, out./dez. 2012
Criação judicial do direito e importância dos precedentes 127
MÜLLER. O novo paradigma do direito: introdução à teoria e metódica estruturantes do direito, p. 69.
6
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 123-143, out./dez. 2012
128 Lúcio Grassi de Gouveia, Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 123-143, out./dez. 2012
Criação judicial do direito e importância dos precedentes 129
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8
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 123-143, out./dez. 2012
130 Lúcio Grassi de Gouveia, Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior
9
COELHO. Prefácio. In: PERELMAN; OLBRECHTS-TYTECA. Tratado da argumentação: a nova retórica,
p. XVII.
10
ALEXY. Teoria de la argumentación jurídica, p. 36.
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Criação judicial do direito e importância dos precedentes 131
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132 Lúcio Grassi de Gouveia, Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior
12
NEVES. Método jurídico. In: NEVES. Digesta: escritos acerca do direito, do pensamento jurídico, da
sua metodologia e outros, v. 2, p. 319-320.
13
MÜLLER. O novo paradigma do direito: introdução à teoria e metódica estruturantes do direito, p. 291.
14
NEVES. O actual problema metodológico da realização do direito. In: NEVES. Digesta: escritos acerca
do direito, do pensamento jurídico, da sua metodologia e outros, p. 258-260.
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Criação judicial do direito e importância dos precedentes 133
15
ENGISH. Introdução ao pensamento jurídico, 10. ed., p. 208.
16
ÁVILA. Subsunção e concreção na aplicação do direito. In: MEDEIROS. Faculdade de Direito da
PUCRS: o ensino jurídico no limiar do novo século, p. 423.
17
Nesse mesmo sentido, ler Luís Roberto Barroso e Ana Paula Barcelos, em artigo intitulado: A nova
interpretação constitucional: ponderação e papel dos princípios: “No fluxo das modernidades
aqui assinaladas, existem técnicas, valores e personagens que ganharam destaque. E outros que,
sem desaparecerem, passaram a dividir o palco, perdendo a primazia do papel principal. Um
bom exemplo: a norma, na sua dicção abstrata, já não desfruta da onipotência de outros tempos.
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134 Lúcio Grassi de Gouveia, Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior
Ora, se o método subsuntivo ainda pode ser adequado para o trato com as
normas de tipicidade rígida, a concreção é o método próprio para a aplicação
das normas de textura aberta e, como afirma Karl Larenz: “Não existe uma concre-
tização do Direito pura e simplesmente livre, porque isso seria arbítrio, portanto
o contrário do Direito. Mas tampouco existe uma concretização do Direito pura e
simplesmente vinculada [...]”.18
É inegável que a existência de cláusulas gerais reforça o poder criativo do
juiz, que é chamado a interferir mais ativamente na construção do sentido da norma,
visando à solução de problemas concretos que lhe são submetidos. Destarte, “não
se pode ignorar que, de uma maneira ou de outra, as cláusulas gerais imprimem
no sistema certa dose de imprevisibilidade e de insegurança, à medida que têm a
finalidade de alcançar a justiça do caso concreto”.19
Então, em se tratando de cláusulas gerais e conceitos jurídicos indetermi-
nados, a grande questão está em achar o ponto de equilíbrio, a fim de que o juiz
tenha liberdade para construir o sentido da norma diante do caso concreto e,
ao mesmo tempo, o direito possa ser realizado com segurança, previsibilidade e
isonomia.
E o que se defende neste ensaio é que o respeito aos precedentes exerça
papel fundamental nesse particular, pois se o sentido de uma cláusula geral é
construído diante de um caso concreto, ou melhor, se o juiz cria a norma jurídica
para decidir a questão que lhe é apresentada, como se admitir que, diante de
fatos semelhantes e diante de uma mesma cláusula geral, haja solução diversa?
Como ficariam a segurança jurídica, a certeza e a previsibilidade nessa hipótese?
Logo, se os países de tradição jurídica romano-germânica vêm adotando
amplamente a técnica legislativa das cláusulas gerais e conceitos jurídicos inde-
terminados, indubitavelmente, é aberto um elevado grau de criatividade aos seus
juízes, sendo, assim, imprescindível a implementação de uma cultura de respeito
aos precedentes.
Nesse sentido, vale salientar que Humberto Ávila,20 ao apresentar os cin-
co elementos que integram a aplicação do direito na concreção — a) finalidade
concreta da norma; b) pré-compreensão; c) valoração judicial dos resultados da
Para muitos não se pode sequer falar da existência de norma antes que se dê sua interação com
os fatos, tal como pronunciada por um intérprete” (BARROSO; BARCELLOS. A nova interpretação
constitucional: ponderação, argumentação e papel dos princípios. In: LEITE. (Org.). Dos princípios
constitucionais: considerações em torno das normas principiológicas da Constituição, p. 101-103).
18
LARENZ. Metodologia da ciência do direito, 3. ed., 150.
19
MENKE. A interpretação das cláusulas gerais: a subsunção e a concreção dos conceitos. Revista
AJURIS, p. 88.
20
ÁVILA. Subsunção e concreção na aplicação do direito. In: MEDEIROS. Faculdade de Direito da
PUCRS: o ensino jurídico no limiar do novo século, p. 439-444.
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Criação judicial do direito e importância dos precedentes 135
21
MENKE. A interpretação das cláusulas gerais: a subsunção e a concreção dos conceitos. Revista
AJURIS, p. 83.
22
MARINONI. Aproximação crítica entre as jurisdições de civil law e de common law e a necessidade
de respeito aos precedentes no Brasil. Revista de Processo, p. 227.
23
Hermes Zaneti Jr. compartilha da mesma opinião, leia-se: “A consequência é óbvia, apesar de polê
mica. Ademais, revela-se inerente ao atual estágio do direito constitucional (EC 45/04): a jurispru-
dência em um direito de princípios e cláusulas gerais, ao densificá-los na aplicação, cria direito, e não
prescinde de um caráter vinculativo para fazer valer uma certa estabilidade desse direito criado. A
jurisprudência é, portanto, fonte primária do direito, ao lado da lei” (ZANETI JR. A constitucionali-
zação do processo: a virada do paradigma racional e político no processo civil brasileiro do Estado
Democrático Constitucional, f. 103-104).
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136 Lúcio Grassi de Gouveia, Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior
24
Marcelo Alves Dias de Souza, citando Black, define o precedente judicial como “um caso sentenciado
ou decisão da corte considerada como fornecedora de um exemplo ou de autoridade para um caso
similar ou idêntico posteriormente surgido ou para uma questão similar de direito” (SOUZA. Do pre-
cedente judicial à súmula vinculante, p. 41).
25
DWORKIN. Levando os direitos a sério, p. 176.
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Criação judicial do direito e importância dos precedentes 137
26
TUCCI. Precedente judicial como fonte do direito, p. 12-13.
27
WAMBIER. Estabilidade e adaptabilidade como objetivos do direito: civil law e common law. Revista
de Processo, 144.
28
Idem, p. 146.
29
CAMBI. Jurisprudência lotérica. Revista dos Tribunais, p. 111.
30
CAMBI. Jurisprudência lotérica. Revista dos Tribunais, p. 111.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 123-143, out./dez. 2012
138 Lúcio Grassi de Gouveia, Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior
Com efeito, com base na teoria dos sistemas de Luhmann,31 pode-se afirmar
que o sistema jurídico, voltando-se à solução de conflitos, tem a função de garantir
as expectativas normativas de comportamento. Assim, o sistema jurídico, guiado
pela Dogmática, representa uma redução da extrema complexidade da realidade
social. O papel do direito nas sociedades contemporâneas seria o desenvolvimento
compreensivo da generalização e da estabilização das expectativas normativas de
comportamento.32
Como programa de solução de conflitos, o sistema jurídico trabalha com
expectativas normativas de comportamento, bem como com o dever de se ante
ciparem as consequências dos atos e fatos jurídicos. O sistema jurídico, com a
meta de possibilitar a vida social, torna-se autoreferencial, oferecendo um mínimo de
confiança e de segurança nos julgados e de orientação às expectativas normativas.33
Por isso é que, uma vez definida a posição dos tribunais sobre certa matéria,
surge um quadro de referência, segundo o qual as decisões podem ser esperadas,
ou melhor, cria-se, assim, verdadeira norma judicial de orientação da conduta.
Nesse sentido leiam-se trechos de obras de Luhmann, tratando primeiro da
complexidade e depois de sua redução com os processos decisórios:
31
LUHMANN. Sociologia do direito I, p. 178.
32
LUHMANN. Sociologia do direito I, p. 180.
33
LUHMANN. Sociologia do direito I, p. 180-181.
34
LUHMANN. Sociologia do direito I, p. 183-184.
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Criação judicial do direito e importância dos precedentes 139
35
LUHMANN. Introdução à teoria dos sistemas, p. 327-328.
36
LUHMANN. Sociologia do direito I, p. 178.
37
LUHMANN. Sociologia do direito I, p. 180.
38
LUHMANN. Sociologia do direito I, p. 181.
39
CANARIS. Pensamento sistemático e conceito de sistema na ciência do direito, p. 9-23.
40
De acordo com Marcelo Neves, “Os sistemas proposicionais com função prescritiva (normativa),
como o jurídico, por estarem localizados no ‘mundo’ da práxis e não na ordem do logos ou da gnose,
prescindem de coerência. Daí advertirem Alchourrón e Bulygin ser dificilmente aconselhável a
restrição do termo sistema aos conjuntos proposicionais coerentes, pois não são raros conjuntos
normativos incoerentes. Portanto, em relação aos sistemas proposicionais prescritivos, a coerên-
cia é tão-só um ideal racional, fundado na exigência de segurança” (NEVES. Teoria da inconstitucio-
nalidade das leis, p. 2-3.)
41
CANARIS. Pensamento sistemático e conceito de sistema na ciência do direito, p. 12, 14-15.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 123-143, out./dez. 2012
140 Lúcio Grassi de Gouveia, Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior
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Criação judicial do direito e importância dos precedentes 141
3 Conclusão
Constatado que juízes e tribunais exercem atividade criativa, vê-se o sistema,
diante da necessidade de ser efetivo e isonômico (casos concretos semelhantes
devem ter o mesmo tratamento), impelido a criar mecanismos que balizem a ati-
vidade decisória, tornando a observância dos precedentes judiciais recomendável
ou obrigatória.
É importante destacar, ainda, que o Brasil, há cerca vinte anos, vem cami-
nhando rumo a um sistema de precedentes;43 porém, mesmo diante das inúmeras
inovações legislativas ocorridas nas últimas duas décadas, visando impor maior
grau de respeito aos precedentes, a divergência jurisprudencial atingiu níveis ina-
ceitáveis, o que denota uma carência de afinidade com o trato dos precedentes
judiciais e dos institutos relacionados à sua aplicação e superação.44
43
Nesse sentido, pode-se citar as seguintes inovações legislativas: (i) Permissão para que o Relator de
RESP e RE, no STJ e STF, respectivamente, julgue monocraticamente, quando o acórdão recorrido
contrariar a jurisprudência dominante da Corte – Art. 38 da Lei nº 8.038 de 28.05.1990; (ii) Atribuição
de efeitos vinculantes à decisão proferida em Ação Declaratória de Constitucionalidade – Art. 102,
§2º da CF, acrescentado pela Emenda Constitucional nº 03/1993; (iii) Julgamento monocrático pelo
Relator, quanto à inadmissibilidade, provimento ou desprovimento de recurso, quando encontrar
fundamento em súmula ou jurisprudência dominante do STJ ou STF – Art. 557 do CPC, com as alte-
rações da Lei nº 9.139, de 30.11.1995, e da Lei nº 9.756, de 17.12.1998; (iv) Julgamento monocrático
pelo Relator no STJ e STF, para em agravo de instrumento, dar provimento ao RESP ou RE inadmi-
tido, quando o acórdão recorrido estiver em confronto com súmula ou jurisprudência dominante
dessas Cortes – Art. 544, §3º, com redação data pela Lei nº 9.756, de 17.12.1998, DOU, 18 dez. 1998;
(v) Julgamento monocrático pelo Relator do Conflito de Competência, quando houver jurispru-
dência dominante do tribunal sobre a matéria – Art. 120, parágrafo único, acrescentado pela Lei
nº 9.756, de 17.12.1998, DOU, 18 dez. 1998; (vi) Dispensa da reserva do plenário, quanto à argui-
ção de inconstitucionalidade, quando já houver decisão do plenário ou órgão especial do pró-
prio tribunal ou do plenário do STF – Art. 481, parágrafo único, do CPC, acrescentado pela Lei
nº 9.756/98; (vii) Efeitos vinculantes da Declaração de Constitucionalidade ou Inconstitucionalidade
– Art. 28, parágrafo único, da Lei nº 9.868, de 10.11.99; (viii) Efeito vinculante na Arguição de
Descumprimento de Preceito Fundamental – Art. 10, §3º, da Lei nº 9.882, de 03.12.99; (ix) Afetação
de julgamento a órgão indicado pelo regimento interno – Art. 555, §1º, do CPC, acrescenta-
do pela Lei nº 10.352, de 26.12.2001; (x) Súmula Vinculante – Art. 103-A, acrescentado pela EC
nº 45/2004; Lei nº 11.417 de 16.12.2006; (xi) Súmula impeditiva de recurso – Art. 518, §1º, do
CPC, acrescentado pela Lei nº 11.276, de 07.02.2006; (xii) Repercussão geral no RE – Art. 102, §3º,
da CF, acrescentado pela EC nº 45/2004; art. 543-A, acrescentado pela Lei nº 11.418, de 19.12.2006,
DOU, 20 dez. 2006; e (xiii) Julgamento por amostragem dos recursos extraordinário e especial –
Arts. 543-B e 543-C do CPC, acrescentados pela Lei nº 11.418, de 19.12.2006, DOU, 20 dez. 2006.
44
Nesse sentido, pode-se citar: ratio decidendi; obiter dictum; distinguishing; overruling; technique of
sinaling; transformation, overriding e antecipatory overruling.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 123-143, out./dez. 2012
142 Lúcio Grassi de Gouveia, Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior
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R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 123-143, out./dez. 2012
Os influxos do paradigma racionalista no
Direito Processual Civil brasileiro
Felipe Barcarollo
Advogado. Coordenador da Procuradoria da UNISINOS.
Mestre em Direito Público pela Universidade do Vale do Rio
dos Sinos (UNISINOS). Pós-graduando em Direito Tributário
pelo Instituto Brasileiro de Estudos Tributários (IBET).
Introdução
O Direito Processual Civil brasileiro está, invariavelmente, comprometido
com o paradigma racionalista, que procura tornar o Direito ciência absoluta, refra-
tária dos fenômenos sociais, refém da história e descomprometida com o tempo.
A concepção do Direito Processual Civil, na atual quadra histórica, sofre os
influxos do paradigma racionalista, que concebe o direito como ciência de pesar,
medir e contar, próprio das ciências demonstrativas ou matemáticas, que, como será
investigado no presente trabalho, já experimentam uma crise em seus dogmas.
O distanciamento entre o direito do foro e o direito das universidades, a cul-
tura dos manuais e o mundo dos fatos, traduz um pouco do paradoxo que sofre a
ciência do direito, mormente o processo civil contemporâneo.
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146 Felipe Barcarollo
A noção de direito não é estática. Os juristas que são conservadores não são
juristas. Afinal, vivemos em um mundo essencialmente hermenêutico, porquanto
somos seres históricos. O direito, como fenômeno social, brota do povo; portanto,
evolui. O direito é um fenômeno social, razão pela qual ubi societas, ibi jus, ubi
jus, ibi societas. Onde está a sociedade está o direito, onde está o direito está a
sociedade.
A história de todos os povos, portanto, é a história do direito que os organiza,
que está em curso, que é rompido e substituído por aqueles que os governam e os
guiam em direção a seu destino, conforme a maneira de ser das diversas culturas e
civilizações. Todas essas digressões servem para mostrar como o jurista é um histo-
riador em potencial e o historiador é um jurista em potencial.
Conquanto ressaltadas estas premissas, os institutos ou categorias proces-
suais, sobretudo o Processo de Conhecimento, não conseguem conviver com
esta visão de mundo. Afinal, inolvidável dizer-se que o direito é ciência de valores.
Inconcebível vislumbrar o Direito como algo perene, eterno, imutável.
Por estas razões, o atual processo civil pátrio e sua ideologia — o pressuposto
racionalista — revelam a força que os dogmas ou verdades imutáveis exercem sobre
o nosso ordenamento jurídico processual, descontextualizando o indivíduo de seu
meio cultural, impedindo que a lei reste harmonizada frente às novas realidades
sociais.
“A vida do direito não tem sido lógica; tem sido experiência”.1 No entanto,
aos profissionais do direito que transitam pelos foros judiciais, verifica-se que a
lógica binária matemática — do certo e do errado — ainda é aplicada de forma
maciça nos processos judiciais. Continua o jurista fiel ao raciocínio matemático e
a seu corolário lógico: a neutralidade axiológica do sistema.
O distanciamento entre verdade e aparência é inequívoco em todas as ciên-
cias, sobretudo nas ciências do espírito. A verossimilhança é verificável a todo o
tempo nas demandas judiciais. O magistrado, diuturnamente, depara-se diante
de situações que envolvem juízos de probabilidade, como a ação de mandado
de segurança, a antecipação de tutela, os interditos possessórios, dentre outros.
No entanto, o raciocínio jurídico almeja a perenidade, a univocidade de sen-
tido, a verdade, os juízos de certeza, a cognição exauriente, a plenariedade e a
ordinariedade processuais, a irrelevância dos significados perante as verdades.
A lógica é, a um só tempo, constructo e artifício humano, que almeja elimi-
nar a diferença existente no mundo. Nesse sentido, o direito não pode ser com-
preendido como dogma, porquanto o direito, enquanto ciência jurídica e social, é
ciência do espírito, da compreensão hermenêutica.
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Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 147
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Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 149
BAUMAN. Modernidade líquida, p. 15-16. Eis as lições de Bauman: Na modernidade, o tempo tem his-
6
tória, tem história por causa de sua “capacidade de carga”, perpetuamente em expansão — o alonga-
mento dos trechos do espaço que unidades do tempo permitem “passar”, “atravessar”, “cobrir” — ou
conquistar. O tempo adquire história uma vez que a velocidade do movimento através do espaço
(diferentemente do espaço eminentemente inflexível, que não pode ser esticado e que não encolhe)
se torna uma questão do engenho, da imaginação e da capacidade humanas.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
150 Felipe Barcarollo
Gadamer, em sua obra El giro hermeneutico, ensina que “sigo há tempo o princípio
metodológico de não empreender nada sem levar em conta a história que se escon-
de atrás dos conceitos”.7
Em suma, Ovídio A. Baptista da Silva, eminente processualista gaúcho, busca
apontar/denunciar de forma lapidar, em seus ensinamentos, o distanciamento exis-
tente entre o Direito e a vida social, o direito dos que militam no foro e o direito dos
manuais e das universidades. Denuncia-se o compromisso do processo civil com o
paradigma racionalista, que fez do direito uma ciência sujeita aos princípios meto-
dológicos típicos das ciências exatas, de viés estanque, desatrelado da história.
O apego ao paradigma racionalista transformou o direito em um conjunto
sistematizado de conceitos herméticos, com pretensão à segurança e à eternidade,
desvinculando o ser humano do contexto histórico. Os danos causados pela dogmá-
tica jurídica ao processo civil e ao direito podem ser observados aos que labutam,
diariamente, na atividade forense. Assim, forçoso se faz a superação do dogmatismo,
no escopo de perfilhar trilhas que aproximem o direito do seu nascedouro: o seio
social, o Direito como cultura, história, recuperando sua dimensão hermenêutica.
A problemática ora instaurada, segundo Lênio Streck, consiste em tornar-
mo-nos reféns de um pensamento metafísico, no interior do qual a linguagem
nada mais é do que veículo condutor de conceitos que carregam em si o “sentido
das coisas”, senão vejamos:
que compreendemos?: uma resposta a partir do Ontological Turn. In: ANUÁRIO do programa de
pós-graduação em direito UNISINOS, p. 223-224.
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Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 151
9
HABERMAS. Teoría de la acción comunicativa: racionalidad de la acción y racionalización social,
p. 17. Habermas propugna o referido diálogo nestes termos: “Como demuestra la filosofía de la
ciencia y la historia de la ciencia, la explicación formal de las condiciones de racionalidad y los
análisis empíricos de la materialización y evolución histórica de las estructuras de racionalidad, se
entrelazan entre sí de forma peculiar. Las teorías acerca de las ciencias experimentales modernas,
ya se planteen en la línea del positivismo lógico, del racionalismo crítico o del constructivismo
metódico, presentan una pretensión normativa y a la vez universalista, que ya no puede venir
respaldada por supuestos fundamentalistas de tipo ontológico o de tipo transcendental. Tal pre-
tensión sólo puede contrastarse con la evidencia de contraejemplos, y, en última instancia, el
único respaldo con que pueden contar es que la teoría reconstructiva resulte capaz de destacar
aspectos internos de la historia de la ciencia y de explicar sistemáticamente, en colaboración con
análisis de tipo empírico, la historia efectiva de la ciencia, narrativamente documentada, en el
contexto de las evoluciones sociales”.
10
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 15.
11
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 16.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
152 Felipe Barcarollo
É nesse sentido que podemos verificar que o processo civil pátrio (não só
ele, mas o direito brasileiro como um todo), preso ao ideário dogmático, possui
perfil nitidamente a-histórico, atemporal, cujo tempo foi sequestrado pela norma,
veículo este de valor unívoco, como uma equação algébrica, que somente admite/
suporta um determinado e já sabido resultado. Conclui Ovídio Baptista que “se a
norma jurídica assemelha-se a uma proposição algébrica, será impensável supor
que ela tenha duas vontades; que possa permitir a seus aplicadores uma dose,
mínima que seja, de discricionariedade”.12
Dado o caráter hermético e petrificado da norma jurídica, nos moldes da
dogmática, o intérprete não pode(ria) compreender a norma hermeneuticamente,
mas sim, com a racionalidade de um matemático, resolver o problema algébrico,
típica construção more geometrico.
Assim, o paradigma racionalista, que permeia a (re)produção e o consumo
do ensino jurídico no Brasil, está polarizado pelos moldes matemáticos, critérios
de cientificidade próprios do modelo cartesiano do século XVII, a partir das medi-
tações metafísicas de Descartes13, que influenciaram sobremaneira as civilizações
posteriores. Nesta fase, temos a prevalência da certeza sobre a verdade. O racio-
nalismo, enquanto imagem ideológica do homem como ens rationale, tem como
meta reconduzir o mundo a um sistema de afirmações unívocas, seja nas ciências
naturais, seja no Direito.
O modelo racionalista busca assentar-se em afirmações verdadeiras, cer-
tas, privando-se do contexto da historicidade, porquanto o passado não possui
o caráter de fundamento de validade da ordem jurídica existente. Afirma René
Descartes, em Discurso sobre o método:
12
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 17.
13
DESCARTES. Meditações metafísicas, p. 35.
14
DESCARTES. Discurso sobre o método, p. 40-41.
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Assim, com a percuciência que lhe é peculiar, Ovídio Baptista conclui que
a descrição do fenômeno tem significação para nosso empenho de desvelar o
“pensamento dogmático”. Um dos pressupostos da cristalização do dogma é, pre-
cisamente, a eliminação da crítica histórica; em nosso caso, a irrelevância assu
mida pela genealogia dos conceitos jurídicos. O esquecimento do passado é a
condição do dogma.17
15
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 17.
16
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 19.
17
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 19.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
154 Felipe Barcarollo
18
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 21.
19
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 22.
20
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 22.
21
VIEHWEG. Tópica y jurisprudencia, p. 124. Na obra em análise, Theodor Viehweg leciona sobre o
papel do direito e sua concepção no sistema jurídico de sua época, situação que se vislumbra
no ordenamento jurídico hodierno, senão vejamos: “Prescondiendo de algunas particularidades,
que no son esenciales, el Derecho Civil, que hemos tomado como ejemplo, habría quedado con
ello univocamente sistematizado, es decir, lógicamente fundamentado. Si se consiguiera además
poner, de un modo semejante, todos los demás ámbitos jurídicos bajo unos axiomas y conceptos
fundamentales unitarios y haver lo mismo con el ámbito total del Derecho positivo en cuestión,
entonces y sólo entonces estaría permitido hablar de una auténtica fundamentación lógica del
derecho y de un sistema jurídico en sentido lógico”.
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Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 155
como uma fórmula matemática. Este, segundo pontifica Ovídio Baptista, é um dos
pressupostos de que se valeu o Iluminismo para eliminar da instância judiciária qual-
quer veleidade de criação jurisprudencial do direito.22
Gottfried Wilhelm Leibniz, em sua obra Discurso da Metafísica e outros textos,
filósofo que, juntamente com René Descartes, influenciou de forma substancial o
paradigma racionalista, impressiona o leitor em suas considerações metafísicas,
senão vejamos:
22
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 24.
23
LEIBNIZ. Discurso de metafísica e outros textos, p. 12.
24
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 28.
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[...] não é honesto [...] refugiar-se atrás da cômoda frase feita de quem diz
que a magistratura é superior a toda crítica e a toda suspeita: como se os
magistrados fossem criaturas sobre-humanas, não tocados pela miséria
desta terra, e por isso intangíveis. Quem se satisfaz com estas vãs adula-
ções ofende à seriedade da magistratura: a qual não se honra adulando-a,
mas ajudando-a, sinceramente, a estar à altura de sua missão.26
Outro preocupante fator herdado pelo Direito Processual Civil pátrio, através
do paradigma racionalista, diz respeito ao fato de os juízes serem a bouche de la loi.
À magistratura, na atual formatação do sistema jurídico brasileiro, é conferido po-
der sem seu corolário lógico: a responsabilidade. Isso vem, de forma inequívoca, a
colidir com o sistema democrático, como bem ressalta Mauro Cappelletti, in litteris:
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Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 157
27
CAPPELLETTI. Juízes irresponsáveis, p. 18.
28
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 40.
29
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 50.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
158 Felipe Barcarollo
30
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 52.
31
KUHN. A tensão essencial, p. 281.
32
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 53.
33
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 55.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 159
34
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 60.
35
PONTES DE MIRANDA. O problema fundamental do conhecimento, p. 229.
36
WIEACKER. História do direito privado moderno, p. 458. Nesta obra, Franz Wieacker pontua os seguin-
tes aspectos, inteiramente aplicáveis ao Direito Processual Civil brasileiro hodierno: “Por outro lado,
no que respeita à ligação da ciência jurídica com a sua realidade social, este formalismo representa
uma trágica opção-chave. Se em Savigny ainda permanecia em aberto o problema de saber se com
as instituições se significava manifestações reais ou, pelo contrário, tipos ideais da vida em comum
dos homens, aqui toda a dúvida se desfaz e resulta claro que o conceito científico se desligou da
vida e apenas tem uma existência intelectual. Assim, tornou-se inevitável o alheamento da ciência
jurídica em relação às realidades sociais, políticas e morais do direito e foi conduzido à vitória o
formalismo com o qual se chegou a uma renovação da ciência jurídica, renovação que inicialmente
tinha surgido como uma reacção contra o racionalismo formal do jusracionalismo”.
37
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 61.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
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38
PONTES DE MIRANDA. O problema fundamental do conhecimento, p. 229. Assim leciona Pontes de
Miranda: “Com a nova técnica da Física, as massas ‘duras’, de que se compunha a matéria e seriam a
‘matéria’, como que se dissolveram, e todo materialismo das massas ‘duras’ está mais do que em crise
com a ciência contemporânea. Isso, porém, não dá ganho de causa ao antimaterialismo, porque
não se substituiu a massa ‘dura’ pela não matéria, mas pelo jeto físico, que contém em si, de algum
modo, a massa ‘dura’ explicada. O que se apura é contra o materialismo e contra o antimaterialismo:
contra aquele, porque o substancialismo da doutrina metafísica do materialismo ruiu; contra esse,
porque os fatos estão a mostrar que a Física pode avançar nas suas indagações, que a Psicologia
tende a incluir-se plenamente nela e que os fenômenos naturais se regem, todos, pelas leis da
Física, hoje bem mais complexas em objeto, bem mais profundas, indo do cósmico ao minúsculo”.
39
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 69.
40
SILVA. Sentença e coisa julgada: ensaios e pareceres, p. 265.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
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41
SILVA. Verdade e significado. In: ROCHA; STRECK (Org.). Constituição, sistemas sociais e hermenêutica:
programa de pós-graduação em Direito da UNISINOS, p. 265.
42
SILVA. Jurisdição e execução na tradição romano-canônica, p. 38.
43
CALAMANDREI. Limites entre jurisdicción y administración en el proceso civil. In: STUDI sul proceso
civile, p. 45.
44
SILVA. Jurisdição e execução na tradição romano-canônica, p. 46.
45
FRIEDRICH. Perspectiva histórica da filosofia do direito, p. 190.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
162 Felipe Barcarollo
Em que pese as (r)evoluções havidas no campo das ciências ditas puras (matemática,
química, física), que já se encontram em crise em virtude das revoluções que colo-
cam em xeque dogmas antes imutáveis, o operador do direito, que lida com ciência
do espírito, insiste em acorrentar-se ao mortificante procedimento ordinário, por-
quanto custa a entender que o Direito insere-se na história, que o Direito é ciência da
compreensão hermenêutica.
Como seria possível afirmar que a lei tem uma vontade, a ser descoberta
pelo intérprete, se essa vontade se modificasse periodicamente? Não seria
correto supor que a lei tivesse uma “vontade” quando as constantes modifi-
cações jurisprudenciais dão ao mesmo texto compreensões diferentes, apli-
cando-o muitas vezes em sentido diametralmente oposto ao proclamado
pouco antes pelo mesmo tribunal.47
SILVA. Verdade e significado. In: ROCHA; STRECK (Org.). Constituição, sistemas sociais e hermenêuti-
47
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Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 163
48
SILVA. Jurisdição e execução na tradição romano-canônica, p. 196-197.
49
CARDOZO. A natureza do processo judicial, p. 7-8.
50
CARDOZO. A natureza do processo judicial, p. 8.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
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Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 165
Não obstante o processo civil pátrio estar alheio à história e à força das
transformações sociais, o direito comparado tem mostrado à ciência processual
contemporânea, através da juridiction des référés do direito francês, que a pressão
da experiência jurídica e a mutação social eloquente podem e devem instituir
modelos que representem/sinalizem os anseios que a sociedade atual necessita.
No entanto, o sistema jurídico pátrio resiste a esta concepção e encastela-se em
seus antiquados pressupostos racionalistas, que não se coadunam com as exigên-
cias da sociedade contemporânea na atual quadra histórica.
O congelamento do direito, dada a sua incompreensão como ciência da his-
tória, impede que o ordenamento jurídico seja aplicado de acordo com os reais
valores que a sociedade hodierna requer. Nesse aspecto, ao contrário da concep-
ção de que o magistrado deve revelar a vontade unívoca da lei (o corpus legis-
lativo é pleno, basta em si mesmo), devemos compreender a ciência do direito
como uma geleira em movimento que, nas palavras de Benjamin N. Cardozo, “este
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
166 Felipe Barcarollo
53
CARDOZO. A natureza do processo judicial, p. 14.
54
SILVA. Jurisdição e execução na tradição romano-canônica, p. 197.
55
SILVA. Da sentença liminar à nulidade da sentença, p. 219.
56
SILVA. Da sentença liminar à nulidade da sentença, p. 219.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 167
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 143-144. Eis a pontual lição de Ovídio
58
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
168 Felipe Barcarollo
(judex) — como agora — somente poderia julgar a causa ao encerrar-se a relação processual,
ao contrário do praetor, que a julgava sob summaria cognitio, sem que o conflito ficasse coberto
pela coisa julgada, que a doutrina moderna considera ‘pedra de toque’ da jurisdição. Esta é uma
verdade de todos conhecida, mas uma de suas conseqüências mais significativas não costuma
ser objeto de cogitação dos escritores, qual seja o pressuposto — essencial à ordinariedade —, de
que todas as eventuais decisões que, porventura, anteceda, a sentença, não serão, por definição,
provimentos que digam respeito à lide. Os juízes muitas vezes exageram na compreensão da
jurisdição como declaração de direitos, afirmando que os provimentos que antecedem a sen-
tença não conterão nem mesmo julgamento, porque se pressupõe que o juiz somente estará
autorizado a julgar quando puder revelar a ‘vontade da lei’. Tudo o que ele fizer antes, não importa
quão desastrosas sejam as consequências de seu provimento, haverá de dizer respeito apenas ao
processo, não ao direito material que, para a doutrina, ter-se-á conservado íntegro, ainda que, sob
o ponto de vista fático, resulte inteiramente destruído ou inútil”.
59
KELSEN. Teoria pura do direito, p. 467.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 169
não admite contemporização, a razão requer que façamos a escolha de uma delas
e, depois de feita a escolha, sigamo-la com firmeza, como se a tivéssemos consi-
derado muito certa. Para Ovídio A. Baptista da Silva, o próprio Descartes recomenda
a adoção de outros critérios racionais aos casos em que nos deparamos com situa-
ções verossímeis.60
O Processo de Conhecimento, tal qual implantado e aplicado em nosso
ordenamento jurídico, com a supressão dos juízos de verossimilhança e exacer-
bação da certeza, da segurança jurídica, da plenariedade e da ordinariedade pro-
cessuais, conserva-se jungido aos ideais iluministas do século XVII, almejando o
selo da perenidade das instituições processuais. No entanto, esquecemos que os
conceitos jurídicos são oriundos do processo cultural, da história, da tradição.
Conforme ressaltado algures, a sistemática adotada pelo processo civil bra-
sileiro pressupõe que a tarefa do Processo de Conhecimento limita-se, unicamente,
a declarar direitos. Assim, o processo de cognição e sua vocação genética para
emitir juízos de certeza pressupõem que a lei é unívoca, que guarda em seu bojo
uma única solução correta. Como ressalta Ovídio A. Baptista da Silva, se a sentença
for o produto de um juízo de certeza, então não haverá lugar para qualquer
espécie de probabilismo, porque não poderá haver outra certeza que lhe seja
antagônica, como haveria se uma decisão judicial estivesse lastreada em juízo de
verossimilhança ou probabilidade.61
Para Ovídio A. Baptista da Silva, o cerne da problemática ora instalada con-
siste na eternidade do modelo racionalista, que se traduz na exacerbação da
certeza, da mesma forma com que se vangloriam as ciências demonstrativas ou
matemáticas, que hoje se sabe ultrapassam notável crise. Eis a escola do sábio
processualista, in verbis:
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 145-179, out./dez. 2012
170 Felipe Barcarollo
KASER. Direito privado romano, p. 462-463. Nesta obra, Kaser demonstra o papel que os interditos
63
exerciam no direito romano, nestes termos: “Em lugar da actio o pretor promete às vezes um
interdictum, um instrumento jurídico que procura satisfazer o autor de forma mais EXPEDITA.
Depois de ter o autor apresentado a sua pretensão e o seu pedido, o pretor (após exame dos
pressupostos processuais) intima ao demandado uma PROIBIÇÃO (interdicere = ‘proibir’) ou uma
ORDEM, ambas tendo em vista a efectivação da pretensão do autor, i.e., manter ou restabelecer
a situação jurídica privada que o autor reclama como conforme ao Direito. [...] O interdito que o
pretor decreta no caso concreto é comparável à MEDIDA DE PROVIDÊNCIA CAUTELAR do actual
Direito Processual Civil alemão; contudo, o processo correlativo (agere ex interdicto), que pode
ser necessário para terminar o conflito, adapta-se ao tipo de interdito individual; cfr. também o
processo possessório do §§457 ss. da ZPO austríaca. A ORIGEM histórica do interdito deve ser um
PROCESSO ADMINISTRATIVO, no qual à desobediência à proibição do magistrado se terá segui-
do, inicialmente, a imposição de uma pena administrativa (multa). Só quando é substituído pelo
processo perante o juiz privado é que o interdito se converte em instrumento jurídico do Direito
Processual Civil. Ainda mais tarde remete para esta presumida raiz histórica a circunstância de
que os factos que dão lugar à concessão de interditos mostram, em regra, um carácter de inte-
resse PÚBLICO ou SACRAL. É o caso do grupo praticamente mais importante, o dos INTERDITOS
POSSESSÓRIOS [...]: o conceito de possessio remete para a posse em solo público [...]. Explica-se
pelo interesse público que o processo esteja munido com meios coactivos mais fortes do que o
processo ordinário”.
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Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 171
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172 Felipe Barcarollo
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Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 173
sería racional y correcto aceptar. Los puntos de vista interpretativos que así se producen pueden
siempre convertirse en puntos de vista normativos. Pero, como la interpretación es un asunto lin-
guístico, es más natural hablar de la interpretación de textos (legales) que la interpretación de normas
jurídicas” (grifos nossos).
69
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 267.
70
AARNIO. Lo racional como razonable, p. 286.
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174 Felipe Barcarollo
71
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 92.
72
SILVA. Verdade e significado. In: ROCHA; STRECK (Org.). Constituição, sistemas sociais e hermenêutica:
programa de pós-graduação em Direito da UNISINOS, p. 275.
73
SILVA. Processo e ideologia: o paradigma racionalista, p. 100-101. Salienta o abalizado jurista: “A
doutrina não convive em harmonia com a provisoriedade. É inadmissível para ela, julgamento que
seja, ao mesmo tempo, final e fundado em juízo de probabilidade. Para o sistema, torna-se indis-
pensável estabelecer alguma situação definitiva, como a coisa julgada, para que haja autêntica
atividade jurisdicional”.
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Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 175
Considerações finais
O pressuposto ou paradigma racionalista, que norteia o processo civil bra
sileiro, e sua ideologia ou vocação para a plenariedade/ordinariedade processual
traduzem o equivocado pressuposto de que o Direito e a moral são tão demons-
tráveis quanto as ciências matemáticas.
A transformação do Direito em ciência demonstrativa ou generalizante, aquela
que se limita a pesar, medir e contar — aproximando-se inexoravelmente da lógica
— mantém o processo civil enclausurado e refém das metodologias demonstrativas.
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176 Felipe Barcarollo
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Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro 177
de mérito, que, consoante preconiza o artigo 162, §2º, do Código de Processo Civil,
sentença é o ato pelo qual o juiz põe termo ao processo, decidindo ou não o mérito da
causa.
A situação apontada é plenamente verificável nas demandas cautelares, em
que se faz necessário, para legitimar o processo cautelar, a propositura de uma
ação principal, em que nesta lide o magistrado teria condições de verificar, através
de cognição exauriente e contraditório prévio, a certeza do direito invocado pela
parte e a vontade da lei.
Consoante já ressaltado alhures, nosso sistema processual não consegue con-
viver com julgamentos provisórios da lide, fundados em probabilidade ou verossimi-
lhança. Julgar provisoriamente, para a doutrina, consiste em não julgar o mérito da
demanda.
O compromisso do processo civil brasileiro com o paradigma racionalista
demonstra, com toda a evidência, que não será permitido ao juiz julgar com supe
dâneo em juízo de verossimilhança. A grande problemática, consoante já expli-
citado, encontra fundamento na doutrina da separação dos poderes, segundo a
qual o juiz, ao proferir decisão de mérito da causa, sem antes descobri-lo, estaria
desempenhando papel de legislador, porquanto não é da essência de sua atividade
revelar a vontade da lei.
O nosso sistema processual ordinarizou-se, porquanto não comporta julga-
mentos de mérito em sede de provimentos de natureza liminar. Como nota essen-
cial do Processo de Conhecimento, forçoso se faz o contraditório prévio, em que o
juiz, necessariamente, em fase prévia à atividade de julgar, possa ouvir ambas as
partes e proporcionar às mesmas amplo contraditório. Somente a partir desse mo-
mento estaria apto o juiz, na qualidade de oráculo da lei, a descobrir sua vontade.
O horror aos juízos sumários corrobora e vem a explicar o paradigma racio-
nalista que contamina o Processo de Conhecimento, impedindo que o magistrado
decida com base em verossimilhança, através da supressão do contraditório prévio.
A grande revolução engendrada no Direito moderno — títulos executivos
extrajudiciais como forma de tutela sumária — e a possibilidade do contraditório
diferido ou eventual deveriam ser implantados no Processo de Conhecimento,
aos casos em que presente a verossimilhança das alegações, porquanto, nas ini-
gualáveis lições de Ovídio A. Baptista da Silva, o tropismo do contraditório prévio
consiste, apenas, em extensão ideológica da matriz racionalista, que reduz a juris-
dição à mecânica descoberta da vontade da lei.77
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178 Felipe Barcarollo
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A legitimidade do Ministério Público
para a tutela coletiva dos interesses dos
contribuintes – Análise do julgamento
do Recurso Extraordinário nº 213.631/MG
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182 Marcelo Rodrigues Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige Neto
Introdução
A legitimidade do Ministério Público para a defesa de interesses individuais
homogêneos sempre causou e ainda causa grande discussão no campo jurídico.
A principal problemática reside na delimitação de quais interesses individuais
homogêneos guardam relação com as atribuições institucionais do Ministério
Público, principalmente levando em consideração suas incumbências previstas
no art. 127 da Constituição Federal, como a defesa da ordem jurídica, do regime
democrático e dos interesses sociais e individuais indisponíveis.
Exemplificando, o Supremo Tribunal Federal já teve a oportunidade de afir-
mar que o Ministério Público tem legitimidade ativa para a defesa, em juízo, dos
direitos e interesses individuais homogêneos, quando impregnados de relevante
natureza social ou notório interesse público, como sucede com o direito de peti-
ção e o direito de obtenção de certidão em repartições públicas,1 bem como para
a defesa dos direitos individuais dos mutuários em contratos de financiamento
imobiliário firmados pelos no âmbito do Sistema Financeiro da Habitação.2
Contudo, o alto-relevo social que deve estar presente na defesa de interesses
individuais homogêneos pelo Ministério Público nem sempre é tão perceptível
quanto nos exemplos dados. O próprio Supremo Tribunal Federal, reconhecendo
a ausência de interesse social e individual indisponível, já decidiu pela impossibi-
lidade do ajuizamento pelo órgão ministerial de ação civil pública para compelir
empresa do ramo de empreendimentos imobiliários a se abster de inserir em seus
contratos de compra e venda qualquer cláusula que estipulasse a título de cláu-
sula penal a perda de quantia superior a 10% dos valores recebidos em razão da
resolução da avença por culpa do comprador.3 Diversamente, reconheceu a legiti-
midade do Ministério Público para pleitear em juízo a anulação de autos de infração
lavrados pelo competente órgão de trânsito em virtude da ausência de concessão
de prazo para defesa prévia do autuado.4
1
STF. RE nº 472.489-AgR/RS, 2ª Turma. Rel. Min. Celso de Mello. Julg. 29.04.2008. DJe, 29 ago. 2008.
2
STF. RE nº 470.135-AgR-ED/MT, 2ª Turma. Rel. Min. Cezar Peluso. Julg. 22.05.2007. DJ, 29 jun. 2007.
3
STF. RE nº 204.200-AgR/SP, 2ª Turma. Rel. Min. Carlos Velloso. Julg. 08.10.2002. DJ, 08 nov. 2002.
4
STF. AI nº 781.029-AgR/RJ, 2ª Turma. Rel. Min. Ricardo Lewandowski. Julg. 23.08.2011. DJ, 05 set. 2011.
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A legitimidade do Ministério Público para a tutela coletiva dos interesses dos contribuintes... 183
Nos dois casos citados, estava em discussão a tutela coletiva de dois direitos
fundamentais constitucionalmente previstos, o direito de defesa do consumidor
no caso do compromissário comprador lesado pela cláusula abusiva (art. 5º, inciso
XXXII, e art. 170, inciso V, da Constituição Federal) e o direito ao contraditório e ao
devido processo legal no caso das autuações de infrações de trânsito sem a opor-
tunidade de defesa prévia aos autuados (art. 5º, incisos LIV e LV, da Constituição
Federal). As duas hipóteses tratavam da defesa de direitos fundamentais, os quais,
ao menos aparentemente, ostentam o caráter de relevante valor social5 com nítido
interesse público na tutela coletiva por parte do Ministério Público.
No que concerne ao precedente jurisprudencial que é objeto de análise no
presente estudo — RE nº 213.631/MG, Pleno. Rel. Min. Ilmar Galvão. Julg. 09.12.1999.
DJ, 07 abr. 2000 —, o Supremo Tribunal Federal consolidou o entendimento da ile-
gitimidade do Ministério Público para impugnação de tributo tido por inconstitu-
cional, por não restar configurada a presença de interesses difusos, considerados
como aqueles pertencentes concomitantemente a todos e a cada um dos membros
da sociedade, como um bem não individualizável ou divisível, mas, ao revés, estar-se-ia
diante de um grupo ou uma classe de pessoas com interesses puramente individuais
e disponíveis, sem relevância social, caracterizados como sujeitos passivos de uma
exigência tributária e não consumerista, cuja impugnação só pode ser promovida
por eles próprios, seja de forma individual ou coletiva.
Esse entendimento jurisprudencial vigora até os dias atuais,6 pacificando
o entendimento do Tribunal sobre a ilegitimidade do Ministério Público para a
impugnação de exações tributárias inconstitucionais. Aliás, também é predo-
minante a jurisprudência do Superior Tribunal de Justiça no sentido de que o
Ministério Público não detém legitimidade para promover ação civil pública com
o objetivo de impedir a cobrança de tributos na defesa de contribuintes, pois seus
interesses são divisíveis, disponíveis e individualizáveis, oriundos de relações jurí
dicas assemelhadas, mas distintas entre si, sendo eu contribuintes não são con-
sumidores, não havendo como se vislumbrar sua equiparação aos portadores de
direitos difusos ou coletivos.7
5
“Os direitos fundamentais influem em todo o Direito — inclusive o Direito Administrativo e o Direito
Processual — não só quando tem por objeto as relações jurídicas dos cidadãos com os poderes pú-
blicos mas também quando regulam relações jurídicas entre os particulares. Em tal medida servem
de pauta tanto para o legislador como para as demais instâncias que aplicam o Direito, as quais, ao
estabelecer, interpretar e pôr em prática normas jurídicas, deverão ter em conta o efeito dos direitos
fundamentais” (HESSE. Temas fundamentais do direito constitucional, 2009a, p. 39).
6
STF. RE nº 559.985-AgR/DF, 2ª Turma. Rel. Min. Eros Grau. Julg. 04.12.2007. DJ, 31 jan. 2008.
7
STJ. AgRg no REsp nº 969.087/ES, 2ª Turma. Rel. Min. Castro Meira. Julg. 18.12.2008. DJe, 09 fev.
2009.
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184 Marcelo Rodrigues Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige Neto
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186 Marcelo Rodrigues Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige Neto
11
GOULART. Ministério Público e democracia, p. 121-122.
12
MANCUSO. Interesses difusos: conceito e legitimação para agir, p. 54.
13
ZAVASCKI. Processo coletivo: tutela de direitos coletivos e tutela coletiva de direitos, p. 74-75.
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188 Marcelo Rodrigues Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige Neto
16
CAPPELETTI; BRYANT. Acesso à justiça.
17
LENZA. Teoria geral da Ação Civil Pública, p. 206.
18
MENDES; COELHO; BRANCO. Curso de direito constitucional, p. 961.
19
BUENO. A Ação Civil Pública e o Poder Público. Universitária – Revista do Curso de Mestrado em
Direito, p. 81-106.
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A legitimidade do Ministério Público para a tutela coletiva dos interesses dos contribuintes... 189
20
STF. ADI nº 162-MC, Pleno. Rel. Min. Moreira Alves. Julg. 14.12.1989. DJ, 19 set. 1997; STF. ADI
nº 1.647/PA, Pleno. Rel. Min. Carlos Velloso. Julg. 02.12.1998. DJ, 26 mar. 1999.
21
STF. ADI nº 2.736/DF, Pleno. Rel. Min. Cezar Peluso. Julg. 08.09.2010. DJe, 29 mar. 2011.
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190 Marcelo Rodrigues Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige Neto
STF. ADI nº 4.029/AM, Pleno. Rel. Min. Luiz Fux. Julg. 08.03.2012. DJe, 27 jun. 2012.
22
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A legitimidade do Ministério Público para a tutela coletiva dos interesses dos contribuintes... 191
23
DINAMARCO. Instituições de direito processual civil, v. 3, p. 318-694.
24
STF. Rcl nº 633/SP, Rel. Min. Francisco Rezek. DJ, 23 set. 1996.
25
BARROSO. O direito constitucional e a efetividade de suas normas, p. 251.
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192 Marcelo Rodrigues Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige Neto
[...] não tem legitimidade o Ministério Público para pleitear, em ação civil
pública, a exoneração do pagamento de tributos, hipótese em que não se
estaria diante de interesse difuso, mas de interesse de parcela determinada
da sociedade, a dos contribuintes, sendo fora de dúvida que, no plano fis-
cal, o interesse social, a rigor, coincide com o de arrecadar o tributo e não
com o de conjurá-lo. [...] Nessas circunstâncias, a rigor, dois são os inte-
resses lesados: um, de natureza divisível, individual, subjetiva, cuja defesa
cabe ao próprio lesado; e outro, de caráter indivisível, coletivo e difuso, de
interesse social, cuja proteção se impõe ao Ministério Público. Da segunda
espécie, desenganadamente, os interesses que respeitam à saúde, à edu-
cação, ao transporte público coletivo, à segurança dos consumidores, etc.,
problemas que, enfim, ficariam sem solução, com sério prejuízo para o
grupo social, não pudessem ser objeto da ação do Ministério Público dada,
entre outras razões, a grande dispersão de possíveis lesados e a pequena
expressão econômica do dano a que, de ordinário, fica exposta cada um
deles, fatores suscetíveis de dissuadi-los do recurso ao Poder Judiciário.
Como visto, em seu voto, o Ministro Ilmar Galvão, relator do recurso extraordi-
nário, destaca a ilegitimidade do Ministério Público tutelar via ação civil pública os
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A legitimidade do Ministério Público para a tutela coletiva dos interesses dos contribuintes... 193
MANCUSO. Ação Civil Pública: em defesa do meio ambiente, do patrimônio cultural e dos consu-
26
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194 Marcelo Rodrigues Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige Neto
STJ. Súmula nº 329: “O Ministério Público tem legitimidade para propor Ação Civil Pública em
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A legitimidade do Ministério Público para a tutela coletiva dos interesses dos contribuintes... 195
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196 Marcelo Rodrigues Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige Neto
29
TRF2. Apelação Cível nº 02.12995-8/RJ, 6ª Turma. Rel. Des. Fed. Fernando Marques. Julg. 13.06.2006.
DJ, 02 out. 2006.
30
STJ. REsp nº 49.272/RS, 1ª Turma. Rel. Min. Demócrito Reinaldo. Julg. 21.09.1994. DJ, 17 out. 1994.
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A legitimidade do Ministério Público para a tutela coletiva dos interesses dos contribuintes... 197
STJ. REsp nº 478.944/SP, 1ª Turma. Rel. Min. Luiz Fux. Julg. 02.09.2003. DJ, 29 set. 2003.
31
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198 Marcelo Rodrigues Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige Neto
Outro fundamento utilizado foi o de que a ação civil pública se presta para a
defesa de direitos individuais homogêneos, legitimado o Ministério Público para
aforá-la quando os titulares daqueles interesses ou direitos estiverem na situação
ou na condição de consumidores ou quando houver uma relação de consumo.
O art. 81, inciso III, da Lei nº 8.078/80, estabelece a tutela coletiva de direitos
individuais homogêneos, assim entendidos como aqueles derivados de uma ori-
gem comum. A tutela coletiva não se restringe aos direitos decorrentes das rela-
ções de consumo, haja vista a previsão do art. 21 da Lei nº 7.347/85, que determina a
aplicação de forma integrada das normas processuais do Código do Consumidor
à defesa de todos os direitos e interesses difusos, coletivos e individuais homogê-
neos, o que parte da doutrina denominou microssistema da tutela jurisdicional
coletiva.33
Cumpre ressaltar, ainda, que a legitimidade do Ministério Público para impug-
nação de lei tributária inconstitucional decorre primordialmente do seu dever insti-
tucional de defesa da ordem jurídica, tal como expressamente consta no art. 127 da
Constituição Federal.
Ao defender a ordem jurídica, o Ministério Público não atua como mero fiscal
da aplicação correta da lei. Ele atua principalmente como defensor da força norma-
tiva da Constituição Federal. Não é por acaso que o Procurador-Geral da República
é um dos legitimados para a propositura de ação direta de inconstitucionalidade.
Para se aferir a dimensão do alcance lesivo da inconstitucionalidade de
uma norma, embora não seja cabível, nos termos do que dispõe a Súmula nº 343
do STF,34 ação rescisória por ofensa a literal disposição de lei quando a decisão
rescindenda se tiver baseado em texto legal de interpretação controvertida nos
Tribunais, devem ser excepcionados os casos em que a discussão versar sobre
32
SOUZA PRUDENTE. Legitimação constitucional do Ministério Público para Ação Civil Pública em
matéria tributária na defesa dos interesses individuais homogêneos. Revista de Estudos Judiciários
do Conselho da Justiça Federal, p. 77-79.
33
ALMEIDA. O microssistema de tutela jurisdicional coletiva (CDC e LACP) como conjunto de nor-
mas de superdireito processual coletivo. MPMG Jurídico, p. 24.
34
STF. Súmula nº 343: “Não cabe ação rescisória por ofensa a literal disposição de lei, quando a ação
rescindenda se tiver baseado em texto legal de interpretação controvertida nos tribunais”.
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A legitimidade do Ministério Público para a tutela coletiva dos interesses dos contribuintes... 199
RE nº 328.812-ED/AM, Pleno. Rel. Min. Gilmar Mendes. Julg. 06.03.2008. DJe, 02 maio 2008.
35
COELHO. Da legitimidade do Ministério Público para propositura de Ação Civil Pública na defesa
36
de interesses de contribuintes.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 181-202, out./dez. 2012
200 Marcelo Rodrigues Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige Neto
Considerações finais
Depois da análise crítica da problemática acerca da legitimidade do Minis
tério Público para tutelar via ação civil pública os interesses individuais homogê-
neos atinentes aos contribuintes envolvidos em uma relação tributária oriunda
de norma inconstitucional, pode-se concluir que a limitação prevista no art. 1º,
parágrafo único da Lei nº 7.347/85, com a redação dada pela MP 2.180-35/2001,
tanto no seu aspecto material, por afronta ao princípio do acesso à justiça, quanto
no aspecto formal, pela ausência da urgência exigida como requisito da edição de
medida provisória pelo art. 62 da Constituição Federal, mostra-se inconstitucional
sua aplicação.
Ainda, a declaração incidental de inconstitucionalidade da norma tributária
deve se apresentar apenas como fundamento do pedido e não como o próprio
pedido da ação civil pública, em razão do efeito erga omnes da decisão proferida
(art. 16 da Lei nº 7.347/85), sob pena de sua utilização como verdadeira ação direta
de inconstitucionalidade (controle concentrado).
O Ministério Público é parte legítima para tutelar através de ação civil públi-
ca os direitos integrantes de uma relação tributária, existindo relevância social na
pacificação social célere e igualitária dos conflitos de interesses em grande escala,
atendendo-se ao princípio da segurança jurídica e promovendo-se a pacificação
social através do tratamento uniforme dos contribuintes, além de fomentar o
princípio da celeridade do processo judicial.
Eleva-se dessa forma a irradiação dos efeitos do princípio do acesso à justiça
às demandas coletivas, concretizando-o como mandamento de otimização37 den-
tro das premissas fáticas e jurídicas existentes, além da legitimidade do Ministério
Público para impugnação de lei tributária inconstitucional também decorrer do
seu dever institucional da defesa da ordem jurídica, afetada pelo grave vício de
inconstitucionalidade da norma impugnada.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 181-202, out./dez. 2012
A legitimidade do Ministério Público para a tutela coletiva dos interesses dos contribuintes... 201
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R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 181-202, out./dez. 2012
DOUTRINA
Parecer
Sentença arbitral – Princípios
constitucionais do processo –
Inobservância do contraditório,
da igualdade das partes e da ampla
defesa – Regra da congruência objetiva
– Árbitro que não cumpre os deveres
de diligência e competência
Leandro Aragão
Mestrando pela UFBA. Especialista em Direito Empresarial (PUC-SP).
Professor da Faculdade Baiana de Direito. Membro do Instituto de
Direito Societário Aplicado. Advogado e Consultor jurídico.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 205-227, out./dez. 2012
206 Fredie Didier Jr., Leandro Aragão
Como se vê, os pedidos postos pela Empresa X na peça por meio da qual
requer a instauração do juízo arbitral são somente:
1. O pagamento de uma indenização por não cumprimento da obrigação
de demanda mínima até o instante da apresentação do pedido de aber-
tura da arbitragem (pedido atrelado a fatos passados);
2. O cumprimento da obrigação de demanda mínima diária por parte da
Empresa Y, a partir da data de distribuição da petição por meio da qual
se requereu a instauração da arbitragem (pedido para imposição de con-
dutas futuras, vale dizer, condutas a partir da distribuição da demanda
arbitral).
São esses — e só esses — os pedidos formulados pela Empresa X na petição
de solicitação de arbitragem.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 205-227, out./dez. 2012
Sentença arbitral – Princípios constitucionais do processo – Inobservância do contraditório,da igualdade das partes... 207
Ante ao exposto, por tudo mais que dos autos conste, julgo procedente o
pedido formulado pela Demandante e condeno a Demandada no paga-
mento de:
a) Indenização estabelecida no Parágrafo Décimo Segundo, da Cláusula
Décima Primeira, fixada na demanda mínima referente ao período de 7
(sete) meses do Contrato, perfazendo o valor de R$ R$ [sic] 850.732,66
(oitocentos e cinqüenta mil, setecentos e trinta e dois reais e sessenta e
seis centavos), devidamente corrigidos a partir da data da citação;
b) Perdas e danos, calculados a base de 70% (setenta por cento) do valor
da demanda mínima, a incidir sobre o período dos 5 (cinco) meses rema-
nescentes do Contrato, perfazendo o valor de R$691.406,10 (seiscentos e
noventa e um mil, quatrocentos e seis reais e dez centavos), devidamente
corrigidos, a partir da data da sentença, mais juros e atualização monetá-
ria segundo índices oficiais regularmente estabelecidos;
c) Custas e honorários arbitrais, já devidamente pagos pela Demandante
quando do protocolo da ação.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 205-227, out./dez. 2012
208 Fredie Didier Jr., Leandro Aragão
2 A consulta e o parecer
O ilustre advogado Dr. *** consulta-me sobre a procedência da ação anu-
latória de sentença arbitral levada ao Poder Judiciário com base no art. 33 da Lei
Federal nº 9.307/1996 (de agora em diante, LArb).
Os fundamentos dessa ação anulatória são os seguintes:
(i) a sentença arbitral foi proferida fora dos limites da demanda e da con-
venção de arbitragem, ao incluir condenação quanto a fatos, questões
e valores que as partes expressamente excluíram do âmbito da demanda,
violando as normas extraídas do art. 21, §2º, da LArb, bem como a prote-
ção constitucional ao devido processo legal;
(ii) a sentença foi proferida com violação das obrigações de diligência, com-
petência e livre convencimento, ao se verificar que na sentença foi intro-
duzido um fundamento estranho ao contraditório, que, aliás, foi copiado
ipsis litteris de um artigo jurídico da internet não citado como fonte;
(iii) a sentença arbitral é anulável por infração ao art. 26 da LArb ao não
fundamentar a parte da decisão relativa ao modo de calcular as perdas
e danos;
(iv) a sentença arbitral não decidiu a inteireza da controvérsia submetida
à arbitragem, por não ter observado o direito de a parte ver ampla-
mente considerados os argumentos que compunham a tese central de
defesa, o que revelou a ausência, no árbitro, de capacidade, apreen-
são e isenção de ânimo para contemplar todas as razões apresentadas
pela defesa, seja para expressamente refutá-las, seja para claramente
acolhê-las — por essa razão, a sentença arbitral carece de requisitos do
art. 26 da LArb;
(v) o procedimento arbitral não respeitou nem mesmo o procedimento
interno da Câmara administradora, falecendo-lhe requisito essencial im-
posto pelo próprio normativo do Regulamento da Câmara de Arbitragem
e, portanto, foi proferida em desrespeito à convenção de arbitragem;
(vi) ao fim, a sentença arbitral foi emanada por quem não atuou com a ne-
cessária diligência e competência e, em razão disso, violou o devido
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Sentença arbitral – Princípios constitucionais do processo – Inobservância do contraditório,da igualdade das partes... 209
1
DIDIER JR., Fredie. Curso de direito processual civil. 12. ed. Salvador: JusPodivm, 2010. v. 1, Teoria
geral do processo e processo de conhecimento. p. 99.
2
Por exemplo, Cândido Rangel Dinamarco, que é defensor da ideia de que arbitragem é parajurisdi-
cional, entende que a “similitude de propósitos entre processo arbitral e o estatal é suficiente para
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 205-227, out./dez. 2012
210 Fredie Didier Jr., Leandro Aragão
abrigá-lo sob o manto do direito processual constitucional, o que importa considerar seus institutos
à luz dos superiores princípios e garantias endereçados pela Constituição da República aos institutos
processuais. Isso implica também, conseqüentemente, incluir o processo arbitral no círculo da teoria
geral do processo, entendida esta muito amplamente como legítima condensação metodológica
dos princípios e normas regentes do exercício do poder” (DINAMARCO, Cândido Rangel. Limites da
sentença arbitral e de seu controle jurisdicional. In: AZEVEDO, André Gomma de (Org.). Estudos em
arbitragem, mediação e negociação. Brasília: Brasília Jurídica; Grupos de Pesquisa, 2003. v. 2, p. 20).
3
RICCI, Edoardo Flavio. Reflexões sobre o art. 33 da Lei de Arbitragem. Revista de Processo, v. 24, n. 93,
p. 45-59, jan./mar. 1999. p. 48.
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Sentença arbitral – Princípios constitucionais do processo – Inobservância do contraditório,da igualdade das partes... 211
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212 Fredie Didier Jr., Leandro Aragão
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Sentença arbitral – Princípios constitucionais do processo – Inobservância do contraditório,da igualdade das partes... 213
Pois justamente por existir essa referibilidade, o legislador, nos artigos 128 e
460 do CPC, determina que a sentença deve conter a análise e a decisão de todos
4
CALMON DE PASSOS, José Joaquim. Comentários ao Código de Processo Civil: Lei nº 5.869, de 11 de
janeiro de 1973. 5. ed. Rio de Janeiro: Forense, 1988. v. 3, Arts. 270 a 331. p. 155.
5
DINAMARCO. Limites da sentença arbitral e de seu controle jurisdicional. In: AZEVEDO (Org.).
Estudos em arbitragem, mediação e negociação, v. 2, p. 23.
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214 Fredie Didier Jr., Leandro Aragão
6
ÁVILA, Humberto. Teoria dos princípios: da definição à aplicação dos princípios jurídicos. 7. ed. São Paulo:
Malheiros, 2007. p. 78.
7
José Cretella Neto critica a expressão “matéria da arbitragem” posta no inciso III do art. 10 da
LArb. Segundo ele, o “inciso III apresenta redação pouco técnica, pois não é suficiente indicar a
matéria da arbitragem (ex.: um contrato de distribuição de mercadorias importadas), mas o objeto
do litígio, ou seja, a lide, como no processo judicial” (CRETELLA NETO, José. Comentários à lei de
arbitragem brasileira. Rio de Janeiro: Forense, 2004. p. 76).
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Sentença arbitral – Princípios constitucionais do processo – Inobservância do contraditório,da igualdade das partes... 215
OLIVEIRA, Vallisney de Souza. Nulidade da sentença e o princípio da congruência. 2. ed. São Paulo:
8
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216 Fredie Didier Jr., Leandro Aragão
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218 Fredie Didier Jr., Leandro Aragão
9
OLIVEIRA. Nulidade da sentença e o princípio da congruência, p. 257.
Naturalmente, o verbo “inventar” é utilizado aqui com objetivo tão somente mnemônico. Assim, ainda
10
que o fato analisado na decisão tenha, efetivamente, ocorrido, ele seria “inventado” em relação à reali-
dade dos autos do processo. Trata-se apenas de uma fórmula para facilitar o entendimento.
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Sentença arbitral – Princípios constitucionais do processo – Inobservância do contraditório,da igualdade das partes... 219
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220 Fredie Didier Jr., Leandro Aragão
individual); por este motivo, o Anexo I não se prestaria a qualquer cálculo aritmético
destinado a alcançar um valor supostamente devido a título de “demanda mínima”,
como também quer a Empresa X na peça de instauração da arbitral.
Esses dois argumentos de defesa expostos nas alíneas “a” e “b” acima foram
expressamente reforçados nas alegações finais da Empresa Y.
Mas a sentença arbitral não analisou séria e detidamente esses argumentos
de defesa, como impõe o dever de motivação já explorado teoricamente no item
5.2 deste parecer. A sentença arbitral não levou em consideração os importantís-
simos argumentos da defesa. Ela não contemplou, com serenidade, apreensão e
isenção de ânimo, as teses de que o Anexo I, apesar de reforçar a obrigação con-
tratual da Empresa X de informar adequadamente o número de equipes a serem
mobilizadas para a execução dos serviços, tinha somente a função de quantifi-
car monetária e individualmente determinados serviços. E se esse Anexo tinha
uma função individualizada, ele não poderia servir de base para qualquer cálculo
aritmético de algo global e dependente de variáveis não cumpridas pela outra
parte como o era a “demanda mínima”. Porém, ao desconsiderar isso, a sentença
arbitral trilhou exatamente o caminho inverso, o que demonstra que a não con-
templação das razões de defesa foi determinante para que se chegasse àquele
resultado condenatório da Empresa Y.
Assim, a sentença arbitral não considerou analítica e detidamente alguns
argumentos relevantes da defesa. Tem-se, portanto, uma sentença arbitral citra
petita, que violou o contraditório e à igualdade das partes. Por esses motivos, a
sentença arbitral tem de ser anulada por inteiro. A sentença judicial que vier a
decidir a ação anulatória manejada contra a mencionada sentença arbitral deverá
formular, então, um juízo de total procedência da demanda.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 205-227, out./dez. 2012
Sentença arbitral – Princípios constitucionais do processo – Inobservância do contraditório,da igualdade das partes... 221
Tem-se, portanto, que os pedidos postos pela Empresa X na peça por meio
da qual requer a instauração do juízo arbitral são somente o pagamento de uma
indenização por não cumprimento da obrigação de demanda mínima até o ins-
tante da apresentação do pedido de abertura da arbitragem. Somado a isto há
um pedido de cumprimento da obrigação de demanda mínima diária por parte
da Empresa Y a partir da data de distribuição da petição por meio da qual se reque-
reu a instauração da arbitragem.
Porém, no termo de compromisso arbitral, a matéria objeto da jurisdição arbi
tral foi definida com maior precisão. Aqui ficou decidido que ela seria cobrança de
valores supostamente devidos pela demandada à demandante em razão de inadimple-
mento contratual. Isso foi escrito claramente no item 2 do compromisso. Portanto,
no ato de formalização do negócio jurídico processual chamado compromisso arbi-
tral, as partes livremente estipularam que a demanda só se refere a valores hipote-
ticamente devidos pela Empresa Y a Empresa X. Isto significa dizer que só estavam
sendo discutidos no processo arbitral fatos passados e consequências jurídicas que
igualmente se materializaram no passado; entendam-se, anteriores à dissolução do
contrato de prestação de serviços cuja cláusula compromissória deu suporte à cele-
bração de outro negócio jurídico: o compromisso arbitral.
Pela leitura do livremente estipulado pelas partes no item 2 do compromisso,
tem-se, portanto, que a demanda arbitral entre Empresa Y e Empresa X não conti-
nha em seu objeto decisório qualquer matéria relativa a perdas e danos, a obriga-
ções de fazer e de não fazer, e/ou muito menos conversão de obrigações de fazer
em perdas e danos.
Isto ficou ainda muito mais claro, aliás, com o próprio comportamento da
Empresa X, que afirmou peremptoriamente que a demanda — ou seja, o objeto
litigioso da arbitragem — não continha qualquer pedido para além de determi-
nada data. Vale a transcrição dos trechos dessa petição da Empresa X por serem
reveladoras do que se acabou de dizer:
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222 Fredie Didier Jr., Leandro Aragão
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Sentença arbitral – Princípios constitucionais do processo – Inobservância do contraditório,da igualdade das partes... 223
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224 Fredie Didier Jr., Leandro Aragão
“Resta claro” é expressão retórica que não cabe numa sentença. “Resta claro”
é um mero estado subjetivo de quem está vendo algo e não sabe explicar as razões
ou motivos para aquilo existir também para os outros, de modo que esses possam
exercitar um controle intersubjetivo sobre a afirmação de existência desse algo.
“Resta claro” não é fundamentação de uma sentença que pretenda ser tida como
merecedora desse nome. Mais: dizer que o pedido ilíquido pode ser liquidado por
se tratar de simples cálculo aritmético sem que para isso tenham sido ouvidas as
partes (como foi no caso), é ofensa explícita ao devido processo legal, ao contradi-
tório e à ampla defesa, além de violar o art. 26, III, da LArb.
O trecho acima transcrito revela, então, falta de fundamentação. A sentença
arbitral é citra petita e houve ofensa ao contraditório, à ampla defesa e à igualdade
das partes. Por esses motivos (além dos que já foram ditos nos subitens anteriores),
a sentença arbitral tem de ser invalidada. A sentença judicial que vier a decidir a
ação anulatória manejada contra a mencionada sentença arbitral deverá formular,
então, um juízo de procedência.
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Sentença arbitral – Princípios constitucionais do processo – Inobservância do contraditório,da igualdade das partes... 225
NICOLAU, Gustavo Rene. Implicações práticas da boa-fé objetiva. Âmbito Jurídico, Rio Grande,
12
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 205-227, out./dez. 2012
226 Fredie Didier Jr., Leandro Aragão
8 Conclusão
Pelas razões expostas até aqui, conclui-se:
a) a sentença arbitral proferida no caso Empresa X vs. Empresa Y não consi-
derou analítica e detidamente alguns argumentos relevantes da defesa e
isso a torna uma sentença citra petita, por vício de motivação, e deve ser
invalidada;
b) essa sentença arbitral acolheu um pedido completamente inexistente e
que sequer foi debatido pelas partes, com o que se tornou uma sentença
ultra petita, devendo, portanto, ser invalidada na parte relativa à conde-
nação em perdas e danos;
c) ainda em relação à condenação em perdas e danos, a sentença carece de
fundamentação, sendo, pois, citra petita e violando o contraditório, a am-
pla defesa e a igualdade das partes; também por esse motivo a sentença
arbitral tem de ser invalidada;
d) a fundamentação de parte determinante da sentença arbitral do caso sob
consulta é uma cópia literal de um artigo jurídico colocado na internet, o
que também gera um vício de motivação e viola os deveres de diligência,
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Sentença arbitral – Princípios constitucionais do processo – Inobservância do contraditório,da igualdade das partes... 227
DIDIER JR., Fredie; ARAGÃO, Leandro. Sentença arbitral: princípios constitucionais do processo:
inobservância do contraditório, da igualdade das partes e da ampla defesa: regra da congruên-
cia objetiva: árbitro que não cumpre os deveres de diligência e competência. Revista Brasileira
de Direito Processual – RBDPro, Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 205-227, out./dez. 2012. Parecer.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 205-227, out./dez. 2012
NOTAS E COMENTÁRIOS
Discurso ao homenageado no
Congresso de Uberaba de Direito
Processual – VI Edição: Dr. Gilberto
Martins Vasconcelos
Claudiovir Delfino
Advogado. Membro do Instituto dos Advogados de Minas Gerais.
Membro do Tribunal de Ética e Disciplina da Ordem dos Advogados
do Brasil. Árbitro da Câmara de Arbitragem de Minas Gerais.
Lúcio Delfino
Advogado. Doutor em Direito. Membro do Instituto
Brasileiro de Direito Processual. Membro do
Instituto dos Advogados de Minas Gerais.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 231-232, out./dez. 2012
232 Claudiovir Delfino, Lúcio Delfino
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 231-232, out./dez. 2012
Discurso de abertura da Comenda
Edson Prata: Ano 2012
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 233-236, out./dez. 2012
234 Gilberto Martins Vasconcelos
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 233-236, out./dez. 2012
Discurso de abertura da Comenda Edson Prata: Ano 2012 235
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 233-236, out./dez. 2012
236 Gilberto Martins Vasconcelos
Foi Edson Prata, ainda, o condutor que tornou possível a criação da 1ª Seção
do Instituto dos Advogados de Minas Gerais, em Uberaba, entidade promotora
deste já reconhecido e indispensável congresso, que reúne expoentes do direito,
nacionais e estrangeiros.
Mais uma vez vou me socorrer de Fernando Pessoa, que pergunta e responde:
“E as pedras do caminho? Guardo todas, um dia construirei um castelo”.
Hoje, estamos aqui reverenciando o castelo construído por Edson Prata, que
deixou de ser um nome para ser um ícone.
A existência deste 6º Congresso de Uberaba de Direito Processual, sem qual-
quer dúvida, faz parte do castelo deixado por Edson, em continuação às oportu-
nas discussões havidas quando da preparação e, depois, da implementação do
atual Código de Processo Civil.
Os parênteses, agora, são oportunos para o registro do meu agradecimento a
uma pessoa que tem sido de fundamental importância na continuação dos aplau-
didos propósitos de Edson Prata. Trata-se de sua filha, Lídia Prata, que amplia, com a
contínua colocação de pedras, o castelo edificado por Edson Prata, assim o fazendo
com a inestimável contribuição de sua família. Exemplo disso é o voluntário apoio
que sempre dá à realização das várias edições deste congresso. Obrigado, Lídia!
Esse, em sucinto relato, é o homem que identifica a comenda hoje outorgada
ao Dr. Fausto, à Dra. Beatriz, ao Dr. Virmondes e ao Dr. Luiz Aranha.
Finalmente, quero agradecer a honra de ser homenageado nesta 6ª edição
do Congresso de Uberaba de Direito Processual, condecoração que trouxe enorme
felicidade a mim e à minha família, embora eu não conheça as razões determinan-
tes dessa decisão tomada pelos diretores da 1ª Seção do Instituto dos Advogados
de Minas Gerais, mas acredito que terá sido mais pela grandeza da amizade que
nos une. Agradeço-lhes!
Muito obrigado a todos os que tiveram a paciência de me ouvir e honrar
com suas presenças. Muito obrigado a todos os promotores e colaboradores deste
maravilhoso e proveitoso congresso. Muito obrigado pelas palavras gentis, cari-
nhosas, gratificantes de Claudiovir Delfino e Lúcio Delfino, na sessão de ontem.
21 de setembro de 2012.
VASCONCELOS, Gilberto Martins. Discurso de abertura da Comenda Edson Prata: ano 2012.
Revista Brasileira de Direito Processual – RBDPro, Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 233-236,
out./dez. 2012.
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 233-236, out./dez. 2012
Índice
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Índice 239
página página
CONTRIBUINTE E
- Ver: A legitimidade do Ministério Público para a EDSON PRATA
tutela coletiva dos interesses dos contribuintes – - Ver: Discurso de abertura da Comenda Edson
Análise do julgamento do Recurso Extraordiná- Prata: Ano 2012. Notas e Comentários de:
rio nº 213.631/MG. Artigo de: Marcelo Rodrigues Gilberto Martins Vasconcelos................................233
Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige
Neto................................................................................181 ESTADO DEMOCRÁTICO DE DIREITO
- Ver: O processo constitucional como elemento
CRIAÇÃO JUDICIAL DO DIREITO de proteção dos direitos fundamentais no Es-
- Ver: Criação judicial do direito e importância dos tado Democrático de Direito. Artigo de: Fabrício
precedentes. Artigo de: Lúcio Grassi de Gouveia, Simão da Cunha Araújo............................................. 71
Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior...............123
EXECUÇÃO
D - Ver: Coisa julgada material menos que inter par-
“DEMANDA MÍNIMA” tes na extinção da execução pela satisfação da
- Ver: Sentença arbitral – Princípios constitucionais obrigação no Direito Processual Civil brasileiro.
do processo – Inobservância do contraditório, Artigo de: Rafael Cavalcanti Lemos......................109
da igualdade das partes e da ampla defesa –
Regra da congruência objetiva – Árbitro que EXTINÇÃO
não cumpre os deveres de diligência e com- - Ver: Coisa julgada material menos que inter par-
petência. Parecer de: Fredie Didier Jr., Leandro tes na extinção da execução pela satisfação da
Aragão............................................................................205 obrigação no Direito Processual Civil brasileiro.
Artigo de: Rafael Cavalcanti Lemos......................109
DIREITO À SAÚDE
- Ver: Acesso à jurisdição e instrumento processual
F
adequado para concessão de medicamentos
FORNECIMENTO DE ÁGUA
pelo Sistema Único de Saúde. Artigo de: Magno
- Ver: Sentença arbitral – Princípios constitucionais
Federici Gomes............................................................. 33
do processo – Inobservância do contraditório,
da igualdade das partes e da ampla defesa –
DIREITO LÍQUIDO E CERTO
- Ver: Acesso à jurisdição e instrumento processual Regra da congruência objetiva – Árbitro que
adequado para concessão de medicamentos não cumpre os deveres de diligência e com-
pelo Sistema Único de Saúde. Artigo de: Magno petência. Parecer de: Fredie Didier Jr., Leandro
Federici Gomes............................................................. 33 Aragão............................................................................205
DIREITO VIVO G
- Ver: O sono dogmático e o projeto de um GILBERTO MARTINS VASCONCELOS
novo CPC. Artigo de: Luiz Eduardo Ribeiro - Ver: Discurso ao homenageado no Congresso
Mourão...........................................................................101 de Uberaba de Direito Processual – VI Edição:
Dr. Gilberto Martins Vasconcelos. Notas e
DIREITOS FUNDAMENTAIS Comentários de: Claudiovir Delfino, Lúcio
- Ver: O processo constitucional como elemento Delfino............................................................................231
de proteção dos direitos fundamentais no
Estado Democrático de Direito. Artigo de: J
Fabrício Simão da Cunha Araújo............................ 71 JULGAMENTO
- Ver: Criação judicial do direito e importância dos
DISCURSO precedentes. Artigo de: Lúcio Grassi de Gouveia,
- Ver: Discurso ao homenageado no Congresso de Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior...............123
Uberaba de Direito Processual – VI Edição: Dr. Gil-
berto Martins Vasconcelos. Notas e Comentários JURISDIÇÃO CONSTITUCIONAL DAS LIBERDADES
de: Claudiovir Delfino, Lúcio Delfino...................231 - Ver: O processo constitucional como elemento
- Ver: Discurso de abertura da Comenda Edson de proteção dos direitos fundamentais no Es-
Prata: Ano 2012. Notas e Comentários de: tado Democrático de Direito. Artigo de: Fabrício
Gilberto Martins Vasconcelos................................233 Simão da Cunha Araújo............................................. 71
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 237-241, out./dez. 2012
240 Índice
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L PRESTAÇÃO DE SERVIÇOS
LEGITIMIDADE - Ver: Sentença arbitral – Princípios constitucionais
- Ver: A legitimidade do Ministério Público para a do processo – Inobservância do contraditório,
tutela coletiva dos interesses dos contribuintes – da igualdade das partes e da ampla defesa –
Análise do julgamento do Recurso Extraordiná- Regra da congruência objetiva – Árbitro que
rio nº 213.631/MG. Artigo de: Marcelo Rodrigues não cumpre os deveres de diligência e com-
Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige petência. Parecer de: Fredie Didier Jr., Leandro
Neto................................................................................181 Aragão............................................................................205
M PROCESSO ARBITRAL
MANDADO DE SEGURANÇA - Ver: Sentença arbitral – Princípios constitucionais
- Ver: Acesso à jurisdição e instrumento processual do processo – Inobservância do contraditório,
adequado para concessão de medicamentos da igualdade das partes e da ampla defesa –
pelo Sistema Único de Saúde. Artigo de: Magno Regra da congruência objetiva – Árbitro que
Federici Gomes............................................................. 33 não cumpre os deveres de diligência e com-
petência. Parecer de: Fredie Didier Jr., Leandro
MINISTÉRIO PÚBLICO Aragão............................................................................205
- Ver: A legitimidade do Ministério Público para a
tutela coletiva dos interesses dos contribuintes – PROCESSO CONSTITUCIONAL
Análise do julgamento do Recurso Extraordiná- - Ver: O processo constitucional como elemento
rio nº 213.631/MG. Artigo de: Marcelo Rodrigues de proteção dos direitos fundamentais no Es-
Mazzei, Telma Oliveira Queiroz, Zaiden Geraige tado Democrático de Direito. Artigo de: Fabrício
Neto................................................................................181
Simão da Cunha Araújo............................................. 71
N
PROCESSO
NECESSIDADE DE OBSERVAÇÃO DOS PRECEDENTES
- Ver: Os influxos do paradigma racionalista no
- Ver: Criação judicial do direito e importância dos
Direito Processual Civil brasileiro. Artigo de:
precedentes. Artigo de: Lúcio Grassi de Gouveia,
Felipe Barcarollo.........................................................145
Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior...............123
O PROVA
OBRIGAÇÃO - Ver: Acesso à jurisdição e instrumento processual
- Ver: Coisa julgada material menos que inter par- adequado para concessão de medicamentos
tes na extinção da execução pela satisfação da pelo Sistema Único de Saúde. Artigo de: Magno
obrigação no Direito Processual Civil brasileiro. Federici Gomes............................................................. 33
Artigo de: Rafael Cavalcanti Lemos......................109
R
P RACIONALISTA
PARADIGMA - Ver: Os influxos do paradigma racionalista no
- Ver: Os influxos do paradigma racionalista no Direito Processual Civil brasileiro. Artigo de:
Direito Processual Civil brasileiro. Artigo de: Felipe Barcarollo.........................................................145
Felipe Barcarollo.........................................................145
REPARTIÇÃO E INDEPENDÊNCIA DAS FUNÇÕES
PENSAMENTO DOGMÁTICO ESTATAIS ESSENCIAIS
- Ver: O sono dogmático e o projeto de um - Ver: O processo constitucional como elemento
novo CPC. Artigo de: Luiz Eduardo Ribeiro de proteção dos direitos fundamentais no Es-
Mourão...........................................................................101 tado Democrático de Direito. Artigo de: Fabrício
Simão da Cunha Araújo............................................. 71
POSSIBILIDADE DE DISPARIDADE DE DECISÕES
DOS JUÍZES E TRIBUNAIS PARA CASOS CONCRETOS RESERVA DO POSSÍVEL
SEMELHANTES - Ver: O processo constitucional como elemento
- Ver: Criação judicial do direito e importância dos de proteção dos direitos fundamentais no Es-
precedentes. Artigo de: Lúcio Grassi de Gouveia, tado Democrático de Direito. Artigo de: Fabrício
Jaldemiro Rodrigues de Ataíde Júnior...............123 Simão da Cunha Araújo............................................. 71
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 237-241, out./dez. 2012
Índice 241
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Instruções para os autores
R. bras. Dir. Proc. – RBDPro | Belo Horizonte, ano 20, n. 80, p. 243-244, out./dez. 2012
244 Instruções para os autores
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